L’esperienza di una maternità a 15 anni è stata l’oggetto del tema scritto da una ragazza dell’istituto superiore Matteo Ricci di Macerata in occasione del XXVI concorso scolastico europeo dal titolo “Uno di noi”, indetto dal Movimento per la vita italiano con l’alto patronato del Presidente della Repubblica italiana. La grande ricchezza umana contenuta nell’elaborato della 15enne ha fatto sì che la ragazza fosse una delle vincitrici del Concorso insieme ad altre ragazze e ragazzi di Macerata e della provincia. Come premio avranno un viaggio a Strasburgo, a fine novembre, per visitare il Parlamento europeo.
«Ricordo quel giorno di pioggia, freddo, angosciante, la mano tremava nella tasca dove stringevo un test di gravidanza, gli occhi gonfi di lacrime e il cuore di paura. Dentro quella strana sensazione di sentirmi la pancia già piena di “qualcosa”, qualcuno. Camminavo verso casa del mio fidanzato, quel 28 dicembre del 2010 quando scoprii di essere incinta. Fu un attimo e tutto crollò: corpo, mente, progetti. Tra sguardi increduli, gambe tremanti, urla e pianti infiniti. Tutte le aspettative, i sogni, le mille domande si racchiusero in una giornata intera passata abbracciati in un letto, mentre la razionalità mi portava ad una decisione che prevedeva responsabilità dalle quali mi sentivo schiacciare. Un enorme peso mi accompagnò quella sera a casa, quando decisi di dirlo ai miei genitori. Sapevo già, dentro di me, cosa avrebbero riposto. Senza indugio mi confortarono dicendo che tutto ciò che è Vita darebbe stato da loro accettato e accolto come un dono.
Il problema allora divenne un altro: le convinzioni avute fino a quel giorno, le idee, i valori di una vita si frantumarono. Mi imposi quindi di non amare quell’esserino, di far finta che non fosse reale, pensando così che sarebbe stato più semplice per me porre fine alla sua esistenza; annullando cuore, mente e pancia anche alla prima ecografia, quando capii che ciò che non volevo fosse vero aveva un cuoricino che batteva e si muoveva, ma altro non era che un “granello di sangue”.
Da lì iniziarono colloqui avvilenti nei consultori fra assistenti sociali e psicologi pronti a dare giudizi su momenti di debolezza portati a farmi pensare che se ero lì davanti a loro non sarei potuta essere una “buona” madre e che era comprensibile alla mia età. Arrivai così, quasi allo scadere del secondo mese in un’aula di tribunale, dove un giudice ascoltava il mio essere inadatta a questa creatura, quanto mi sarebbe stata scomoda e questo lo portò a prendersi la responsabilità di firmare un foglio che mi permetteva di porre “fine” a questo incubo.
Andai in ospedale, dove un medico cercava freneticamente un buchino, in quel grosso libro, dove potermi infilare; libro pieno di tante passate e future date di morte di piccoli bambini. Attendevo e intanto non potevo far altro che ricordare il mio primo bacio con D. : rivedermi gli sguardi complici e felici, la gioia nelle poche parole, che erano solo nostre, nell’allegria riflessa nei suoi occhi verdi …” E se avesse gli occhi verdi? Quelli stessi occhi che mi hanno fatto innamorare? Volevo davvero far spezzare così tanta felicità dall’odore metallico e fastidioso di una sala d’aspetto di un ospedale? Dissi di sì, anche quando mi proposero il 4 febbraio come data ultima per porre fine a tutte le mie preoccupazioni. Dopo svariate direttive finali, aspettai che quel giorno arrivasse, a conclusione dei tre mesi più lunghi e indimenticabili della mia vita. E arrivò quella mattina, in un lampo.
Non mi sono mai alzata da quel letto, sono rimasta lì, immobile, con le mani ancorate alla pancia, in un nuovo senso di protezione per questo bambino che finalmente riuscivo a sentire mio e ora sapevo che non avrei permesso a nessuno di strapparmelo via con ferri e forbici e di buttarlo insieme ai rifiuti ospedalieri. Era mio e lo volevo! Anche quel giorno, come il primo, il letto fu una fortezza di emozioni, che condivisi abbracciata a chi stava capovolgendo la sua vita insieme alla mia, ma con una consapevolezza diversa, cioè che niente sarebbe andato storto perché, comunque sia, nostro figlio viveva!
Dopo sei mesi, il 21 agosto, nacque il nostro bambino e da lì in poi, da tre persone, ne diventammo una. Vedere i suoi occhietti, le sue manine, le sue lacrime, le prime parole insieme ai primi passi; l’entusiasmo di quando ti corre incontro in una grande risata è tuttora il regalo più bello che ogni giorno ci regala. Io avevo 15 anni, D. 18, la nostra vita è stata sconvolta, ma cosa può cambiare per il semplice fatto che c’è una personcina in più che ti vuole bene? Che importanza può avere se c’è l’amore?».
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Le esperienze di vita sono sempre toccanti,e una scelta come questa cambia la vita e forma molto. Il problema è chi te le propone come modello positivo, e non parlo della ragazza, ma di chi politicamente o socialmente ne vuol fare un cavallo di battaglia. Spesso questa gente è la stessa che tutti i giorni propone un modello sociale,di lavoro,di progresso e culturale totalmente sfavorevole alla “prolificazione umana”. Sarà banale parlare di servizi all’infanzia che mancano,sarà banale parlare di precarietà che impedisce di fare progetti a lunga scadenza e di uno stato sociale che langue totalmente nei confronti dei più giovani,sarà banale parlare di tempi di lavoro spesso inconciliabili con una socialità familiare o di coppia,sarà banale parlare di impoverimento ed inquinamento del territorio,ma se si vuole tutelare la vita umana, forse si dovrebbe iniziare da qui.In un ambiente favorevole la vita torna a rifiorire,in un deserto invece si muore.E spero che chi si senta guidato dai propri valori riesca a capire che certi valori non si difendono in modo ipocrita.
brividi e lacrime…complimenti e tanti tanti auguri!!
@Josh secondo me bisogna partire dall’individuo, dalla famiglia, dal valore della vita, dall’educazione civica ecc… tutto andrebbe alla perfezione anche senza alcun servizio!! questa ragazza ha dimostrato di essere molto più forte e matura di tante istituzioni o servizi sociali…e il merito va tantissimo ai genitori che l’hanno capita e appoggiata invece di gridare allo “scandalo”!!!
Fantastica! basta che a 30 anni non diventa nonna e a 45 bisnonna! 🙂
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=34656&typeb=0&Loid=100&Preservativo-questo-sconosciuto-Ecco-le-istruzioni-per-l-uso-
Il racconto, decisamente impressionante per la giovanissima età della protagonista, da brividi sotto certi aspetti, suscita moltissimi spunti sui quali riflettere: il sesso facile praticato, per di più senza cautele, da ragazzi adolescenti; un iniziale contrasto tra la ragazza e la sua famiglia, quest’ultima sin da subito aperta alla nuova vita in arrivo (contrasto che, se ho ben capito, ha portato alla decisione della ragazza, in qualche modo incoraggiata dai servizi sociali, di rivolgersi al Giudice per essere autorizzata ad abortire, seppure minorenne); l’aborto, che la ragazza in un primo momento vuole ed intende semplicisticamente come un normale anticoncezionale; il ripensamento finale, condiviso anche dal padre, a sua volta giovanissimo; l’inquietante e angosciante riferimento a forbici e ferri, che sarebbero dovuti intervenire per spegnere meccanicamente, alla fine del terzo mese, la vita nascente; il feto, destinato ad essere smaltito come rifiuto speciale; infine l’arrivo su questa terra dolente del nuovo inquilino, che oggi sgambetta felice e se la ride.
Insomma, nonostante il lieto fine (che comunque genera qualche preoccupazione per l’avvenire, considerata la giovanissima età di tutti i protagonisti), si tratta di un drammatico spaccato di vita giovanile, che sempre di più in età troppo precoce si trova in situazioni per le quali è psicologicamente impreparata, alle prese con decisioni che quasi sempre mettono in crisi anche gli stessi adulti.
Fortunatamente in questa vicenda la ragazza ha potuto trovare un valido aiuto in una famiglia sicuramente ben strutturata e sufficientemente sana, che è sempre un rifugio sicuro nei momenti difficili della vita. E l’aborto, a prescindere dalle convinzioni religiose, comunque costituisce (pure per il padre potenziale) un lutto doloroso e difficile, anche se minimizzato, nascosto e intimamente negato, magari destinato ad apparire o a riapparire a distanza di molti anni, quando poi mentalmente si chiede perdono e si dà un nome alla creatura che non è nata.
¡¡¡¡VIVA LA VIDA!!!!
Un grazie di cuore a questa giovanissima mamma e al suo speciale fidanzato per aver detto di si alla vita. Il suo racconto mi ha fatto piangere come non mi capitava più da moltissimi anni. Questo bimbo è davvero fortunato ad avere dei genitori e dei nonni fantastici che oltre a dargli la vita fisica e a farlo crescere sano e forte, sicuramente lo cureranno anche nella crescita spirituale. Un abbraccio forte forte a questa nuova famiglia !!!
Nn m ßento d gridare allo scandalo… La famiglia prima di tutto! Prima i genitori poi i nonni di questa creatura… Ma m preoccupa nn poco queste baby prostitute di cui tnt si parla in questi giorni in tnt canali televisivi m preoccupa questo sesso sfrenato senza precauzioni in tenera età….
http://adamomagazine.wordpress.com/2013/11/09/ancora-e-ancora-dalla-parte-delle-bambine/
Brava!
questa ragazza ha fatto la sua scelta e io la rispetto. Rispetto pure chi nella sua situazione decide di dare il bimbo in adozione oppure di abortire