Riceviamo da Carlo Massimo Pettinari, presidente dell’associazione di Macerata CicloStile onlus:
«L’incidente di via Marchetti di qualche giorno fa (leggi l’articolo) può essere catalogato tra le curiosità della cronaca locale: una ardita nonna al volante che affronta un motorino apparso improvvisamente in contromano e lo evita planando su un marciapiede.
Ma l’assenza (fortunata e fortunosa) di conseguenze gravi non può farci dimenticare qual è il succo della vicenda: l’arroganza, il dispetto per le regole e l’ansia da prestazione sono diventate la norma nelle nostre strade. Fate caso agli automobilisti che minacciano i pedoni sulle strisce e ai pedoni che attraversano lentamente, ovunque, la strada? Sembra che sia in corso una sfida a demolire il senso di civiltà, gli uni contro gli altri, invertendo il proprio punto di vista a seconda del mezzo di locomozione utilizzato.
L’invadenza delle auto, tollerata e incentivata, ha prodotto un sistema-città in cui sono le norme del traffico a determinare le regole della convivenza: le persone devono adattarsi a prescrizioni e divieti ideati per i veicoli a motore. Se ciò è giusto nelle parti di città destinate al flusso di scorrimento automobilistico, non può essere più consentito in tutta quella parte del territorio in cui devono essere le regole della socialità e dell’incontro a prevalere. Via Marchetti, come il centro storico, come tante altre zone di Macerata, con le case, i negozi, le scuole, i luoghi di passeggio e di ritrovo, devono essere considerati uno spazio pubblico dove chi le attraversa in auto o in moto deve comportarsi come un ospite. La velocità non può essere il valore determinante, deve cedere il passo alla libertà di movimento e all’interazione sociale.
Per ottenere questo cambiamento non ci si può affidare al buon cuore delle persone o a qualche invisibile cartello di obbligo o divieto; anche gli autovelox non risolvono la questione, in quanto sentiti come una trappola piuttosto che uno strumento di educazione.
La sfida della moderazione del traffico (traffic calming dalla scuola anglosassone), un percorso già intrapreso in Europa e nelle città italiane più emancipate, passa per una decisione politica chiara sulla destinazione delle diverse zone della città: scorrimento agevolato per i mezzi a motore o luogo di passaggio e di incontro per i cittadini. Una volta fatta questa scelta fondamentale sarà necessario cambiare il volto delle strade: dovrà essere lo spazio fisico a suggerire in modo inequivocabile che si sta entrando in una zona a prevalente carattere sociale. La strategia delle “zone 30”, aree dove la velocità massima veicolare permessa è di 30 km/h, consente con spese contenute (se si agisce con intelligenza) di limitare di poco la rapidità degli spostamenti riducendo nettamente i pericoli creati dal traffico e riportando qualità all’ambiente cittadino. In ambienti dove è la conformazione della strada a imporre una riduzione della velocità la parola chiave diventa “convivenza-condivisione”: sarà più facile, sicuro e piacevole frequentare vie e piazze per gli utenti deboli, quali pedoni e ciclisti. Da tempo si dibatte su come riqualificare Macerata: non possiamo partire dalle nostre strade, quali luogo pubblico, rendendole più accoglienti e sicure per tutti?»
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Meno privilegi alle auto e più alle persone !
Non solo: non possedendo più l’auto da 10 anni ho risparmiato diversi soldi che ho usato/uso per quello che veramente mi piace (la musica) !
Volete sapere quanto vi costa spostare la vostra auto ?
Ecco dove consultare i dati ufficiali: http://servizi.aci.it/CKInternet/SelezioneModello
Subito dopo la guerra sul piazzale della stazione ci si giocava a pallone, segno evidente che le auto che circolavano a Macerata erano veramente poche: addirittura per le mura c’era il doppio senso di circolazione.
Inizio anni ’80 ricordo che, con i motorini, si poteva tranquillamente girare appaiati a 2 a 2 lungo le mura, senza arrecare intralcio al traffico
Addirittura inizio anni ’90 se salivi, con l’auto, in Centro il sabato dopo cena (ore 21.30 o giù di li) se eri veramente sfigato (ma sfigato sfigato forte) andavi a parcheggiare a Piazza San Giovanni, altrimenti la lasciavi per Corso della Reppubblica e, talvolta anche in Piazza Libertà.
Segno più che evidente che oltre 50 anni di benessere hanno portato tante migliorie alla nostra vità (le case sono più riscaldate di 50 anni fa, la carne non si mangia solo 1 o 2 volte la settimana, lo stero, il televisore a colori, c’è la lavatrice e la lavapiatti, ecc. ecc. ecc.) ed anche tanti problemi che prima erano inesistenti.
Ci si sposta di più (una volta in tanti “conoscevano/giravano” l’Italia solo facendo il servizio di leva) ed oggi è impensabile ritenere che 25/30 anni fa i giovani si spostassero per ferrovia, con l’interail, perchè il biglietto aereo costava troppo.
E spostandoci di più, per comodità-pigrizia-necessità, oggi si usa di più, molto di più che 30 anni fa, l’auto (almeno 2 per famiglia, se non di più)
Voler ritornare indietro alle carrozze e alla stragrande maggioranza dei cittadini che, poveri, andavano a piedi credo sia impossibile.
Ma molte delle città, in cui oggi noi viviamo, sono state costruite quando già avere un calesse era essere signori e, di calesse, nelle città ne giravano solo 4….
Quindi abbiamo una viabilità cittadina poco più che medioevale con un flusso di persone 100 volte quello che era 100 anni fa.
L’alternativa è possibile (bicicletta, piedi, ecc.) sebbene in una città collinare come Macerata (e con la popolazione che sta invecchiando) questo di sicuro non agevola.
Inoltre oggi non si fa la spesa giorno giorno (pensate un pò una volta addirittura non eistevano i congelatori!!) e trascinare diversi pacchi di alimenti conl’autobus non è certo agevole (oltre la perdita di tempo tra aspettare, andare e tornare) così come sempre di meno pososno permetersi di fare la spesa sotto casa, al negozietto all’angolo (che poi sono sempre meno) dove la comodità di averlo sotto casa di ripaga con prezzi più alti della grande distrtibuzione.
Quindi una diversa mobilità non può certo limitarsi alla (sovietica) volontà di obbligare ad andare tutti a piedi (chissà forse chi lo vorrebbe a così tanto tempo da perdere che deve fare uno di queli mestieri/lavori molto privilegiati) senza fare invece un attenta analisi di tutto ciò che è legato alla vita moderna, ai tempi, alla fretta, alle condizioni socieconomiche, ecc. ecc.
Aggredire un problema moltgo complesso con soluzioni parziali non credo serva a molto: chiunque di noi sarebbe più felice di fare 4 passi a piedi ed inquinare di meno.. Ma poi l’intenzione si scontra con tanti probemi pratici..
l’articolo evidenzia che ci sono persone che credono ancora nelle favole…o che soprattutto a quanto pare fanno lavori che permettono loro di spostarsi a piedi o con i mezzi pubblici,senza dover guardare sempre l’orologio e che concede loro molto tempo libero.Per quanto mi riguarda..lavorando a Porto Potenza una media di dieci ore a giorno e facendo avanti e indietro quattro volte in una giornata con la mia macchina e lavorando anche una domenica si e una no…tutto questo mi appare come un cumulo di cavolate per non dire peggio…
Forse il signor Ceresani non ha letto bene l’articolo, o non vuole capire. Nessuno vuole imporre la lentezza per tutti in tutte le strade. Dentro i quartieri della città, davanti le scuole, nei luoghi dove passano frequentemente i pedoni, il traffico automobilistico deve essere rallentato, altrimenti si rischiano vite umane. Le favole di cui parla lei possono facilmente diventare un incubo. Ci rifletta prima di liquidare certe posizioni come cavolate.
Egregio signor Cicare seguendo il suo scritto allora dentro Macerata si dovrebbe andare tutti in macchina come lumache? lei praticamente ha nel suo post inteso circoscrivere a tale lentezza tutto il territorio cittadino.Forse allora le mie non sono cavolate…..
@ Gualtiero Ceresani
Si guardi intorno un po’ più spesso… Milano, Bologna, Napoli, Vienna, Londra, Zagabria, Varsavia… sono tutte città con almeno dieci volte il numero di abitanti di Macerata e un traffico spaventoso… In tutte queste città come in molte altre il sistema dei percorsi ciclistici e delle biciclette pubbliche e condivise è proprio l’elemento chiave per ridurre il traffico e rendere gli spostamenti più veloci. Se si va in bici a Londra credo che anche a Macerata sia possibile una leggera evoluzione…
Hai ragione, Marco!
…ma non devi andare fino a Londra – qui (nella vostra città gemellata in Baviera) stiamo lavorando su un progetto integrato del traffico che -dopo due anni di mediazione tra pedonali/ciclisti e automobilisti- comincia di trovare il suo posto: sia per strada sia nella mente dei cittadini; non era facile di far capire ai autodipendenti o -fanatici che dopo trent’anni di miglioramento del traffico solo per i più potenti volevamo andare in un altra direzione, ma alla fine siamo riusciti ad iniziare i primi cambiamenti.
Anche se il Comune di Weiden (dove lavoro anch’io) non ha tanti soldi, cominciamo con piccole cose (che, come a MC, creano tanti discussioni ed alle volte anche polemiche) per ridare lo spazio pubblico al pubblico – al traffico ed ugualmente ai cittadini.La prima cosa è: bisogna volerlo – vi auguro molto successo!
esempio vicino casa? la BICIPOLITANA di Pesaro
http://www.pesaromobilita.it/index.php?id=2331
@ciclostile: Ottima idea, condivisibile per la viabilità esistente. Peccato che a Macerata si continua ad autorizzare Nuove Lottizzazioni con viabilità che NON prevedono piste ciclabili parallele alla strada carrabile, distinte e sicure nonchè conformi alle normative Europee, finanziabili anche con notevoli contributi Europei . Un esempio ? La grande viabilità di scorrimento prevista nella Lott.ne Valleverde a Piediripa, che attualmente conduce al capannone della CGIL.; completamente sprovvista di pista ciclabile , che invece per la natura pianeggiante del territorio avrebbe valorizzato il percorso ad esempio almeno fino a Nucleo Storico di San Claudio. Certo che a Macerata L’urbanistica è inpegnata a fare altro!