di Marco Ricci
(foto di Lucrezia Benfatto)
Con oltre quattrocento lavoratrici e lavoratori presenti, si è svolta nel pomeriggio l’assemblea dei lavoratori Banca Marche della zona di Macerata, alla presenza di tutte le rappresentanze sindacali dell’istituto di credito. Un incontro molto partecipato e allo stesso tempo carico di tensioni e di incertezze, sia da parte dei lavoratori potenzialmente interessati alla procedura di uscita volontaria dal gruppo bancario, sia da parte di chi rimarrà all’interno del gruppo o di coloro, come i giovani precari, che in Banca Marche vorrebbero entrare.
A guidare l’incontro e a rispondere alle domande dei lavoratori erano presenti sul palco Sergio Crucianelli della Uil, Giovanni Carlini e Maurizio Santini di Fiba-Cisl, Averino di Marcantonio e Francesco Migliorelli della Fisac-Cgil, Michele desideri della Fabi e infine Fabrizio Sperandini di Dicredito. Una posizione non facile quella dei sindacati. Da una parte debbono infatti rispondere alle legittime richieste e preoccupazioni dei dipendenti del gruppo, dall’altra si trovano davanti un istituto commissariato da Banca d’Italia con gravissime difficoltà patrimoniali, con margini di trattativa spesso esigui ma soprattutto con uno scenario prossimo venturo non facile da decifrare, con il probabile – e in qualche modo auspicabile – ingresso di un gruppo industriale a cui toccheranno le future scelte strategiche su Banca Marche.
Da sinistra: Sergio Crucianelli (Uil), Giovanni Carlini e Maurizio Santini (Fiba-Cisl), Averino di Marcantonio e Francesco Migliorelli (Fisac-Cgil), Michele Desideri (Fabi) e Fabrizio Sperandini (Dircredito)
Un futuro che – nelle parole di Averino di Marcantonio, rappresentante della Fisac – i sindacati vorrebbero ancora ben saldo nelle Marche. “La banca – ha detto nel suo intervento – non solo ha sempre creato ricchezza appoggiando le imprese, ma anche creato ricchezza dando lavoro a tremila dipendenti del territorio, senza parlare dei fornitori e dei prestatori di servizio”. Da qui l’ennesimo appello alle istituzioni perché si facciano carico di quanto sta accadendo, assumendo in qualche modo un ruolo nei prossimi mesi, perché non si crei “una crisi nella crisi” che rischia di scuotere l’intera società marchigiana. Dalle imprese alle famiglie dei dipendenti.
Per i sindacati e per i dipendenti la possibile perdita di autonomia dell’istituto rischierebbe inoltre di far svanire quello che considerano il valore aggiunto di Banca Marche. Cioè il rapporto con il territorio. E così più di una perplessità si è levata nei confronti dell’ormai imminente riorganizzazione commerciale, con il possibile accorpamento di diversi filiali. A parere dei dipendenti, infatti, questo rischierebbe di far perdere a Banca Marche la propria continuità. Anche il problema della job continuity – cioè del passaggio di competenze e di rapporto dei clienti – rientra nelle preoccupazioni dei lavoratori, in particolare per via delle uscite volontarie dal gruppo, già previste nell’accordo firmato a dicembre tra sindacati e Banca Marche, che rischiano di far perdere quelle conoscenze e quella conoscenza del territorio che i lavoratori hanno accumulato in molti anni. E pesa anche la poca operatività a cui in questo momento è costretto l’istituto, con la quasi impossibilità di nuove erogazioni e la possibile perdita di clientela. “I clienti rimangono – ha raccontato una dipendente – perché ci guardano negli occhi, ci conoscono e ci danno fiducia”.
Le incertezze arrivano anche a toccare gli assegni mensili che riceveranno coloro che si apprestano ad utilizzare il fondo di solidarietà. I calcoli, rispetto all’ultima retribuzione, sono molto complessivi anche per via della legge Fornero. L’Inps, da parte sua, fornisce le cifre esatte solo una volta che il lavoratore ha accettato l’uscita. I sindacati in ogni caso spingeranno perché l’azienda possa fornire in anticipo questa informazione, magari con un range di variabilità nell’ordine di pochi per cento arrivando così ad un valore indicativo ma allo stesso modo piuttosto preciso.
I sindacati, in parte criticati anche dai giovani precari intervenuti all’assemblea, da una parte riconoscono le difficoltà del gruppo, con una percezione della situazione che a volte sembra superare quella degli stessi dipendenti. Dall’altra però, come ha sottolineato Maurizio Santini della Fiba-Cisl, vorrebbero che “la banca si impegnasse anche sul fronte dei ricavi”. E, come è stato affermato da più di un dipendente, che agisse sul fronte dei dirigenti. In particolare alcuni lavoratori trovano inaccettabile che in Banca Marche siedano ancora dirigenti che essi considerano concausa del dissesto dell’istituto di credito come, a gran voce, chiedono un impegno maggiore delle associazioni di categoria e della politica, fino ad oggi i grandi assenti nel tentativo di risoluzione della crisi di Banca Marche.
Le assemblee dei dipendenti continueranno anche nei prossimi giorni. Domani, alle 14.30, se ne terrà un’altra a Civitanova Marche, presso il centro sportivo Fontespina.
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Mi sembra giusto che sia arrivato il momento dia fare un consiglio comunale di Macerata Capoluogo congiunto con quello della Provincia di Macerata. per discutere politicamente cosa possiamo fare per i problemi della NOSTRA BANCA MARCHE. Macerata deve prendere posizione ricordando anche che l’Ex Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata fu il fulcro economico della nostra provincia, ha dato tantissimo a questa fusione, poi pericolose esclusioni hanno fatto nella nostra zona deserto completo. Giù le mani dal CED di Piediripa, facciamo tutti insieme quel lavoro mai iniziato nell’occasione della chiusura della Banca d’Italia a Macerata. Queste sono le battaglie che ci competono e che dobbiamo fare tutti insieme. Ivano Tacconi capo gruppo Udc Comune di Macerata
E adesso.. e solo adesso ma fino a quando ha fatto comodo a tutti tutti erano buoni ora hanno paura, imparate prima a difendervi.
Nell’articolo si legge che i calcoli sono “complessivi” io penso che siano “complessi”!
In effetti le associazioni di categoria non hanno fatto granché per sostenere la presenza di banca marche sul territorio. Che la pensino diversamente? Che abbiano partecipato alla rovina della banca? Chi sa dare una risposta?
Ivano Tacconi,capo gruppo udc,un nuovo protagonista del futuro di banca marche
Sì, il CED di Piediripa potrebbe facilmente essere riconvertito in centro di controllo per missioni spaziali, come quello di Houston nel Texas.
UN CALDO INVITO AI LAVORATORI DELLA BANCA MARCHE DI NON FIDARSI DEI SINDACATI DI CATEGORIA, PIU’ LEGATI AGLI INTERESSI DELLA CONTROPARTE CHE A QUELLI DEI LAVORATORI. CHE IL SINDACATO NON SAPPIA FARE I CONTI DI QUANTO SPETTEREBBE AI LAVORATORI ANZIANI IN USCITA LA DICE LUNGA SULLA LORO BUONA FEDE, CON LA FORNERO HANNO DECISO LORO PRECISE CONDIZIONI DI CALCOLO DEGLI ASSEGNI DI SOSTEGNO AL REDDITO PER I NUOVI ESODATI TUTTE A FAVORE DELLE BANCHE . LA BANCA DEL TERRITORIO POI A CUI I SINDACATI AMBIREBBERO – A PAROLE – SI SCONTRA CON LA DECISA OPPOSIZIONE DEI MEDESIMI SINDACATI DI CEDERE PARTE DELLA BANCA MANTENENDO IL CENTRO DEGLI INTERESSI ESCLUSIVAMENTE NELLE MARCHE E REGIONI LIMITROFE, CIRCOSTANZA CHE CONSENTIREBBE L’INGRESSO DEI PRIVATI CHE ORMAI SI SONO ANCHE STUFATI DI DICHIARARE LA LORO DISPONIBILITA’ A RIGUARDO, STANTE L’ATTEGGIAMENTO DI CHIUSURA RICEVUTO NEI FATTI PROPRIO DAI SINDACATI SU TALE QUESTIONE. EVIDENTEMENTE LA TRIPLICE SINDACALE, ALLARGATA AGLI AGLI ALTRI DUE SINDACATI CORPORATIVI, HA GIA’ DECISO DI DIVENTARE LA BANCA RETE DI QUALCHE ALTRA BANCA ( INTESA – UNICREDIT ??? – MPS SICURAMENTE NO VISTO CHE I PARTITI, TRAMITE LE FONDAZIONI, GLI HANNO RISERVATO IL MEDESIMO, TRISTE, DESTINO DI BANCA MARCHE ).