Silenzi: “Morgoni, senatore per cavillo”
E’ battaglia nel Pd

Il vicesindaco di Civitanova risponde alle critiche ricevute all'indomani del voto per eleggere il nuovo segretario regionale: "Non faccia il moralizzatore"

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Giulio Silenzi

«Morgoni siede in Senato solo grazie all’ennesimo cavillo, perciò parlando di storie e di percorsi politici, i suoi non gli danno certamente l’autorevolezza per ergersi a “moralizzatore“». E’ scambio di battute al vetriolo in casa Pd fra il senatore Mario Morgoni e Giulio Silenzi. La tensione del post congresso è ancora tangibile e il vicesindaco di Civitanova ed ex presidente della Provincia risponde in maniera secca alle parole del collega di partito dopo che questi l’aveva tirato in ballo parlando di “atteggiamento disdicevole e scandaloso” (leggi l’articolo). Caustica la replica di Silenzi: «Di scandaloso in questa vicenda c’è solo una gestione delle primarie che ha escluso dal voto tanti cittadini, che non hanno avuto la possibilità di scegliere il proprio candidato per manovre cavillose che nulla hanno a che fare con la politica e con il confronto democratico. Scandaloso è il fatto che Morgoni sia stato tra i promotori dell’esclusione di Ceriscioli dalla competizione per la segreteria regionale. Tutto questo per arrivare a un congresso farsa che elegge un segretario che di fatto è delegittimato con numeri che sono ridicoli se si tiene conto della bassissima partecipazione rispetto alla base elettorale di Primarie aperte a tutti i marchigiani, dai sedici anni in su». Silenzi in una nota riporta poi i dati delle votazioni in alcune città come Potenza Picena, Ancona e Pesaro: «A Potenza Picena, città di Morgoni, su 15 mila abitanti Comi ha raccolto solo 147 voti, in provincia di Ancona, su 480mila abitanti sono andati ai seggi appena 2.800 elettori e in quella di Pesaro hanno votato solo poco più di 2mila persone, neanche la metà degli iscritti al partito. Sono numeri che ci danno le dimensioni del flop». E poi ancora, contro il senatore e membro del direttivo nazionale del Pd: «La sortita di Morgoni contro di me rappresenta il suo modo di fare politica. La logica per cui chi dissente viene politicamente eliminato e Comi in questo è maestro. Da ultimo, ricordo a Morgoni che il mio percorso politico è profondamente diverso dal suo. Mi sono sempre presentato alle elezioni senza reti di sicurezza, non sono mai stato eletto in liste bloccate e mai sono stato nominato, a differenza sua che è arrivato quarto alle Primarie e che solo cambiando a posteriori le regole non ha permesso a un giovane amministratore di Recanati che aveva preso nelle Primarie più voti di lui, di fare una esperienza parlamentare».



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