Le sigle sindacali della provincia di Macerata annunciano lo stato di agitazione contro le scelte dell’Agenzia delle Entrate per la riorganizzazione degli uffici territoriali (leggi l’articolo). Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uilpa, Confsal-Salfi e Flp le definiscono schizofreniche con la conseguenza di depotenziare il servizio e la lotta all’evasione. “Nell’attuale clima nazionale, – si legge nel comunicato sindacale – ormai completamente dimentichi del buon senso, va ad inserirsi la soppressione degli uffici territoriali di Camerino, Recanati e Fabriano. Quindi, meno servizi a cittadini ed imprese, ora che più forte si fa sentire la crisi, proprio ora, invece, che lo Stato dovrebbe presidiare il territorio”.
Una scelta unilaterale che i sindacati contestano fortemente: “Queste soppressioni non faranno risparmiare nulla ai cittadini. Quello che l’Agenzia delle Entrate risparmierà, verrà speso dai Comuni, che, se vorranno mantenere un minimo di servizio, dovranno fornire a loro spese i locali per ospitare gli sportelli dell’Agenzia. Nessun risparmio per le tasche dei contribuenti, anzi, per alcuni una maggiore spesa. I Comuni di Camerino, Recanati, Fabriano ospiteranno un’agenzia che fornirà servizi anche a cittadini ed imprese limitrofe, ma, a totale carico dei residenti dei Comuni ospitanti. Ancora una volta si scaricano costi e disagi sugli ultimi. Senza considerare poi, le preoccupanti ricadute negative sulla sede della Direzione Provinciale di Macerata. L’edificio, in affitto, è già in una situazione di sovraffollamento, una struttura obsoleta che non soddisfa i requisiti previsti dalle normative in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, problema decennale, mai risolto”.
Secondo le organizzazione sindacali l’incontro in Direzione Regionale, di martedì scorso ha avuto un esito totalmente negativo ed è stato proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale delle Agenzie delle Entrate delle Marche. I Sindacati territoriali di categoria, inoltre, hanno ottenuto un incontro previstro domani (27 settembre) con il Prefetto di Macerata durante il quale rappresenteranno le problematiche relative alla ricaduta in provincia del provvedimento definito “sconsiderato”. E’ stato organizzato anche un volantinaggio che si svolgerà a Recanati nella mattinata di sabato prossimo.” Le Organizzazioni sindacali della provincia – concludono nella nota – sono pronte ad ogni forma di mobilitazione, che, auspicano, veda affianco alle lavoratrici e lavoratori delle Agenzie, le Amministrazioni locali, le organizzazioni professionali e datoriali ed la cittadinanza”.
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Se vogliamo veramente e seriamente sopravvivere dobbiamo smetterla con le cialtronerie e le piazzate inconcludenti supportate dalle innumerevoli lobby.
Riporto una dichiarazione del presidente della Puglia, Vendola, riferita alla furia oggi di moda di tagliare servizi ai territori. La riflessione, condivisibile o no, pone spunti interessanti.
“Siamo dinnanzi ad un panorama abbastanza confuso dal punto di vista del ripensamento dell’architettura dello Stato e delle sue articolazioni periferiche. La discussione sul tema delle riforme istituzionali ha subito registrato una modalità anomala: se non si fa una diagnosi precisa di cosa non funziona nello Stato, il rischio è di procedere in modo emotivo, improvvisando, andando avanti nell’abolizione delle Province, tornando indietro, parlando di città metropolitane senza definirne bene i poteri. Siamo dinnanzi ad un quadro caotico, questa è la verità”. Così il governatore della Puglia, Nichi Vendola, al termine dei lavori del seminario politico, su riforme istituzionali, sanità e fondi europei, che ha riunito a Roma i presidenti delle Regioni. “Il quadro caotico – spiega Vendola – è frutto di una mancata analisi di dove siano le patologie, le anomalie, le carenze. Il rischio è che alla fine si produca una disarticolazione pesante della democrazia e del territorio. Su questo penso che le Regioni vogliano offrire un contributo affinchè il cambiamento non sia il precipizio nel caos”. “Siamo sicuramente nell’epoca del federalismo capovolto: una classe dirigente che ha cantato il te deum al federalismo per 20 anni, ora si congeda senza nessuna spiegazione, mettendo in campo una voglia matta di centralismo in cui le istituzioni democratiche periferiche vengono progressivamente private di poteri e di competenze. E’ un centralismo nel quale – conclude – si prova a sottrarre le risorse regionali per farne il salvadanaio della politica nazionale