di Laura Boccanera
Vendita sì, vendita no, per le farmacie comunali di Civitanova si prefigura la terza strada, quella della cessione in vendita delle quote. Il “coup de théâtre” è emerso ieri sera in una lunghissima riunione di maggioranza, dove per oltre 5 ore si sono avvicendate gli opposti schieramenti tra la fazione di chi è per la vendita e di chi invece vuole conservare e non accorpare le farmacie. Alla fine del dibattito il sindaco ha esposto la terza ipotesi, per ora appunto solo un’idea sulla quale però Corvatta ha chiamato la maggioranza a riflettere. L’esperimento della cessione delle quote non è nuovo ed è stato già attuato, ad esempio, dal Comune di Grosseto. «Ho rilevato una sostanziale condivisione, se pur con sfumature differenti, per quanto concerne l’accorpamento, tema che rappresenta uno dei punti caratterizzanti del programma elettorale del centrosinistra. Sul tema delle farmacie, al termine della discussione, ho cercato di individuare una sintesi capace di incontrare l’accordo della coalizione»spiega Corvatta. «Ho cercato di estendere la riflessione su una prospettiva più ampia, ritenendo che oggi il tema non sia meramente se vendere una o più farmacie o non farlo – prosegue il sindaco -, in questi giorni stiamo ad esempio valutando la percorribilità di altre soluzioni fino ad oggi non prese in considerazione. Per il momento si tratta di ipotesi da valutare e sviluppare dettagliatamente. E’ in questo senso che ho preso l’impegno di riferire alla maggioranza una linea più definita al termine di una serie di incontri che svolgerò da qui alla prossima settimana».
Quel che è certo è che la proposta ha lasciato un po’ di perplessità fra i gruppi consiliari che appoggiano la maggioranza: Ivo Costamagna della lista Uniti per Cambiare è favorevole alla nuova linea (che fra l’altro prevederebbe quindi anche il mantenimento del cda e di conseguenza la presidenza del compagna di lista Carlo Centioni). «Abbiamo però riscontrato una rigidità del Pd quando si parla di partecipate – spiega Costamagna –, le nostre battaglie sono sulla trasparenza, sulla Ceccotti e oltre tutto i Cda delle partecipate sono già stati tagliati per quattro quinti, per cui non si parla di sperpero, ma di salvaguardare e lasciare pubbliche le farmacie». In merito a obiezioni sul fatto che nel programma del centrosinistra si parlasse di accorpamento delle società in un’unica partecipata, Costamagna commenta: «Il programma è stato fatto prima della spending review, qui c’è una situazione modificata rispetto all’attuale situazione legislativa». Esprime perplessità Piero Gismondi (La nuova città): «Riuniremo la lista giovedì per parlarne, è una proposta di cui prima non abbiamo sentito parlare».
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Con l’azionariato sarà più facile vendere le quote e anche licenziare i dipendenti che ora sono tutti contenti perchè credono di salvarsi il posto invece entro due anni e dopo la mobilità saranno tutti presi e mandati via. Invece i politici avranno salva la poltrona con un Cda fantoccio. Complimenti davvero, questa è la sinistra dal volto umano. Neanche avranno il problema di accorparli all’Atac. I sindacati dove sono a dormire???
Caro IVO, se il tuo programma è stato fatto PRIMA della “spending review”, A MAGGIOR RAGIONE dovresti preoccuparti di FAR RISPARMIARE AI CITTADINI i compensi per CENTIONI (grande manager di comprovata esperienza).
Caro CLAUDIO TOMMASO…. ma chi caspita ti compra le quote delle Farmacie con quei DUE SOLDI di utili che tira fuori. A meno che non si convincano per la presenza di CENTIONI, grande manager di comprovata esperienza….
Sono seriamente preoccupato.
FARMACIE COMUNALI FRA STOP & GO!
Tante chiacchiere ma anche tante divisioni e notte fonda……alla fine le FARMACIE COMUNALI non si vendono ne si accorpano.
Così il Plenum della maggioranza del Sindaco Corvatta.
Una soluzione probabi…lmente provvisoria ma che vede le tesi del Presidente del Consiglio Comunale Ivo Costamagna e della lista Uniti per Cambiare prevalere a scapito delle tesi del PD e non solo.
Lo sbocco naturale considerato che nelle condizioni politiche della maggioranza l’idea della vendita era il semplice e brutale fare cassa e non per un disegno strategico complessivo con al centro i servizi sociali.
Nemmeno pensabile oggi a nostro avviso ad un l’accorpamento delle Farmacie all’ATAC spa stante le sue condizioni attuali finanziarie.
Ancora una volta confusione divisioni politiche e paralisi .In questo contesto le terze vie come vendita di quote azionarie delle Farmacie avvolte nella nebbia.
Sulle Municipalizzate si sta perdendo la strada maestra di una strategia obbligata .Azzerare tutte le ex Municipalizzate e costituire una sola Multiservizi
Questo sbocco presenta delle serie controindicazioni per i partiti come meno Poltrone ma per i cittadini più efficienza ,più risparmi più qualità nei servizi.Ancora una occasione persa.
Le farmacie stanno diventando un rompicapo di difficile soluzione. Attorno al pianeta Farmacie si sono dette tante cose e molte sono infondate, frutto di estrapolazioni fatte ad arte per portare acqua alle proprie tesi. La prima è che non c’è mercato, con i tagli della sanità cala il fatturato dicono i saggi ed esperti del settore. Inoltre portano a testimone Tolentino, ma Tolentino non è una vivace cittadina della costa
Le farmacie hanno una funzione sociale, quale? Qualcuno lo dica con forza alla città! Vendere per finanziare la spesa corrente significa dilapidare un capitale, questa frase è in bocca ad esperti e politici che dimostrano di ignorare il funzionamento della macchina amministrativa comunale, non sanno che il ricavato della vendita di un bene non può essere destinato alla spesa corrente. Se si vende e si licenziano le famiglie, dimenticano al clausola sociale.
La più scioccante è che l’accorpamento serve a pagare i debiti dell’ATAC, parlano tutti saggi e politici senza aver mai letto il bilancio dell’ATAC. Ci sono molti si dice in questa storia.
Questa amministrazione ha firmato un patto elettorale/programma amministrativo con cui si è presentato alla città. Questo programma preveda la costituzione di una sola partecipata. Lo si è detto ai cittadini e la parola va onorata.
In più noi siamo in presenza di un deficit comunale di capacità mutuabile che se non rientriamo gradatamente secondo i parametri del patto di stabilità noi non possiamo non solo mutuare, ma neanche attingere dall’avanzo per spese correnti. Da qui la necessità di fare cassa, e di mettere a reddito le proprietà comunali, Piscina, Tiro al volo, palazzine del Lido Cluana, Vecchia Pescheria, aumentare le entrate del comune, ad esempio parcheggi. Ora ci propongono la vendita di quote, il 49% , dubito che disponibile il comune potrà conservare la gestione chi investe 4mukini circa per un utile di poche migliaia di €’? Lasciati in bot rendono di più, e piango per il personale una gestione privata porta sempre alla riduzione del personale, al storia di questi anni ci insegna. Oltra al fatto che una simile scelta porta una perita per il comune di parecchi milioni, perché? Semplice vendendo due farmacie si incassano circa tre milioni e seicentomila € + il bonus del ministero delle infrastrutture del 50% (bonus che esiste sempre ed è stato prorogato al giugno 2014) possiamo arrivare a 5400milioni € e resteremmo proprietario al 100% delle restanti 3+1 farmacie , Non inorridisco aduna gestione con socio privata, ma non era nel programma del centrosinistra, ed in più funziona solo se il socio è maggioritario, come a rimini dove il comune di rimini ha solo il 25% mentre il 73 è in mano ad una società di diritto inglese . Quindi non capisco questo rimandare, non decidere, la città ne paga i costi.
E ci risiamo! Non avete capito che le farmacie si debbono vendere ad ogni costo? E’ lo sport preferito dagli amministratori di tutta Italia che, pur di fare cassa, spesso senza dire per fare cosa, non sono in grado di un pò di lungimiranza nella salvaguardia del cittadino.
Perché dico questo? Ora che sono in pensione ed ho tempo per navigare in internet, ho preso a cuore questa diatriba e sono sempre alla ricerca di riscontri su quanto viene detto di volta in volta.
L’altra volta ho visto il link di un commentatore circa la mala parata in cui versano le farmacie private: io ho trovato alcune chicche che riguardano la gestione dei sopraggiunti soci privati in farmacie pubbliche. Finora ho trovato gestioni di gruppi (tipo Alliance) che pur avendo quote anche fino all’80% ricavano “pochi spiccioli” come li chiama qualcuno. Ma non è di questo risvolto di cui voglio parlare.
La cosa che mi ha colpito, e che voglio sottoporvi, è questa
http://www.farmacista33.it/farmacie-comunali-a-milano-posti-di-lavoro-a-rischio-sindacati-in-allerta/politica-e-sanita/news-47775.html
e si che il privato che gestisce le farmacie comunali di Milano è una grande multinazionale che oltre a gestire centianaia di farmacie all’estero ne gestisce 160 nel centro nord d’Italia, tra cui Bologna, dove gestisce anche un magazzino all’ingrosso.
52 licenziamenti su 340 dipendenti, pur di limitare i danni, il 15% della forza lavoro. Certo che la “mission” di una multinazionale è il conseguimento di utili a tutti i costi, anche a scapito dei lavoratori.
Ma non basta, guardate qui
“http://www.affaritaliani.it/emilia-romagna/bologna-farmacie-comunali-60-posti-a-rischio-al-magazzino100713.html?refresh_ce”
La stessa società, come detto, gestisce Bologna e anche qui il taglio di 60 dipendenti del magazzino con la scusa dell’ottimizzazione e conseguente accentramento a Milano. I sindaci che hanno adottato quelle decisioni cosa hanno da dire a quelle 112 famiglie che si troveranno senza lavoro?
Che è’ stato più facile vendere piuttosto che rinunciare ad una gestione politica (fallimentare) delle Aziende, piuttosto che mettere mano alla individuazione e risoluzione dei problemi e rilanciarle.
Nell’articolo si leggono le parole dell’ex Presidente delle Farmacie (quando ancora erano comunali, perché il socio di maggioranza ha cambiato anche il nome in “DOC Morris/Lloyds”)che, inascoltato, metteva in guardia il comune dal cedere le quote dell’Azienda con il pericolo (ora realtà) di un accentramento del mercato del farmaco nelle mani di poche multinazionali le quali poi fanno il bello e cattivo tempo nel settore. Creando catene di farmacie loro dipendenti, possono pilotare il mercato orientandolo verso i prodotti a loro più convenienti, e nulla potranno fare le farmacie private, non essendo organizzate a loro volta in catene.
Sono abbastanza in là con gli anni per ricordarmi il lento morire dei piccoli negozi sotto casa divorati dalla grande distribuzione che, a pimo impatto può sembrare bella e anche vantaggiosa. Che dire, però, di noi anziani che non abbiamo la possibilità, ed a volte la forza, di recarci a fare acquisti in periferia, e chi non ha la macchina deve sempre elemosinare l’aiuto di qualcuno che ti ci porti, non potendo più avere il negozio a portata di mano? Quant’era bello il negozietto sotto casa visto con gli occhi di chi ha bisogno.
Sarà così anche con le farmacie? Quando saranno private e comanderanno loro ( si , perché anche se soci minoritari saranno sempre loro a comandare ed indirizzare la politica aziendale, come accade in altre realtà) spariranno i servizi tanto cari a noi anziani? Dovremmo magari tornare a prendere i pannoloni in ospedale perché per il privato non sarà considerato remunerativo?
Se fossi al posto dei dipendenti delle Farmacie comunali di Civitanova, che magari credono di averla scampata, non sarei tanto tranquillo. Altrettanto non lo sono come cittadino di Civitanova preché, una volta entrato il privato incomincierà a mettere il veto su tutte le iniziative che non hanno uno sbocco economico: a quel punto potrò scordarmi la tanto citata politica sociale dell’Azienda.
Si prospettano tempi duri… Ci consoleremo andando alle partite di volley!!!!!