Lorin Maazel
Il mondo della musica piange la scomparsa di Lorin Maazel: il celebre direttore d’orchestra, ex bambino prodigio, che ha guidato la New York Philharmonic, la Cleveland Orchestra e l’Opera di Stato di Vienna, è morto oggi nella sua grande casa Castleton, in Virginia. Era nato a Neuilly-sur-Seine in Francia, da una famiglia di musicisti ebrei americani, e aveva 84 anni. E’ morto a causa di una polmonite, ha detto una portavoce della famiglia, Jenny Lawhorn, citata dal New York Times, che definisce Maazel “brillante, intenso e enigmatico direttore d’orchestra”, affermando che era un esempio di “contraddizioni”, poiche’ “suscitava forti sentimenti – favorevoli e non – tra i musicisti, amministratori, critici e pubblico”. La morte lo ha colto nel mezzo del festival che assieme alla moglie, Dietlinde Turban-Maazel, aveva fondato a Castleton Farms. Nel 1986 Maazel avrebbe dovuto dirigere la London Symphony Orchestra nel concerto inaugurale della stagione dello Sferisterio, il 6 luglio; il concerto fu interrotto per pioggia e rimandato al 25 agosto.
di Maurizio Verdenelli
Lorin Maazel amò molto lo Sferisterio. Lo amò così tanto da concedergli, lui il più grande direttore d’orchestra del mondo, il bis in una stagione sola, quella dell’86 ‘targata’ Martini. Eppure la prima immagine nei ricordi del cronista di allora (chi scrive) è quella di una pioggerellina fitta, intermittente tuttavia che concedeva al grande concerto con il Requiem di Verdi, diretto da Maazel, la speranza che di lì a poco sarebbe finita. La seconda immagine, dopo la ragnatela brillante delle gocce illuminata dai riflettori, è quella di Davide Calise. Che vicino a me, lungo la scalinata a sud dell’Arena, ormai completamente fradicio usciva all’aperto e ne ritornava annunciando ogni volta: ‘Non piove più. Possiamo riprendere’. Alla fine neppure il macumba dell’assessore-sovrintendente che ogni estate, insieme con una squadra magnifica ed appassionata (fra tutti Fofo Pieroni, poi Carlo Babini etc. etc.) riuscì a far concludere il concerto, interrotto verso le 22.30 con la promessa di Maazel che sarebbe tornato.
Andò invece regolarmente in scena il ricevimento post concerto organizzato dal presidente in persona della Martini, barone Aimone Seissel, venuto a Macerata proprio in occasione della presenza del maestro Maazel. Ad attendere nel luogo convenuto, quello di tutti i ricevimenti di quella stagione lirica, e cioè l’hotel Villa Quiete diretta da Bernardo Cherchi, c’era il rappresentante maceratese della grande Casa torinese, Benito Striglio. “Ero terrorizzato, eravamo in piena emergenza, poi il barone Seissel era intransigente, durissimo” ricorda Striglio. Ad attendere Lorin Maazel accompagnato dal presidente della Martini e dalla di lui consorte, c’era una marea di invitati. Troppi per il barone Seissel. Che disse subito a Striglio: “Ci trovi un posto tranquillo. Una cena a tre”. Ridendo Maazel riconobbe, con più cordialità: “In effetti c’è un bel via vai”. “Ed io che potevo fare? Tutti i locali erano occupati, oltre al salone delle feste. Io e Cherchi, ormai in preda al panico ma pur sempre lucidi, alla fine pensammo ad un piccolo spazio di passaggio tra il bar e il parco, che aveva ospitato in precedenza in un’analogo frangente anche Guido Carli…” ricorda ancora Striglio. “Seissel non ammetteva errori. Un ispettore della Martini entrato per caso fu congedato all’istante. Allora io mi misi a guardia di un’uscita ed un cameriere dall’altra. Non prima di essere ripreso dal ‘capo’: nel cestello dello champagne non c’era il ‘Montelera riserva’ millesimato, orgoglio della Casa! Provvidi immediatamente non senza aver lanciato un’occhiataccia all’amico Bernardo che si scusò alla sua maniera: ‘Strè, mi sono sbagliato”. Innaffiato dalla ‘champagne’ di Casa Martini, Lorin Maazel gustò uno splendido piatto di carne marchigiana. E confermò la promessa di tornare fatta a Calise che per quella sera di pioggia (offrendo non renitente il capo, anzi quasi ad esorcizzarla) si sarebbe preso un solenne raffreddore e pure al direttore artistico Carlo Perucci.
La ‘coda’ di quella stagione lirica ’86 fu meravigliosa: il Requiem andò in scena senza Giove Pluvio e a Villa Quiete la serata fu fantastica. Preceduta da un aperitivo in piedi nel parco. Personalmente evitai seppure in extremis, di spalle a stretto contatto con il maestro Maazel, di versagli sulla spalla del frac parte del contenuto di una coppa di champagne che avevo in mano. Di Montelera millesimato, naturalmente. Sotto gli occhi visibilmente contrariati e di censura del barone Seissel. “Anch’io non mi salvai da un appunto del barone -ricorda ancora Benito Striglio- anche se avevo contribuito, la prima sera, a salvare la privacy del maestro e del presidente, montando pure la ‘guardia’. Seissel infatti mi riferì, dopo una visita alla Sferisterio, di non aver trovato traccia della presenza della Martini che sponsorizzava quell’anno la stagione lirica. Il giorno dopo feci issare uno striscione…”. Che non salvò però la prosecuzione di un rapporto che era stato alla base di un’estate irripetibile in Arena, appena 28 anni fa….
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