di Gian Mario Maulo *
Venti anni fa, il 5 dicembre 1993, “Città solidale” assumeva il governo del Comune di Macerata: un “laboratorio politico” di giovani della sinistra storica, del mondo cattolico e laico, donne e uomini che si sono messe in gioco con la loro competenza e generosità, movimenti e aree politiche rinnovate nel loro “personale”, un’esperienza di ‘coralità’ nello stile, di “collegialità” nel modo di decidere, di “creatività” diffusa, di “solidarietà” come valore fondante. Invece di comizi alla gente, tanti incontri nelle case e nei centri di aggregazione; tante persone in dialogo, a far politica per gratuità. La “jente” si è ripresa lo spazio politico, la città è entrata nel “palazzo” con entusiasmo e voglia di proporre: tanti incontri per abbozzare insieme il programma; la squadra concordata e presentata subito: tecnici di area come assessori, tanti volti nuovi nelle liste elettorali; base operativa un vecchio garage: “eravamo allegri”, “ci divertivamo”, “si lavorava con gusto”, dice ancora qualcuno.
Dopo la sorpresa della vittoria, tanta fatica per organizzare, indirizzare, mediare, decidere collegialmente. Anche i primi disaccordi, le grane inattese, i conti con la realtà di tempi e modi, i limiti burocratici, i vincoli di bilancio, le resistenze e le sordità. Scelte forti: servizi sociali invece di assistenza, cultura di base, sport nei quartieri, nuova viabilità intervalliva con Galleria, aree produttive in zona Peschiera. In quattro anni tante opere: spazi per i giochi, panchine e centri per anziani in tutti i quartieri, bocciofile rilanciate. Mostre degli artisti maceratesi, galleria d’arte contemporanea, , Biblioteca aperta tutto il giorno, Estate culturale e sociale, iniziative culturali con le scuole. Stagione lirica sempre sopra i 30 mila spettatori, Carnevale e Trebbiatura della Pro loco al centro della città; cooperativa ‘La meridiana’ per persone in difficoltà, collaborazione con la ‘Caritas’ per l’accoglienza di immigrati e persone senza dimora, città in rete, Informagiovani; avvio della pedonalizzazione del centro storico; creazione della Smea e dell’Apm con potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti e del trasporto pubblico; nuova pianta organica del personale, revisione dei regolamenti, bilancio ristrutturato per progetti, ICI diminuita due volte.
Poi il centro commerciale, due padiglioni del centro fiere ristrutturati per mostre di attività artigianali, mercato settimanale diffuso in tutto il centro. Terrazza dei popoli, tunnel e ascensore per il centro, giardini restaurati e liberati dagli autobus, autostazione delle corriere, ascensore dalle mura a via Armaroli, parcheggio Garibaldi e parcheggio Paladini (oggi Sferisterio), bocciofila e palestra di Sforzacosta, scuola materna e avvio tangenziale di Villa Potenza, destinazione culturale degli Antichi Forni e dell’ex Mattatoio, Uffici Comunali unificati all’ex distretto. Lottizzazioni alle Vergini e Corneto, ampliamento e ristrutturazione del cimitero, progetto di variante generale ancora oggi utilizzato. In sinergia con la Regione, riapertura dei cantieri per il restauro delle mura civiche, ripavimentazione di Piazza Mazzini e di alcune vie, restauro di alcune fontane e inizio della nuova ala dell’ospedale (con l’obbligo del parcheggio interrato). Restauro di San Paolo e di alcuni palazzi in sinergia con l’Università. Opere riprese o opere progettate finanziate appaltate avviate, quasi tutte portate a termine necessariamente dalle due amministrazioni seguenti. Una stagione feconda ed aperta: qualche ingenuità e improvvisazione, alcune asprezze, qualche contrasto, ma tante opere vive in città, tante iniziative che continuano nella cultura e nei servizi sociali, tante persone per una politica nuova, alcuni oggi classe dirigente, altri impegnati nel sociale, altri rimasti fuori sdegnati quando nel 1997 alcuni personaggi con la ‘forza’ e la ‘logica’ dei partiti hanno stroncato quell’esperienza. Ma l’aria nuova non si ferma: non era una ventata ma una corrente. Una primavera? Le stagioni successive con la loro aria rispondono. Noi la consegniamo alla storia, senza nostalgie e rimpianti, ma per una ‘ripresa’ .
* Gian Mario Maulo, sindaco di Macerata dal 1993 al 1997
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CITTA’ SOLIDALE, 20 ANNI DOPO: “QUANDO I PARTITI FECERO UN PASSO INDIETRO” (LEGGI L’ARTICOLO)
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Laboratorio politico? …Mhaaa!!!!
e l’inizio della fine per il centro storico di Macerata….grazie alla sua lungimiranza signor ex sindaco….
Uno sviluppo eccezionale. Basta guardare come e’ ridotta oggi Macerata. Complimenti
Forse, nelle intenzioni, c’era anche del buono…
Ma tirando le somme, alla fine dell’esperienza, i saldi sono stati abbondantemente negativi…
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La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni
Ci vuole coraggio a celebrare questo anniversario: è stato l’inizio della fine per Macerata, la fine del centro storico(storici gli appostamenti presso San Paolo di sindaco assessore e vigili urbani per le multe ai malcapitati) e un mare di scelte ideologiche del peggior cattocomunismo che ha fatto da battistrada alla situazione che viviamo attualmente in città dove più o meno sono gli stessi di allora a suonare la musica utilizzando sindaci utili i.dealisti per mescolare il cemento.
E’difficile giudicare con obiettività un’esperienza, un vissuto quando ti ha assorbito una fase della vita vent’anni or sono. Si rischia di cadere nel cosiddetto “reducismo” o, ancor peggio, di confondere/contaminare quella esperienza oggettiva con lo stato d’animo personalissimo con il quale la stessa ti ha accompagnato. Nel mio caso specifico, si trattava della mia “prima volta” in consiglio comunale, a soli 24 anni. Eravamo in cinque nel gruppo di Rifondazione Comunista: accanto a me il capogruppo Carlo Migliorelli, l’indimenticato e indimenticabile Fabrizio “Just” Giustozzi, il giovanissimo (credo uno dei più giovani consiglieri eletti della storia maceratese) Michele Lattanzi e il non ancora quarantenne Luciano Borgiani.
Ricordo quel ballottaggio come fosse ieri: agli slogan decisamente populisti di Masino Ercoli (che allora rappresentava il passato, quel pentapartito da sempre al governo della città) opponemmo, con Gian Mario Maulo, una discussione articolata sul programma, sulle cose da fare per rilanciare Macerata. Davide contro Golia, per certi versi, tanto che la consapevolezza della sconfitta aleggiava nelle coscienze di molti di noi anche se…
Debbo ammettere che chi ci credeva più di tutti era proprio Gian Mario: ad ogni incontro cresceva sempre più e, tra gaffes madornali di altri candidati e la sicumera tipicamente democristiana (anzi, Popolare) di quegli anni, acquistava simpatia e credibilità.
Tangentopoli fece il resto spazzando via i partiti della “Prima Repubblica” e assegnando a quella nostra sinistra (PDS, PRC, la Rete e la lista civica Città dell’Uomo) il consenso necessario per governare la città.
Forse fu proprio la vittoria inaspettata (in tanti, quella domenica sera, esclamarono “e adesso che facciamo?”) a darci quell’entusiasmo, quell’allegria, quel gusto di lavorare insieme di cui parla Gian Mario, di certo tante cose buone riuscimmo a farle in un clima di scetticismo generale ma, al tempo stesso, di grandi aspettative nei confronti di una compagine di governo costituita in gran parte da esordienti.
Maulo ha elencato tante delle cose costruite insieme in quei quattro anni, dal mio punto di vista vorrei sottolineare ulteriormente come quell’esperienza amministrativa segnò il destino dei servizi sociali maceratesi: è vero, si passò dal mero concetto di assistenza a quello del servizio vero e proprio inteso come diritto e non come concessione, quasi come si trattasse di carità o benevolenza.
Dal 1997 in poi le amministrazioni che seguirono (Menghi, Meschini, Carancini) dovettero rapportarsi con un’altra “cultura” dei servizi sociali, quella cultura che oggi fa di Macerata una delle città più avanzate in Italia per la quantità e la qualità dei servizi erogati.
Tutto andò nel migliore dei modi? No, assolutamente. Lo stesso Gian Mario lo ammette. Pagammo sicuramente l’inesperienza, a volte un eccessiva radicalità (come nel caso della repentina e severissima pedonalizzazione del centro storico) ma, tutto sommato, si trattò di una buona esperienza di governo che avrebbe meritato maggior fiducia da parte delle forze politiche.
A livello nazionale, i rapporti tra PDS e Rifondazione, soprattutto a causa del massimalismo di Bertinotti, si erano raffreddati e, di lì a poco, proprio l’allora segretario del PRC sancì la fine dell’esperienza dell’Ulivo inaugurando la fase delle “due sinistre”.
Anche a Macerata i rapporti tra i due partiti iniziarono a deteriorarsi e Rifondazione, probabilmente cadendo in un “trappolone” ordito proprio dal PDS, divenne il partito “anti Maulo”, di fatto sancendo la fine di “Città Solidale”.
In quel 1997, principalmente per quel motivo, non rinnovai la tessera e, quasi “anticipando” la scissione dei Comunisti Italiani che puntualmente avvenne nel ’98, assistetti dall’esterno alla vittoria del centro destra guidato da Anna Menghi. Ma questa è già un’altra storia…
Appunto Alessandro quella vittoria del Candidato sindaco Anna Menghi è un’altra storia!!! … Che inoppurtunamente, forse volutamente, chiami vittoria del centro destra e che io definirei più propriamente la sconfitta dei pariti di centro-sinistrra e di centro-destra!!! … La differenza con la vittoria elettorale della cosiddettatta “Città solidale” di Maulo, che richiami romanticamente come una sorta svolta, ma di sole parole perchè nei fatti non voluta, è proprio questa. Prova ne è, che Maulo si alleò, come tutto il centro sinistra, con il centro destra per porre fine all’amministrazione Menghi e non all’amministrazione di centro destra!
Carissimo Placido, “è un’altra storia” in senso temporale, un altro capitolo della storia di Macerata, successivo a quello di Città Solidale. Ognuno valuta le cose con il proprio metro di giudizio, è chiaro e inevitabile: per me quell’esperienza non fu negativa nè tantomeno propedeutica ad errori commessi successivamente. Fu di certo un’esperienza di “rottura” con il passato: certi schematismi saltarono, altri e nuovi si consolidarono, altri ancora si riproposero ma – lo ripeto – se ci fosse stato un seguito probabilmente si sarebbe riusciti ad aggiustare il tiro rispetto ad alcuni eccessi e ad alcuni errori. Non voglio ripetere quanto scritto da Maulo, certe conquiste di allora sono sotto gli occhi di tutti. Possono essere criticate ma disconosciute proprio no. Nel 1997 vinse il centro destra con Anna sindaco. Chi c’era in giunta? Forza Italia, l’allora UDC (come si chiamava? CDU?), Destra di Popolo (?), Alleanza Nazionale, insomma tutto lo schieramento! Quindi non scandalizzarti se scrivo che vinse il centro destra! Poi le cose andarono come sappiamo tutti: la giunta, dopo diversi rimpasti, si affrancò dai partiti dello schieramento e divenne un soggetto del tutto disancorato dal consiglio e dalla maggioranza che avrebbe dovuto sostenerla. Alcune battaglie condotte da te e da Anna meriterebbero di essere riviste e, magari!, addirittura riprese. Ciò non toglie che la responsabilità della caduta di quell’amministrazione sia da ascrivere allo stesso centro destra che vi tolse il sostegno; il centro sinistra, assecondando quella crisi, si limitò a fare semplicemente il suo dovere. Un caro saluto, al prossimo svapo!
@ alessandro savi
Non è oro tutto quel che luccina, soprattutto quando al ballottaggio diversi esponenti del vecchio pentapartito (che avevano fatto votare Ercoli al I turno) “casualmente” preferirono fare (discretamente s’intende) il tifo per Maulo.
Alcuni Mangiafuoco, che venivano additati come vecchiume da superare solidalmente, hanno poi continuato a tirare e fila dall’opposizione, dentro e fuori dal Consiglio…
…
…Tutto cambi, affinchè nulla cambi
Un’esperienza di partecipazione dal basso unica a Macerata finita nel peggior modo possibile per la “partitocrazia” e cioè con la mancata ricandidatura del Sindaco uscente.
Da allora ad oggi un prodigo commentatore (vedi commenti 6/8!!!) ha cambiato più casacche di Ibraimovic e vuole spiegare a noi la politica.
Che raffinato umorista!!!
Gentilissimo Cherubini, due domande se me lo concede.
Quali sarebbero le casacche da me cambiate? Se si escludono le scissioni, ho cambiato una volta soltanto e, almeno credo, per motivi più che validi. Il passaggio PCI-Rifondazione è stato il risultato di una scissione che ha riguardato tanti compagni così come quello da Rifondazione ai Comunisti Italiani. L’unica casacca cambiata è rappresentata da Italia dei Valori, altro partito oggi scomparso. Tanto che oggi, in consiglio comunale, faccio parte del gruppo autonomo. Se magari si informasse meglio prima di scrivere, eviterebbe di fare paragoni imbarazzanti come quello con Ibrahimovic. Se ha letto bene, il mio post è semplicemente un ricordo di una esperienza amministrativa passata (quella attuale non la commento più da tempo) che ho contributo a far nascere e a far crescere. Una esperienza che ricordo sempre con grande piacere (quindi la penso esattamente come lei) tanto che, proprio per quelle disgraziate scelte di alcune forze politiche nel lontano 1997 (ciò che lei chiama “partitocrazia”), sono uscito da Rifondazione per aderire al PdCI l’anno successivo. Per essere ancora più chiaro, lasciai Rifondazione proprio a causa della sua scelta di non ricandidare Gian Mario Maulo. Io non ho la pretesa di spiegare la politica a nessuno, spero non vorrà togliermi il diritto di contribuire ad arricchire una memoria storica con ricordi personali: questo era l’unico intento del sottoscritto. Non riesco proprio a comprendere il motivo di tale acredine vieppiù dimostrata da lei nei miei confronti. Saluti.
Scusate, sono arrivato tardi…ma di quale città state parlando?