di Alessandra Pierini
Lavorare e informarsi su internet dovrebbero essere considerate, in epoca di rivoluzione digitale, come attività di tipo complementare e non come antagoniste. Per lavorare bene internet è molto spesso uno strumento indispensabile e i giornali di informazione online, al pari, oltre ad arricchire il dipendente possono essere un valido sostegno e fonte di approfondimento. Non è così per la Provincia di Macerata. Nei giorni scorsi infatti i dipendenti dei settori Ambiente (diretto da Luca Addei) e Urbanistica (diretto da Alberto Gigli), con sede a Piediripa, in via Velluti, si sono accorti di non poter più accedere a diversi siti, tra i quali Google Earth e quasi tutti i giornali online.
Questo perchè è stato inserito un filtro che oscura siti e giornali on line contenuti in una black list e che non consente ai dipendenti comunali di accedervi. Difficile sapere di chi sia la decisione e se l’obiettivo sia evitare ai lavoratori distrazioni o incoraggiarli a lavorare in maniera più intensa. Fatto sta che la misura adottata è di sicuro drastica.
Basti pensare che qualche anno fa, negli uffici del Comune di Macerata, bastò molto meno per far infuriare le Rsu. Allora, era il 2009, il segretario comunale inviò una circolare che diffidava i dipendenti dall’utilizzo di internet per fini diversi da quelli lavorativi ma dovette tornare sui suoi passi (leggi l’articolo).
Quanto sta accadendo in Provincia ha invece un tenore diverso, tanto più che i dipendenti interessati dal provvedimento, non sono tutti ma solamente una piccola rappresentanza, esclusa dall’uso della rete, solo per il fatto di trovarsi in una sede differente.
Comunque questi lavoratori hanno già manifestato il loro disaccordo. Si attendono le reazioni.
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Che guaio! Questi si che sono problemi seri! Comunque sia per non sbagliare CHIUDETE TUTTE LE PROVINCE! Subito!
passano ore su facebook ,cronache maceratesi ,you tube ,ebay ,subito. it, ecc ecc …
Decisione saggia.
spero che vengano dati loro gli strumenti necessari per svolgere il proprio lavoro e cioè l’accesso a siti istituzionali, protezione civile, scuole, ecc. Tutto il resto in orario lavorativo si chiama “cazzeggio” e nelle aziende private “serie” è da un bel pezzo che è oscurato.
Ma andiamo !!!! I dipendenti hanno già manifestato il loro dissenso ???? Hanno fatto bene gli amministratori della rete a chiudere l’accesso ai siti non utilizzati per lavoro. Se fossero liberi professionisti o lavoratori autonomi se la gestirebbero da soli, ma sono dipendenti pubblici. Noi non possiamo pagarli anche per andare su facebook o altro.
Per i lavoratori dipendenti del privato questo è già succeso da anni dopo che ci si è resi conto che venivano pagati per lavorare e non per “navigare”.
Se il datore di lavoro prevede per determinate professionalità libero accesso ad informazioni le dedica allo stesso.
Il semplice motoivo di avere accesso alla rete non prevede la libera navigazione negli orari di lavoro.
Oppure si ritorni ad avere il quotidiano preferito aperto sulla scrivania……fà un altro effetto vero? L’impressione di essere sfaccendati è troppo evidente?
Quando si ritorna a casa si dia libero sfogo alle attività ludiche mentre in ufficio si lavori.
Altrimenti avremo una discriminazione sulla discriminazione verso i colleghi che non dispongono di terminali .
Decisione opportuna e saggia. In ufficio si lavora non si cazzottiamo come dice Francesco 66.
Giusto