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Mike Bongiorno, uomo intelligente e grande professionista della tv, aveva fatto della gaffe il suo migliore cavallo di battaglia; una “qualità” che – ben più dell’arte di presentare – ne aveva tenuto in piedi il personaggio a dispetto dell’anagrafe che avanzava. Tutti avvertono e avvertivano come invecchiano certe cantanti, come imbiancano tanti attori, come si ripetono fino all’imbarazzo altrettanti intrattenitori, mentre Bongiorno manteneva intatta la sua freschezza. Un po’ come Corrado e Vianello, altri grandi autointerpreti dell’ironia e del gioco.
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Sì. La gaffe, la papera, la caduta libera, anziché danneggiare l’immagine di un personaggio, spesso ne diventano l’elemento simpatico e coinvolgente, catturante. Certo: la “qualità” richiede notevole intelligenza, perché si possa sbilanciare la tenuta di un’immagine senza nocumenti di sorta. Ma se uno sa prendersi un po’ in giro; se sa umanizzarsi; se non teme di mettersi e di rimettersi in gioco, il più è fatto. Perché la gente capisce e sa apprezzare queste doti che fanno di un mito un essere umano, di una cariatide un cuore battente, di un’ombra un volto, etc.
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Ho scoperto ieri sera – e la cosa mi ha sorpreso notevolmente – che noi marchigiani, geneticamente, siamo dello stesso ceppo degli umbri, dei toscani e dei piemontesi: siamo germanici. Gli studiosi di Aquisgrana in Val di Chienti saprebbero motivare con esaustività questa curiosa e insospettabile appartenenza, ma quel che mi veniva in testa era la faccia di certi lumbàrd che risulterebbero, allo stato dei fatti, ben più meridionali di noi! Anche loro avrebbero preso la loro più superlativa papera; lanciato un boomerang destinato a ripiovergli in testa a tutta velocità. Ma probabilmente questo ce li renderebbe meno antipatici, quando sfoggiano tutto il loro repertorio più deteriore di razza presuntamente superiore, con le ampolle del Po e via baloccando. Certo, dovrebbero essere così sopraffinamente intelligenti da accettare l’acclarata novità: dovrebbero prendersi un po’ meno sul serio. E riparare così dall’inevitabile figuraccia.
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Insomma, le papere. Quando lo scorso anno mi chiesero di ideare un format per onorare San Giuliano l’ospitaliere, mi venne in testa immediatamente di servirmi dell’alimento numero 1 della festa – la papera, appunto – e giocare sul doppio senso del nome: papere da mangiare, ma anche papere da raccontare.
Ne venne fuori un talk show di San Giuliano gradevole, accattivante e saporito: perché, alla fine della serata, venne servita papera arrosto per tutti! Piacque così tanto, lo spettacolo, che quest’anno ci rifacciamo. Abbiamo cambiato location (non più il cortile municipale, bensì la Galleria Scipione) e potenziato l’organico: più ospiti, più sorprese ed anche un riferimento all’accoglienza, all’ospitalità; per onorare San Giuliano non solo mediante il gioco, ma anche la riflessione.
Saremo in tanti: dall’ex calciatore Romano Carancini (oggi sindaco) al direttore di CM Matteo Zallocco, dal jazzista Leo Angeletti al cantante senegalese Pape Mass, dal critico letterario Guido Garufi al giornalista Maurizio Verdenelli, dall’aiuto-regista Rodolfo Craia all’attore Antonio Mingarelli etc., allo storico Giovanni Scoccianti del Comitato “Aquisgrana in Val di Chienti” (e quella di Aquisgrana-Aachen sì, che è una signora papera…) fino alle “vespe” che curiosamente animano il titolo (“Papere… e vespe”) ma sulle quali non sciolgo la curiosità fino alla sera del 30 agosto in Galleria…
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Quanto a me, sono celebre per la mia pessima memoria citazionale: non ricordo mai come si deve un verso dei poeti che amo di più, non ricordo i titoli dei libri né tanto meno gli anni di pubblicazione (nemmeno dei miei!); la memoria mi assiste pressoché infallibilmente solo in due casi: i dischi di Mina e – ma più approssimativamente… – una battuta di un film visto quand’ero piccolo di cui non ricordo il titolo (appunto…) che recitava più o meno così: “Nella pazzia di quelli che sanno prendersi in giro c’è più saggezza di quelli che ostinatamente si prendono sul serio”. È diventato il mio motto segreto. Confesso di non essermene mai pentito.
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Buone papere a tutti!
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Pessima memoria? Direi PESSIMO ITALIANO!!! Più deteriore NON SI DICE. Nella parola è insito il significato completo senza comparativi né superlativi. Inoltre ho avuto qualche difficoltà a comprendere l’articolo per mancanza di punteggiatura adeguata
Per una volta mi sento alla pari………….. il bello dello sbagliare ma il più bello e farlo apposta… e non essere capiti…. bello!!
@ Giovanna Cita
Finalmente qualcuno che lamenta il mio pessimo italiano! Mi mancava. Deve perdonarmi: purtroppo, non avendo mezzi a disposizione, mi sono formato leggendo i romanzetti di Tommaso Landolfi e le poesiole di Vittorio Sereni e Alfonso Gatto, i cui libri ho trovati nei mercatini che vendono a metà prezzo. Purtroppo, nonostante l’eccellentissima lezione, ho mantenuto il vizio di concedermi qualche licenza formale e grammaticale (tipo il “più deteriore” che lei sacrosantamente mi censisce e censura). Me ne dolgo supernamente. Sono piccoli atti di inopportuna presunzione di cui faccio ammenda. Non me ne voglia più del dovuto.
Visto che di papere si tratta avrei ammesso la papera. E senza riferimenti darwiniani, data la conclamata parentela di uomini e anatre.
touché.