Da Mirko Montecchiani, presidente dell’Unione Ciechi e Ipovedenti di Macerata, riceviamo:
“Non erano falsi ciechi! Lo ha stabilito il Gip del Tribunale di Macerata che ha ordinato l’archiviazione dell’inchiesta a carico di alcuni cittadini denunciati negli scorsi mesi, con l’accusa di essere “falsi ciechi”. Pur non conoscendo i soggetti coinvolti, l’Unione Italiana Ciechi aveva già pubblicamente espresso la propria perplessità in merito a tali denunce, in quanto i comportamenti dei soggetti segnalati erano del tutto compatibili con la loro condizione di cecità totale o parziale (a seconda del caso), sia alla luce delle definizioni legali sancite dalla legge 138/2001, sia a seguito delle attività riabilitative cui i soggetti ciechi si sottopongono per far si che possano affrontare autonomamente situazioni comuni della vita quotidiana anche in condizioni di cecità totale o parziale, come muoversi nel proprio quartiere, raggiungere il proprio posto di lavoro (anche senza bastone bianco), utilizzare il cellulare, prendere il pullman, eccetera.
In provincia di Macerata, le attività riabilitative, i corsi di orientamento, mobilità e autonomia personale vengono progettati dall’Unione Italiana Ciechi e realizzati con finanziamenti pubblici, erogati in particolare dalla ASUR; dunque, appare sconcertante il fatto che gli elementi d’accusa coincidano proprio con gli obiettivi che il cieco o l’ipovedente raggiunge grazie a questa tipologia di attività. Organizzazioni come l’Unione Italiana Ciechi o peggio ancora, aziende sanitarie pubbliche come la stessa Asur (che finanzia i progetti riabilitativi) faticano ad adempiere alle loro attività a causa della scarsità di risorse economiche; d’altra parte, vengono spese migliaia di euro per sottoporre persone realmente cieche o ipovedenti ad indagini svolte con strumenti, a nostro parere non adeguati al raggiungimento dell’obiettivo. Secondo noi occorre un maggiore dialogo tra forze dell’ordine e Unione Italiana Ciechi: chi indaga infatti, dovrebbe ricevere un minimo di formazione per capire chi è realmente il cieco. L’Unione Italiana Ciechi tiene inoltre a sottolineare che non è in alcun modo possibile raggirare una commissione medica, semplicemente dichiarandosi ciechi e con la nostra esperienza possiamo affermare che i medici delle commissioni operano in maniera assolutamente onesta e professionale”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il sig. Presidente dell’UIC dovrebbe avere il massimo rispetto per gli inquirenti, invece di parlare a vanvera. Si documenti e non chieda l’appoggio di chissacchi! E’ un superficiale, per non dire peggio!
Questo non è un commento di risposta a Iaco0, poiché chi non si firma con il proprio nome e cognome e scrive parole offensive non merita risposta.
Tuttavia, tengo a sottolineare che l’Unione Italiana Ciechi ha più volte collaborato con le forze dell’ordine, verso le quali nutriamo un DOVEROSO RISPETTO.
Oltre a ciò, abbiamo anche rispetto verso le risorse pubbliche (acquisite attraverso tasse pagate da chi lavora) e pertanto crediamo che in merito all’oggetto della questione, un’adeguata formazione sulla cecità aiuti a spenderli nel migliore dei modi.
Le persone assolte di cui parla l’articolo sono state per settimane al centro dell’attenzione di giornali e concittadini e a causa di ciò, anche adesso, faticano a riacquistare la propria dignità.
Tra cittadini onesti deve esserci sempre un rapporto di collaborazione e mai di sfida.
Se ho scritto questo articolo è perché – in qualità di presidente UIC – ho il dovere di difendere i diritti dei ciechi e degli ipovedenti (QUELLI VERI), con tutti i mezzi a mia disposizione.
Io ho più volte invitato giornalisti e cittadini a recarsi presso la nostra associazione per capire chi sono veramente i ciechi e gli ipovedenti, la maggior parte dei quali, per fortuna è autonomo e indipendente… malgrado ciò, nessuno si è fatto vivo, ma tutti continuano a “sparlare”.
Concordo pienamente con il pres. Montecchiani. Vorrei vedere se al posto di un ipovedente o un cieco ci fosse IL CAPISCIOTTO Jaco
……
Comunque, bisogna controllare bene perché a me risulta con prove che, un ragazzo indiano adottato non vedente a un occhio e bene con l’altro portando occhiali da vista che esercita bene qualsiasi attività, ha ottenuto l’invalidità al 100%.
Mi domando; Allora uno cieco che deve essere anche accompagnato a che percentuale deve avere la sua invalidità.
Pertanto anche L’ Impis deve controllare di più. Perché, la vita dei protettori deve finire.
Caro Agostino,
hai sollevato una riflessione molto interessante che merita il giusto approfondimento. Ovviamente non posso farlo io in questa sede; tuttavia, tenterò di rispondere per quanto mi compete.
Premetto che non sono a conoscenza del caso, quindi parlo per pura deduzione.
Avere l’invalidità al 100% non implica automaticamente la concessione di un’indennità di accompagnamento. L’invalidità potrebbe non essere stata concessa unicamente a causa della disabilità visiva.
E’ da osservare inoltre (ma questa è solo una mia opinione personale) che tra la cecità totale e la cecità parziale esiste un divario troppo grande nella concessione di eventuali indennità. Il cieco totale percepisce circa 817,00 € mensili, mentre il cieco parziale poco meno di 200,00 € mensili. Occorrerebbe creare una categoria intermedia in cui concedere un’indennità adeguata a coloro che pur essendo stati riconosciuti quali ciechi assoluti (attenzione, non totali, ma assoluti – vedi legge 138/2001) hanno un minimo di capo visivo che permette loro di svolgere diverse attività e per tale ragione in determinate circostanze “scambiati” per vedenti.
Concludi infine con un’affermazione giustissima, che io condivido al 100%; l’INPS dovrebbe intensificare le visite di verifica e stabilire dei criteri per determinare le eventuali evoluzioni delle patologie. Potrebbe essere infatti che una persona viene riconosciuta cieca assoluta a seguito di una patologia che con il tempo potrebbe migliorare.
Dunque: SI A VISITE DI VERIFICA, NO A PEDINAMENTI 🙂