di Laura Boccanera
Serviranno ancora alcuni giorni per avere l’esito degli esami effettuati sulla seconda tranche di prelievi fatti in mare e lungo il corso dei fiumi Chienti e Ete Morto, a seguito dello sversamento di digestato avvenuto una settimana fa (leggi l’articolo). Rientrato l’allarme per la balneazione in mare a Civitanova, non si fermano le indagini dell’Arpam e della Forestale, che ha denunciato per il reato di danneggiamento acque e smaltimento rifiuti l’azienda Ambruosi e Viscardi da dove proveniva il digestato. Ma c’è di più. Infatti, l’incidente ha aperto una riflessione sui controlli, tanto che la Regione avvierà un procedimento per coinvolgere le amministrazioni dei comuni dove è avvenuto lo sversamento per iniziare un percorso che sulla base del principio di precauzione operi controlli sulla composizione chimica del digestato. Attualmente, infatti, la normativa sarebbe carente da questo punto di vista tanto che per il digestato utilizzato per la fertilizzazione di campi non impone la rigida osservanza di protocolli come l’Hccp. La seconda tranche di analisi effettuate e che ora sono al vaglio dell’Arpam di Fermo tramite il laboratorio analisi di Ascoli ricercano, oltre ai batteri di origine organica anche l’eventuale presenza di metalli. A spiegare il meccanismo di questo tipo di produzioni è il comandante del Corpo forestale della stazione di Montegiorgio, Andrea Visconti: “l’ecosistema fluviale è stato danneggiato dallo sversamento – spiega – che oltretutto si è inserito in una situazione di crisi del corpo del fiume provocata dalla siccità. L’incontro che la Regione vuole organizzare a giorni ha lo scopo di valutare meglio come utilizzare il digestato. La presenza dei batteri della specie clostridium va studiata ed approfondita perché alcuni sono assolutamente innocui e anzi, fungono da buon fertilizzante per i terreni, mentre altri sono potenzialmente dannosi. In sostanza, questi impianti funzionano come uno stomaco e nel processo di digestione alcuni batteri vengono eliminati, altri invece si moltiplicano e non sappiamo se sono potenzialmente portatori di patologie. Attualmente manca l’obbligo per chi produce e riutilizza il digestato nella propria azienda agricola di produrre analisi e accertamenti periodici. Ogni centrale inoltre (ce ne sono 5 nella provincia di Macerata e 3 in quella di Fermo ndr), esattamente come ogni stomaco, è differente, dipende dalla temperatura di lavorazione e dalla materia prima di partenza, per cui è assolutamente auspicale giungere quanto prima ad una definizione di regolamento che imponga l’accertamento e la definizione puntuale di analisi batteriologiche”.
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E pensare che quando a Petriolo avevamo chiesto un piano di autocontrollo per le materie prime in ingresso e per il digestato in uscita il caporale Calvarese ci aveva riso in faccia e con lui tutti i capiscioni di biogas in Regione Marche. QUesta gente deve andare a casa perchè sono degli emeriti incompetenti e Spacca è il loro padrino e deve avere l’onestà intellettuale e morale di dare le dimissioni! VERGOGNAAAA
Concordo con Sparapani: a capo del cerchio malefico del comitato d’affari del biogas c’è Spacca e la cordata di imprenditori che, negli anni scorsi, ha fatto un mare di soldi soldi col fotovoltaico a terra e con vari operazioni bancarie pregresse ed ora con quella attualmente in corso. Sempre i soliti noti.