di Federica Zallocco *
La provincia di Macerata, insieme a quella di Fermo, all’ultimo posto nella raccolta di donazione del cordone ombelicale.
Confrontando i dati forniti da ADISCO (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale)-Marche delle donazioni del cordone ombelicale effettuate nel 2012 con i nuovi nati nello stesso anno (Dati Istat) si nota che circa il 6,7% delle donne che hanno partorito nella provincia di Macerata si è interessato a tale procedura ed ha effettuato un colloquio, contro il 14,7% nella provincia di Ancona, il 13,6% nella provincia di Ascoli Piceno, il 13,3% nella provincia di Pesaro Urbino, il 5,5% in quella di Fermo.
In particolare a Macerata nel 2012 sono stati effettuati 99 colloqui di idoneità, di cui 1 non è risultato idoneo. Sono state raccolte 20 unità (19 solidaristiche ed 1 dedicata) e di queste bancate 2 (1 solidaristica ed 1 dedicata). Nell’ospedale di Civitanova invece sono stati effettuati 86 colloqui di idoneità (di cui 23 non idonei), raccolte 17 unità (tutte solidaristiche) e bancate 2 (tutte solidaristiche).
Da questi dati emerge una indifferenza della popolazione verso tale procedura probabilmente dettata dal grande grande vuoto informativo intorno a questo argomento, vuoto che viene spesso colmato con notizie e dati falsi e fuorvianti.
Perchè si raccoglie il cordone ombelicale?
Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche hanno un ruolo fondamentale nella cura di gravi malattie del sangue, quali la leucemia, il linfoma, la talassemia, alcune forme di immunodeficienza e alcuni difetti metabolici.
La difficoltà a reperire per alcuni pazienti un donatore nel registro internazionale o la necessità di un intervento terapeutico rapido (la ricerca di un donatore può richiedere vari mesi) hanno spinto a ricercare fonti alternative di cellule staminali emopoietiche rispetto al midollo.
Grazie agli studi della professoressa Gluckman di Parigi si è capito che anche il sangue del cordone ombelicale poteva essere impiegato perchè contiene un alto numero di cellule staminali.
Il primo trapianto di staminali emopoietiche ottenute da sangue cordonale fu effettuato nel 1988 in Francia, ad oggi sono stati effettuati oltre 10.000 trapianti con questo tipo di cellule staminali.
Nel mese di maggio 2013 è stato pubblicato su Blood, autorevole rivista scientifica, un articolo di Ballen, Gluckman e Broxmayer, tre dei maggiori esperti nel campo delle staminali cordonali che analizzano i maggiori vantaggi legati all’uso delle staminali cordonali, tra cui: la maggiore capacità proliferativa di questo tipo di cellule rispetto, per esempio, alle staminali del midollo osseo; una capacità di attecchimento superiore in seguito a trapianto; la possibilità di raccoglierle al momento del parto senza alcun rischio e riducendo il rischio di infezioni; la possibilità di tipizzare e conservare i campioni, avendoli così immediatamente a disposizione in caso di bisogno in futuro.
Molte società scientifiche italiane sostengono e valorizzano, in base alle attuali evidenze scientifiche, l’uso delle cellule staminali cordonali.
La possibilità di effettuare trapianti con sangue cordonale ha indotto la costituzione di vere e proprie “banche”, dove sono conservate le unità di sangue cordonale raccolte.
Il numero delle banche di sangue cordonale è aumentato in questi ultimi anni molto rapidamente, attualmente ce ne sono 19.
I centri di raccolta nelle Marche sono 13: Pesaro, Urbino, Fano, Senigallia, Ancona, Jesi, Macerata, Civitanova , San Severino Fabriano Fermo, San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno.
L’unità di sangue cordonale, dopo la raccolta in sala parto dei centri marchigiani, è inviata alla banca di Pescara, dove è sottoposta ad una serie di controlli specifici per verificare l’idoneità alla conservazione e definire le caratteristiche immunologiche finalizzate all’analisi della compatibilità fra donatore e ricevente.
I dati relativi alle unità cordonali conservate presso la banca sono trasmessi al Registro Internazionale dei Donatori di Midollo Osseo che rende visibili tali dati in tutto il mondo.
La Donazione del sangue cordonale, una impresa così complicata?
No! Qualsiasi futura mamma può chiedere di donare il sangue cordonale del figlio che verrà facilmente raccolto dall’ostetrica durante il parto.
La richiesta può essere rivolta direttamente alla banca del cordone ombelicale, al servizio dove è previsto il parto, all’ostetrica e al ginecologo di fiducia. La procedura del prelievo del sangue cordonale non modifica in alcun modo l’assistenza della mamma e del neonato.
La mamma che desideri donare il sangue cordonale dovrà soltanto sottoscrivere un consenso informato, sottoporsi ad esami del sangue (gratuiti) al momento del parto e dopo sei mesi, per escludere la presenza di malattie infettive che possano essere trasmesse al paziente ricevente.
A chi può essere destinato il SCO?
La normativa italiana (Decreto Ministero della Salute 18 nov 2009) prevede che il sangue cordonale di un neonato sano, appartenente ad una famiglia in cui non vi siano patologie genetiche ereditarie né altre patologie in atto per le quali è indicato il trapianto di CSE (cellule staminali ematopoietiche), possa essere donato per uso altruistico o solidale. In questo caso, la donazione è anonima e il SCO donato sarà messo a disposizione di qualunque malato del mondo lo richieda.
La stessa normativa prevede che:
– nel caso di una famiglia in cui ci sia un membro affetto da una malattia per la quale è indicato il trapianto di CSE(per es., una leucemia acuta o una beta-talassemia), il SCO di un neonato sano possa essere dedicato a quel familiare malato e quindi raccolto e utilizzato per trapiantarlo;
– nel caso di una famiglia in cui esista il rischio che possa nascere un figlio con una malattia genetica per la quale è indicato il trapianto di CSE (per es. la beta-talassemia), il SCO di un figlio sano possa essere dedicato alla famiglia, raccolto e conservato per tale scopo;
– nel caso in cui il neonato presenti alla nascita una malattia in atto per la quale è indicato il trapianto autologo di CSE (per es., un neuroblastoma), il SCO possa essere dedicato allo stesso neonato, raccolto e utilizzato per un trapianto autologo.
Tutte queste tipologie di raccolta e conservazione del SCO sono attuate dalla rete delle banche pubbliche italiane ed erogate dal ervizio Sanitario Nazionale gratuitamente come LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
La raccolta “dedicata”, un’assicurazione biologica o un grande business?
La conservazione del sangue cordonale ad uso autologo, non è consentita in Italia perché, al momento, non esistono evidenze scientifiche riguardo a un suo impiego a scopo personale, escludendo i casi previsti dalla normativa di riferimento.
Pertanto la conservazione del sangue cordonale per uso autologo può avvenire solo in Stati esteri, come esclusivo atto di scelta volontaria, quindi al di fuori del regime di tutela a carico delle ASL, per cui il trasporto dal centro di prelievo al laboratorio di conservazione,tutta la filiera criogenica ed il conseguente trasporto al momento dell’utilizzo terapeutico, rimangono a totale carico oneroso di chi opta per tale scelta.
Il Collegio Americano degli Ostetrici e Finecologi (ACOG) e l’Accademia Americana di Pediatria (AAP) incoraggiano i genitori a donare il SCO dei loro figli a banche pubbliche. Entrambe le organizzazioni scoraggiano i genitori dall’acquistare la conservazione privata del SCO come “assicurazione biologica” contro l’eventualità che il loro figlio possa un giorno necessitare del proprio SCO per trapianto. Entrambe le organizzazioni esprimono serie preoccupazioni sulle tattiche che alcune banche utilizzano per vendere la conservazione privata del SCO ai genitori in attesa di un figlio, i quali hanno relativamente poco tempo per indagare sul problema e per prendere una decisione informata.
Queste tattiche spesso comprendono affermazioni esagerate sulla vulnerabilità del figlio neonato nel corso della vita, sui vantaggi di avere un SCO conservato, e sui loro obblighi come genitori responsabili e attenti. La probabilità che un SCO conservato per uso personale serva veramente al loro figlio è estremamente bassa e le attuali conoscenze sulla vitalità del SCO a lungo termine e sulla probabilità di successo del trapianto autologo di SCO sono limitate. I genitori che, ciò nonostante, scelgono di conservare il SCO per uso personale dovrebbero verificare accuratamente il loro contratto e le loro responsabilità finanziarie, e informarsi sugli standard di qualità, sul numero medio di cellule nucleate delle unità conservate, e sull’accreditamento della banca di SCO.
La procedura usata per prelevare il sangue del cordone è sicura per il mio bambino ?
Si. Il sangue del cordone viene prelevato dopo che il bambino è stato partorito e non comporta alcun rischio per il neonato o per la madre.
Nei punti nascita italiani accreditati, in accordo alle raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia, il clampaggio del cordone viene eseguito a 60 sec. dalla nascita, poiché permette di raccogliere unità di SCO generalmente conformi ai criteri internazionali richiesti per i trapianti, senza esporre ad alcun rischio i neonati.
Il momento in cui si chiude il cordone (clampaggio) dopo la nascita, per la raccolta del SCO, è importante in funzione del volume di sangue cordonale che si riesce a raccogliere e delle possibili conseguenze per il neonato.
Il clampaggio può essere eseguito quando il cordone cessa di pulsare (in generale ≥ 120 sec. dopo la nascita). In questo caso si parla di clampaggio tardivo. Oppure, si può eseguire quando il cordone è ancora pulsante: subito dopo la nascita (clampaggio immediato), entro 30 sec. (clampaggio precoce), o 60 sec. dopo la nascita.
Secondo una revisione sistematica pubblicata sulla Cochrane Library, ritardare il taglio e la legatura del cordone ombelicale del neonato dopo la nascita porta benefici in termini di incremento di volume globulare medio delle emazie e di ferro. D’altra parte, ritardare il clampaggio del cordone oltre un minuto dopo la nascita può aumentare il rischio di ittero.
La donazione del sangue cordonale e’ sempre possibile ?
No. La donazione non è possibile se:
– il parto avviene in un Punto-nascita non accreditato;
– non è nota la storia clinica familiare completa;
– c’è il rischio che i genitori possano trasmettere al figlio infezioni o malattie genetiche;
– il bambino nasce prematuro o con sofferenza fetale o con malformazioni congenite o malattie genetiche;
– la gestazione è stata inferiore a 37 settimane;
– la mamma ha avuto gravi problemi durante la gravidanza o il parto, o ha assunto farmaci pericolosi o sostanze da abuso (alcool, etc).
Le donazioni vengono tutte conservate ?
Solo il 25-30% delle unità di SCO raccolte nei Punti-nascita risultano idonee per la conservazione in una banca e un possibile utilizzo. Le unità di sangue cordonale raccolte vengono escluse se non sono conformi ai criteri internazionali che stabiliscono il volume minimo, il numero minimo di cellule nucleate e di cellule staminali presenti nell’unità, oltre che la sua sterilità.
Le unità vengono inoltre escluse qualora al controllo che si effettua 6 mesi dopo il parto, il neonato e/o la madre risultino portatori di infezioni o di malattie gravi.
Il rispetto di questi requisiti garantisce un’alta qualità delle unità che vengono conservate per i trapianti e comporta purtroppo l’eliminazione della maggior parte delle unità raccolte. Comunque le unità che non vengono conservate per trapianto vengono destinate alla ricerca.
Da questo dato emergono sia la certezza della qualità del servizio offerto, sia la massima tutela nei confronti del ricevente, ma anche la necessità di incentivare quanto più possibile l’offerta del sangue cordonale, affinché un maggior numero di unità possa essere reso disponibile, ampliando il ventaglio dei potenziali riceventi.
* Federica Zallocco, medico in formazione specialistica in pediatria al Salesi di Ancona
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Mia moglie e mia figlia con gran soddisfazione sono riuscite a donarlo ed il reparto di macerata e stato eccezionale !
Proprio stamarinna presto non siamo riusciti a donare il cordone perché di domenica la donazione é chiusa… peró c’é da dire un’altra cosa che si schiatta davvero di caldo all’ospedale consiglio t-shirt e costume. Morale? Macerta é ultima per le donazioni ma prima come combustibile bruciato per far ardere i pazienti… dimenticavo… ovviamente riscaldamenti a palle e finestre sempre aperte!
Proprio oggi ho compilato il modulo per la donazione! 🙂
Luca ti hanno detto che c’é una possibilitá su 100 che la cosa vada in porto…?
Per gli amici di cronache maceratesi consiglio un articolo sulle temperatura folle che c’é all’ospedale… sarei dispobile ad offrire informazioni, interviste agli addetti sanitari, ai pazienti, fare foto informative ecc ecc… adesso alle 23.30 siamo a 32 gradi e a dinestre aperte, mia moglie sta cercando di dormire ma dev cambiare la maglietta per la terza volta per il sudore!
Buongiorno a tutti,
vorrei evidenziare un aspetto inquietante della storia.
Molto tranquillamente è passata l’idea che la scelta sia tra 2 ipotesi. Donare o far buttare (che poi voglio proprio vedere se viene buttata la placenta con tutto il giro di affari miliardario internazionale delle cellule staminali.. ma su questo si sta indagando). A mio avviso manca la TERZA e più importante possibilità di scelta: TENERSELA!!
Già! Perché c’è una parte di popolazione che non si farebbe mai levare la macchina, la casa, un figlio, il conto in banca, etc. ma quando c’è qualcuno che rivendica il diritto di poter soltanto decidere cosa fare di una parte del proprio corpo, costruita, formata e nutrita per 9 mesi, con fatica, gioia, amore, attesa.. beh.. non è possibile.. la legge non lo permette.. e questa sarebbe modernità?
Mia sorella ha partorito pochi mesi fa, l’Ospedale le ha proibito di tenere la placenta.
La domanda è questa: una società così progredita e democratica espropria arbitrariamente l’essere umano di una parte del proprio corpo, impedendogli di stabilire e decidere in piena libertà di farci quello che ritiene più giusto, seguendo un proprio ideale o la propria religione. Perchè?
grazie ai lettori e al giornale per trattare l’argomento
auguri a tutti
paola
Mia figlia è nata a maggio. Abbiamo fatto tutte le pratiche relative alla donazione, ci hanno detto che ci avrebbero richiamato, ma nessuno si è fatto vivo. Abbiamo telefonato diverse volte, ma non sanno dir nulla di concreto.
Bah!!
Rispondi ad alcuni conmenti:
Credo che le finestre vengano tenute aperte per il ricambio frequente dell aria consumata, siamo in un ospedale tra l altro in un reparto pieno di neonati dove gente poco rispettosa riempie corridoi e camere giorno e notte. Per quanto riguarda l informazione data alle pz non mi stupisco: stiamo vivendo in un momento in cui ospedali e reparti vengono chiusi o accorpati…è un miracolo trovare personale che ti assista!! ( tra l altro ritengo che il personale non sia assolutamente sufficente a garantire un adeguata assistenza nonostante infermiete e ostetriche facciano del loro meglio ) finché si parlerà di temperatura poco adeguata e nn di tutta la povera gente costretta ad aspettare in piedi per ore dove vogliamo andare?!?
E’ vero, c’è molta indifferenza e ignoranza in merito, ma non è il mio caso: la donazione del sangue del cordone mi è stata sempre molto a cuore e dopo essermi ben informata io e il mio compagno abbiamo effettuato tutta la procedura del caso. Ho partorito martedì 26 febbraio 2013 presso l’ospedale di Macerata, tutto è andato bene, un parto da manuale grazie a Dio e mi sono sentita dire che “sono stata troppo veloce per cui non hanno fatto in tempo a prelevare il sangue del cordone”…è proprio un peccato, perché mi sono trovata molto bene con l’ostetrica che mi ha assistito, ma devo dire che forse c’è un pò di inadeguatezza da parte del reparto in merito all’argomento. Comunque ripeterò la cosa per il prossimo figlio e mi auguro di cuore che vada a buon fine. Donare è vita!
Considerando gli interventi, c’è da pensare che Macerata non sia ultima per colpa di mancanza di scelte, bensì per la mancata realizzazione delle scelte.
Ciò, tuttavia, è soltanto unaia opinione