Si fa sempre più difficile la situazione dei 21 dipendenti della Cm Creazioni di Tolentino che da 35 anni produce abiti da sposa e ha cessato l’attività lo scorso giugno (leggi l’articolo). L’azienda aveva firmato nei mesi scorsi un accordo sindacale con il quale si impegnava a rientrare con i pagamenti in 24 mesi. «Purtroppo così non è stato – sottolinea Giorgio Cacchiarelli della Cgil di Tolentino – e i lavoratori sono stati costretti a presentare un’istanza di fallimento nei confronti dell’azienda». Questo pomeriggio i dipendenti, in un incontro, hanno espresso tutte le loro perplessità e l’incertezza sul futuro, in particolare la difficioltà di affrontare la quotidianità non solo senza stipendio ma dovendo fare anche i conti con le mancate entrate del passato.
(Redazione Cm)
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Qualche sindacalista troppo zelante sa solo fare la voce grossa….
Ma non sono passati 24 mesi….. e come al solito quando ci sono i fallimenti, rimangono solo le briciole e 21 disoccupati.
Lotta dura senza paura andava bene 40 anni fa!
Oggi bisogna cercare mediazioni solo mediazioni e comportamenti seri……
Ma sono molto arrabbiato con il sindacato !!!!
e nel frattempo gli statali scioperano!!!…per????? …..non ricordo il motivo…
ah……ora ricordo , hanno annunciato i tagli …
I lavoratori sono stati “costretti” (da chi?) a presentare istanza di fallimento. E’ una scelta scellerata e autolesionista, con il fallimento non rimarrà neanche la spazzatura.
@ pierre
come sarebbe a dire costretti da chi?
io non so se e quale lavoro fai ma se dopo aver svolto il tuo lavoro non ti pagano più lo stipendio e magari hai famiglia con figli e un mutuo e spese giornaliere tu che fai? te ne vai in vacanza a spendere i soldi che non hai?
evidentemente non ti sei mai trovato in questa situazione…la faresti pure tu la vertenza sindacale!
Qui di scellerato ci sono solo le tue parole..vergognati!
Prima di commentare con una certa superficialità e/o mancanza di obiettività sarebbe meglio informarsi almeno un po’.
Quì non si sta parlando di una azienda “fatta fallire” dai cattivissimi sindacati e dai altrettanto cattivissimi dipendenti.
Un anno fa ( non oggi e l’articolo di CM è chiaro in proposito) l’azienda ha cessato l’attività senza dichiarare fallimento e dunque, si suppone per delibrata scelta imprenditoriale, lasciando diciamo così, in “sospeso” i pagamenti di alcune retribuzioni e del TFR dei suoi 21 dipendenti ( per un totale di migliaia di Eurozzi non suoi evidentemente). Ma tanto gli operai mica ci mangiano con lo stipendio anzi, si divertono a far fallire le imprese.
Fino a quel momento infatti, quegli sciagurati e irresponsabili dei dipendenti avevano lavorato per alcuni mesi a gratis ( mentre l’azienda continuava a vendere i suoi prodotti evidentemente) senza fare nulla, nella “speranza” che l’azienda iniziasse piano piano a pagare gli arretrati ( e intanto continuava a produrre) .
A sentire alcuni dipendenti prima ancora che arrivassero i famigerati sindacati dei “comunisti” ( chiamati “poi” dai dipendenti stessi), l’azienda in cambio della disponibilità dei dipendenti a continuare a lavorare anche senza retribuzione, prometteva solennemente ogni mese che avrebbe iniziato a pagare gli arretrati, e invece? Sorpresina!!! Ragazzi si chiude e tutti a casa!
Mi si spiega cosa c’è da salvare o “risparmiare” se l’azienda ha chiuso un anno fa mettendo a spasso i suoi dipendenti senza neanche onorare l’impegno sottoscritto proprio con i sindacati al momento della cessazione dell’attività di pagare ( a rate, per carità) gli sitpendi arretrati ed il TFR, cosa che è stata puntualmente disattesa??? E mi si spiega quale “altra” soluzione sarebbe possibile per “recuperare” almeno parte delle spettanze? Oppure non è loro diritto “recuperare” almeno una parte delle spettanze?
Quando uno cessa l’attività senza portare i libri in tribunale, invece di “mettere da parte il malloppo” che non gli appartiene del tutto, sarebbe il caso prima di tutto che paghi i debiti quanto meno a partire da quelli maturati nei confronti di chi nel frattempo ha lavorato per te . E così disdicevole?
Certo, mi rendo conto che oggi solo i “fessi” pagano mentre i più furbi (di solito anche i più forti economicamente) sono spesso sono “ammirati” per come riescono a “fregare” la collettività oppure il prossimo, (possibilmente più debole però) e dunque ampiamente giustificati. Ma questa, dopo 20 anni di “lezioni” ed esempi edificanti tollerati dal popolo, è la “scuola di pensiero ” vigente nel nostro Paese. E molti italiani hanno imparato in fretta e bene.
Alla luce di tutto ciò la scelta scellerata l’avrebbero fatta i lavoratori ed il Sindacato perchè avanzerebbero l’istanza di fallimento per “recuperare” almeno in parte quanto loro spettante invece di lasciarlo nelle “tasche” dell’imprenditore?
Ma per favore, cerchiamo di essere seri!!
Sarebbe bene commentare cercando per quanto possibile ( mi rendo conto che per i più “incalliti” è troppo difficle) accantonando livori politici e pregiudizi ideologici del tutto fuori luogo.
fatta l’azienda che ha chiuso un anno fa e non ha pagato diverse mensilità, nonché il TFR ai dipendenti ( che non campano d’aria).
Evidentemente l’ultimo paragrafo del mio commento è un “pezzo scomposto” di copia-incolla da Word (quando posso scrivo i commenti sul Word perchè la connessione spesso “mi lascia” -sigh) .
Me ne scuso con chi legge.
Il vero dramma non sono i sindacati, ma lo scenario economico, completamente mutato in pochi anni: chiuiduno aziende continuamente. Notizia di pochi giorni fa della Grafiche Ciocca e Tom Giocattoli di Macerata. Abbiamo vissuto anni in cui il capo del governo ci diceva che la crisi non c’era…. ora abbiamo uno che tassa tutto: accise sui carburanti, imu, iva in probabile aumento….
A che serve far pagare sempre di più se i lavoratori sono sempre di meno?
Mi rammarica sapere già che la fine di questo tunnel ancora non si vede, mi conforta sapere che il modello marchigiano, fatto di lavoro, sobrietà, risparmio, concretezza, è quello che si sta muovendo meglio in questo contesto!
@Tommi Gun
Non mi pento nè mi vergogno di quello che ho detto e ribadisco che con il fallimento non ci rimane nella per nessuno; sono perfettamente consapevole delle difficoltà della situazione ma con una pur difficile trattativa qualche centesimo poteva essere riportato a casa forse insufficiente per un semplice panino. Non sono sadico ma mi piacerebbe ricordare la fine del fallimento.
ci sono i sequestri conservativi sui patrimoni degli amministratori…vedrai che di briciole ne saltan fuori parecchie..se si vuole andare fino in fondo.
no..non sei sadico..più probabilmente non hai mai lavorato in vita tua “sotto padrò” o non hai bisogno di farlo ma ti invito a non andare a dirle in giro queste tue “amenità”…faresti una pessima figura ed è poco “igienico” di questi tempi..
Egregio Tommi Gun,
Hai dimenticato di mettere il riferimento ma è evidente che i tuoi “apprezzamenti” sono rivolti a me. Ti rassicuro subito che sono andato in pensione dopo cinquantadue anni di lavoro “sotto patrò” (quindi puoi fare anche il calcolo della mia età, se ti interessa). Non sono abituato a dire amenità e in quanto all’igiene delle idee non so chi farebbe più brutta figura. Io rimango con le mie idee tu con le tue, non rispondere ancora perchè la cosa è chiusa qui.
jawol mei fuhrer!