Pd Marche in crisi, i “buffi” col partito
di consiglieri regionali e parlamentari

A non pagare le quote anche coloro che hanno terminato il mandato. Il segretario Comi intenzionato addirittura a perseguire le vie legali nei confronti degli eletti. Mario Cavallaro, ex onorevole, ci scherza sopra: "Pago debiti dei partiti da tutta la vita, ma se la politica è questa me li faccio ridare". Ligi agli impegni Irene Manzi e Mario Morgoni. Il senatore durissimo con i colleghi che non rispettano i patti: "Non devono più avere agibilità elettorale e politica"

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Francesco Comi

Francesco Comi

di Marco Ricci

Il nuovo segretario regionale del Partito Democratico, Francesco Comi, raccogliendo la staffetta da Palmiro Ucchielli si è trovato in mano anche la difficilissima situazione finanziaria che sta vivendo il Pd Marche, dopo che il bilancio consuntivo del 2012 si era chiuso con più di 150.000 euro di perdite. I marchigiani, ormai avvezzi alle rettifiche e alle svalutazioni dei crediti in Banca Marche, saranno però sorpresi dal sapere che nel 2012 il Pd ha dovuto svalutare di quasi 100.000 euro i crediti che il partito ha nei confronti dei propri parlamentari e consiglieri regionali. Insomma alcuni degli eletti – i quali ricevono circa 10.000 euro al mese di prebende e che, come nel caso dei consiglieri regionali, maturano dopo cinque anni il vitalizio – non versano i contributi al partito. Inoltre i tanti militanti del Pd e i suoi sostenitori che hanno sempre disciplinatamente versato i due euro per partecipare alle primarie, troveranno sorprendente che gli onorevoli e i senatori eletti nel 2008 – e che quindi hanno già incamerato negli anni i loro lauti emolumenti – debbono al partito ancora  57.000 euro. Fa molto effetto venire a sapere che i consiglieri regionali siano al momento in arretrato con il Pd Marche più o meno per 60.000 euro.  Così il Pd regionale non ha potuto far altro che richiamare la commissione nazionale a dare attuazione allo statuto: chi non è in regola con i versamenti previsti non è più né un iscritto né un dirigente del Partito Democratico.

consiglio regionale

Il consiglio regionale delle Marche

Insomma, il nuovo segretario regionale pare sia costretto ad inseguire consiglieri e assessori regionali, parlamentari vecchi e nuovi e battere cassa nel tentativo di ripianare una situazione finanziaria difficile nata sia dal taglio dei rimborsi elettorali ma anche dalle spese forse eccessive per la campagna delle amministrative e delle europee del 2009, quando il partito chiese un anticipo al Pd nazionale a cui il Pd Marche deve ancora 100.000 euro. Pd nazionale che poi si sarebbe rimangiato la parola e imposto il rimborso di tutte le anticipazioni erogate, creando in regione qualche problemino di bilancio. Così Comi, anche in base al principio di lealtà che dovrebbe valere all’interno del partito, sarebbe intenzionato – se necessario – ad adire nei confronti degli eletti Pd addirittura per le vie legali.

L'onorevole Mario Cavallaro

L’onorevole Mario Cavallaro

Tra gli ex parlamentari di casa nostra che hanno concluso il mandato nel 2013 c’è Mario Cavallaro il quale – tra il serio e lo scherzoso – ci racconta di star pagando debiti dei partiti, insieme ad Angelo Sciapichetti, da una vita. Dai debiti della Dc, a quelli della Margherita fino a quelli del Pd. “Da quando sono stato eletto in parlamento la prima volta – ci ha detto – avrò versato più di 150.000 euro e mi è rimasta da saldare una somma di più o meno 5000 euro, resto della rateizzazione del contributo di 40.000 euro dell’ultimo mandato in parlamento. Mi stupisco solo che il partito solleciti sempre coloro che pagano e che abbia ricandidato gente, anche facoltosa, che non ha pagato mai. Forse sarebbe il caso anche di lavorare sul versante della spesa, considerando come il Pd non abbia alle spalle Publitalia e che nelle Marche, nel recente passato, sia stata acquistata anche un’automobile”. Poi la chiacchierata con Mario Cavallaro, dopo una riflessione seria sul finanziamento pubblico ai partiti, termina con una risata. “Piuttosto che fare il gabelliere, il Pd Marche cominci a pensare alla politica, perché se fosse per la qualità espressa in questi anni, più che pagare il partito verrebbe voglia di farsi ridare tutti i soldi indietro!”

Irene Manzi

L’onorevole maceratese, Irene Manzi

Diversa da chi ha già svolto il proprio mandato è la situazione dei parlamentari eletti nelle Marche e in provincia di Macerata ad aprile del 2013. Per sostenere il partito, i senatori e gli onorevoli si sono impegnati a versare 30.000 euro al partito, oltre ad un contributo di 200 euro al mese. E’ ovvio che tranne Enrico Letta, che ha sganciato i suoi 30.000 euro sull’unghia, gli altri abbiano dovuto chiedere al partito una rateizzazione. Così c’è chi ha già pagato oltre 20.000 euro, chi solo 5.000, perché – ovviamente – come molti altri marchigiani non tutti avevano 30.000 euro a disposizione sul proprio conto corrente. Ligissimi al dovere, come ci hanno confermato al telefono, i due maceratesi in Parlamento, l’onorevole Irene Manzi e il senatore Mario Morgoni. “Da aprile del 2013 verso mensilmente 1500 euro al Pd nazionale, come è giusto che sia – ci ha spiegato l’onorevole Manzi, pronta anche a farci vedere i cedolini – e 700 al Pd regionale, di cui 500 euro della rata per coprire i 30.000 euro dovuti. Io sono stata eletta in un partito e ritengo doveroso che parte di quanto percepisco vada al partito stesso il quale, per funzionare, ha bisogno di contributi”.

Il senatore Pd, Mario Morgoni

Il senatore Pd, Mario Morgoni

Il senatore di Potenza Picena, Mario Morgoni ci ha dato al telefono l’impressione di essere piuttosto arrabbiato con chi non rispetta gli impegni. “Se come Pd vogliamo essere coerenti quando affermiamo che non deve essere il cittadino a finanziare la politica, allora è ovvio che la politica deve essere finanziata da chi ha gli emolumenti più alti e da coloro, come me, che sono onestamente dei privilegiati. Io rivendico, a differenza delle poche centinaia di euro di spese a cui rinunciano i parlamentari del Movimento5Stelle, di versare il mio contributo al partito. Per quanto riguarda il Pd Marche – ha proseguito Morgoni – ho già versato quasi metà dei 30.000 euro dopo un solo un anno di legislatura e vedo che tutti stanno onorando l’impegno.  Sono però assolutamente convinto  che chi è inadempiente non debba più avere agibilità politica ed elettorale, perché ne va della dignità e del decoro della politica. La trasparenza è un punto di forza e invito Comi, come ho già fatto, a rendere tutto trasparente, in modo che i cittadini i comprendendo anche i costi reali e gli impegni reali che un partito vivo deve assumersi. Le persone che lavorano nei circoli – ha concluso il senatore Pd – fanno salti mortali con pochissime risorse ma riescono a fare attività politica. Quindi prendiamo esempio dai circoli che fanno politica, anche per rispetto di tutti coloro che si sacrificano e contribuiscono al partito con i pochi mezzi a loro disposizione”.

 

Votazioni Pd_8-12 (4)

Le recenti primarie dell’otto dicembre del 2013.

Nel bilancio pre-consuntivo del 2013, di cui si è discusso all’interno del Pd, non sembrerebbero esserci spese pazze (anche se a qualcuno non sono andati giù i 10.000 euro per l’automobile), pur se tra oneri finanziari, mutui e rateizzazioni il Pd ha speso oltre 80.000 euro. Due sembrerebbero essere le vere patate bollenti che si trovano in mano Francesco Comi e il nuovo tesoriere regionale. Il costo del personale – quattro collaboratori a tempo indeterminato ed uno a tempo determinato – che vale oltre 230.000 euro e l’immobile di Piazza Stamira ad Ancona. Una donazione dei Ds al Pd, valutata oltre un milione di euro, che ha però costretto il Partito Democratico regionale ad accollarsi oltre 300.000 euro di esposizioni verso le banche, tra cui la Bpa.

Insomma nelle nostra regione a rincorrere i debitori non è solo il dg di Banca Marche, Luciano Goffi, ma anche il segretario del Pd. Con la differenza sorpendente che Comi non deve tanto rincorrere imprenditori quanto parlamentari, assessori e consiglieri regionali eletti con il suo stesso partito. Consiglieri regionali a cui comunque il segretario del Partito Democratico potrà sempre far pignorare il quinto della pensione, considerando come la Regione Marche assicuri ancora loro, fino al 2015, il vitalizio dopo un solo mandato. Sarebbe però  interessante sapere quale sia la situazione degli altri partiti, considerando come il Partito Democratico, fin dai tempi di Veltroni,  faccia sempre validare i propri bilanci da revisori contabili.



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