di Filippo Ciccarelli
Se fosse una partita di calcio, il cenno di vita dato in extremis dall’azienda Parima varrebbe un gol in zona Cesarini. Nella serata di martedì scorso, alla scadenza dell’ultimatum con cui i sindacati avevano informato l’azienda della rottura delle trattative, è arrivata la risposta. Le parti sociali chiedevano l’apertura delle procedure per la mobilità, l’azienda si è detta disponibile a sedersi a un tavolo. E i sindacati hanno accettato, di fatto congelando la loro azione nei confronti della proprietà, aspettando il summit che si terrà domani a Macerata. Un significativo passo avanti, rispetto ai lucchetti spuntati nottetempo due settimane fa. L’esito dell’incontro è tutt’altro che scontato: la strada è in salita, anche per lo stato deficitario dei conti relativi al 2012 (leggi l’articolo relativo al bilancio) che avrebbero indotto la proprietà a chiudere in fretta e furia lo stabilimento di contrada Mozzavinci. E’ perciò improbabile che si arrivi ad un accordo in breve tempo. La Cisl e la Cgil chiedono l’immediata apertura della procedura di mobilità, e la palla passa alla proprietà. Dal suo canto la Parima è stata avara di comunicazioni ufficiali; non è trapelato nulla dall’amministratore unico, Giacomo Bonifazi, né dalla Gastreghini srl che possiede il 50% della società maceratese. Ma è nota la volontà della messa in liquidazione volontaria della società da parte dei soci. Però lo spiraglio che si è aperto è importante, in una vicenda che si gioca non su un campo di calcio ma sulla pelle di tante famiglie.
GLI SCENARI – Un’ipotesi, questa, che non andrebbe a vantaggio dei lavoratori, già in attesa di alcune mensilità arretrate di stipendio, oltre a liquidazione, ferie non pagate, tredicesima e quattordicesima. Perché nel caso di liquidazione volontaria il fondo dell’Inps non coprirebbe – nemmeno in minima parte – questi arretrati che spettano di diritto ai dipendenti finiti in mezzo ad una strada. Niente esclude, comunque, che possa essere avanzata istanza di fallimento (in questo caso l’Inps potrebbe intervenire con risorse proprie). Ma la partita più importante si gioca sulla mobilità: se la procedura venisse aperta dall’azienda, come auspicano dipendenti e sindacati, nel giro di poco tempo i lavoratori potrebbero ricevere dei soldi, perché basterebbe il via libera della commissione dell’Ufficio Provinciale del lavoro.
Se, invece, non fosse aperta subito la procedura della mobilità, i sindacati sarebbero “costretti” a richiedere la diffida accertativa all’Ispettorato del lavoro. In quel caso ci vorrebbero molti mesi per portare a compimento l’iter, eventualità peggiore per gli (ormai) ex dipendenti Parima, ai quali serve l’iscrizione alle liste di mobilità non solo per le risorse economiche garantite ma anche per poter essere eventualmente assunti da altre imprese.
In ogni caso l’apertura della procedura di mobilità non pregiudica in nessun caso azioni intraprese singolarmente dai lavoratori per recuperare le spettanze dovute.
ADDIO AL WEB – La Parima, che ha cessato di fare pane e dolci da sabato 13 luglio, sta lasciando anche le pagine virtuali di internet. Nel sito del gruppo Sole e Bontà compare ancora il logo Parima (insieme a quelli del Panificio Gastreghini e della Spegam), ma il collegamento rimanda ad una pagina che non esiste più. Se ci si clicca una scritta, in inglese, recita più o meno così: “Ciò è abbastanza imbarazzante, non è vero? Sembra che non riusciamo a trovare quello che stai cercando. Forse fare una ricerca può aiutare”. Se lo dicono loro…
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Notizia positiva: finchè si comunica c’è uno spiraglio per risolvere i problemi con soddisfazione tra le parti.