Continua la battaglia contro i rifiuti bruciati nel cementificio

CASTELRAIMONDO - Un ex dipendente: "L'azienda è soggetta ad un monitoraggio continuo". Chiesta dal Comune una centralina di monitoraggio all'Arpam

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I cittadini presenti all'incontro pubblico a Castelraimondo

I cittadini presenti all’incontro pubblico a Castelraimondo

Una serie di incontri con esperti, rivolti alla popolazione per diventare “attivatori civici” e partecipare in modo consapevole alla discussione sul nuovo impianto, organizzati dal comitato Salva Salute, insieme ai comuni di Gagliole e Castelraimondo, la richiesta di un sistema di monitoraggio e di uno studio epidemiologico della popolazione, in attesa di conoscere dall’istituto superiore di sanità i dati sull’incidenza dei tumori nella zona. Sono queste le richieste avanzate durante l’incontro di domenica pomeriggio “Cemento e rifiuti: resoconto e prospettive”, svoltosi in un cinema Manzoni pieno di persone. «A novembre esce il piano regionale di gestione rifiuti – ha detto Dominique Thual del comitato –, dobbiamo essere partecipativi, se ci aspettiamo che si continui sulla strada della raccolta differenziata». «Si prevede nel documento regionale per il piano di gestione dei rifiuti, che nel 2016 si prevedono di bruciare 70 mila tonnellate di combustibile solido secondario derivato dai rifiuti, senza che in questo documento e nell’autorizzazione dell’impianto futuro del cementificio si parli mai dei rischi per la salute – ha detto Daniele Antonozzi del comitato –, l’inceneritore del Cosmari, che è ormai chiuso ha una portata di fumi 10 volte inferiore alla Sacci, nel 2011 nei forni del cementificio è stata registrata una concentrazione di diossina, pari ai limiti previsti per gli inceneritori». «Nessuno in tutti questi anni si è

Il cementificio Sacci

Il cementificio Sacci

preoccupato di installare una centralina di controllo, presso la scuola materna di Gagliole, eppure i rischi ci sono, noi vogliamo dire le cose come stanno, non creare allarmismo», ha concluso Antonozzi. Nel suo intervento ha portato ad esempio la situazione della cementeria Italcementi di Mazzano, in cui è in atto una situazione simile a quella di Castelraimondo, in cui è stata effettuata un’indagine epidemiologica prima di autorizzare l’ampliamento, in cui ai due comuni in cui insiste la struttura, l’azienda proprietaria ha concesso 5 milioni di euro ciascuno come compensazione, mentre per l’ampliamento Sacci è previsto soltanto un progetto di ristrutturazione delle torri di Crispiero.

Hanno poi preso la parola Gabriele Santarelli, collaboratore della deputata Patrizia Terzoni del Movimento 5 Stelle, il quale ha presentato la mozione del gruppo, contro l’utilizzo di rifiuti come combustibili (Css), da bruciare nei cementifici. Santarelli ha spiegato come la direttiva Ue vada nella direzione di incentivare l’utilizzo del Css in una fase transitoria, ricordando le perplessità del decreto Clini che ne autorizza l’uso in Italia, principalmente per il fatto che la qualità del Css è certificata dagli stessi produttori, senza certezze sulla provenienza dei rifiuti. «Sono

Un momento dell'intervento di Daniele Antonozzi

Un momento dell’intervento di Daniele Antonozzi

disponibile a dare supporto al comitato nell’opera di informazione e per l’accesso ai dati – ha detto Mario Morgoni, senatore del Pd –, ho presentato in Senato una mozione sul Css. Da uno studio Nomisma si ricaverebbero 650 milioni di euro l’anno, trasformando i rifiuti in energia. Prima di costruire nuovi inceneritori, meglio usarli in impianti che producono cemento, al posto del combustibile fossile. In Olanda e Germania si usa per più del 50 per cento, non c’è nulla di scandaloso in questa impostazione. Occorre però evitare che i cementifici diventino inceneritori. Non è un’idea geniale quella di chiudere i cementifici, siamo i primi produttori di cemento in Europa, l’uso del Css ci deve condurre ad evitare nuovi impianti di incenerimento. Occorrono misure compensative commisurate al vantaggio che ha l’azienda». Il senatore ha ricordato come l’Italia sia stata multata dall’Unione Europea per la cattiva gestione dello smaltimento dei rifiuti, e che la metà dei 30 milioni di tonnellate ogni anno prodotti, finisce in discarica. Nel suo intervento l’ingegner Cruciani di San Severino ha letto una relazione del dottor Stefano Leonesi dell’Assam, il servizio agrometereologico regionale. «In questi documenti c’è un uso artefatto dei dati – ha detto Cruciani –, è stata utilizzata per le rilevazioni la stazione della Pieve di Macerata, distante oltre 30 km, non si capisce perché non sia stata usata quella dell’Assam, più vicina alla zona e con dati completi». Per l’ingegnere i quantitativi di rifiuti ammessi come Css nel cementificio sono eccessivi, parlando i tecnici Sacci si stimerebbero 36 mila tonnellate l’anno, non le 100 mila dell’autorizzazione. Michela Quagliotti del comitato ha letto la relazione della pediatra matelicese Anna Grazia Ruggeri, che pone in evidenza il rischio di aumento di tumori nelle zone in cui si effettua incenerimento, specie nei bambini,  evidenziando tutti i rischi di sostanze quali diossina e metalli pesanti.

L'intervento del senatore Mario Morgoni

L’intervento del senatore Mario Morgoni

Il presidente del comitato l’ingegnere Luigi Travaglini ha spiegato che l’obiettivo del comitato è il confronto. «Occorre non delegare l’approfondimento ad altre istituzioni, lavoriamo per fare chiarezza, sia per la popolazione che per i lavoratori del cementificio», ha detto. Ha ricordato tutti i punti critici, quali il fatto che il nuovo impianto Sacci non produrrebbe minori emissioni, non sono state definite le emergenze fuori controllo, l’insufficienza dei filtri per il contrasto alle nanoparticelle. Travaglini ha spiegato che se la regione ritirerà l’autorizzazione integrata ambientale Aia, decadrà automaticamente il ricorso al Tar presentato dal comitato, «allora si potrà discutere una nuova Aia con tutti i portatori di interesse. Per quarant’anni non ci sono stati controlli, nei prossimi giorni presenteremo altri esposti. Abbiamo chiesto controlli ambientali indipendentemente da quelli per il futuro cementificio, con un rinvio incredibile di responsabilità». Per l’ingegnere l’evoluzione nel riciclo dei rifiuti, renderà non conveniente l’uso del Css, quando il riciclo della plastica, anziché il suo incenerimento, sarà ampiamente diffuso. «Cambiamo punto di vista, non esiste ancora un cementificio in grado di bruciare 100 mila tonnellate di rifiuti l’anno – ha concluso Travaglini –, pensiamo invece a costruire un nuovo cementificio serio e moderno, per fare cemento in modo concorrenziale sul mercato». L’ingegner Bisonni della Nuova Salvambiente che ha spinto per la chiusura del termovalorizzatore del Cosmari, ha spiegato l’esperienza del suo comitato.

Ha voluto portare la sua testimonianza Giuliano Troiani, dipendente in pensione del cementificio Sacci, dove ricopriva il ruolo di addetto alla manutenzione e che nel 2003, spinse e dette il suo contributo per il progetto di rinnovamento del forno della cementeria, per cui l’autorizzazione è giunta esattamente a dieci anni di distanza. «Le emissioni al limite del valore previsto per l’inceneritore ci sono state perché quello attuale è un impianto di vecchia concezione, per cui nel 2003 è stato avviato il processo per rinnovare gli impianti. Se oggi si richiedesse una nuova autorizzazione ci vorrebbero altri dieci anni – ha detto Troiani –, voglio smentire le tante false notizie diffuse ad arte, che hanno gettato discredito sull’opera della Sacci, delle maestranze e delle amministrazioni ed istituzioni che hanno seguito la vicenda. Il cementificio è sottoposto a controlli da enti certificati, esiste da cinque anni un sistema di monitoraggio dei gas al camino, disponibili in tempo reale, agli uffici preposti. La manutenzione è sempre stata svolta con grande cura, l’azienda ha conseguito importanti certificazioni di qualità ed è attenta all’ambiente».



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