di Alessandra Pierini
E’ Filippo Saltamartini, senatore del Pdl e sindaco di Cingoli, il relatore nella Commissione Affari Costituzionali del Senato. Proprio ieri è iniziato l’iter del decreto di riordino delle Province che prevede giorni caldi e che sta creando non poco scompiglio in Parlamento.
Oggi pomeriggio è stato votato il presupposto di necessità ed urgenza necessario perchè si possa approvare un decreto legge ed è passato per soli due voti, in quanto il gruppo del Pdl ha votato contro chiedendo che il provvedimento, che avrà effetto solo a partire dal 2014, fosse attuato con un disegno di legge e tutti i necessari passaggi. Domani mattina alle 8,30 si entrerà nel vivo con la votazione importante su una pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Pdl che ha sottolineato la violazione dell’articolo 133. Se dovesse passare il decreto si bloccherebbe, se invece verrà bocciata si passerà all’analisi nel merito. Intanto i singoli partiti stanno analizzando la questione: il segretario del Pdl Angelino Alfano ha incontrato oggi diversi Presidenti di Provincia per un confronto sul riordino e nei prossimi giorni sarà il Pd a convocare un tavolo al quale parteciperanno senatori e deputati per stabilire la linea del partito.
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e…. un riordino alle Comunità Montane, lo vogliamo fare?
Sono d’accordo con Corsetti che non conosco.
Il decreto-legge sul cosiddetto riordino delle Province non deve passare: voglio vedere chi avrà la faccia di presentarsi per chiedere i voti alle prossime politiche. Devono essere presi a sprangate
Parlamentare e sindaco di Cingoli? Ma ci rendiamo conto? Ma quante poltrone vogliono collezionare questi signori? Avanti e indietro da Roma a Cingoli, da Cingoli a Roma. Vorrei sapere gentilmente come avvengono questi spostamenti e quanto costano ai contribuenti italiani? Grazie!
@ Sandro Corsetti
Il riordino delle Comunità Montane è di competenza regionale. Tuttavia visto il caos in cui versa anche la Regione Marche suggerirei di abolire anche le regioni.
@ Pigi 78
Parlamentare e sindaco per meriti sindacali. Infatti l’on. Saltamartini era dirigente di un sindacato di polizia ed è stato eletto/ nominato in Sardegna.
@ gabor: se non sbaglio Cingoli è uno di quei comuni che hanno minacciato di passare nella provincia di Ancona? E il sindaco di Cingoli che dice?
Eletto ( o meglio) nominato in Sardegna? Perché mai? Forse in un collegio delle marche non sarebbe stato eletto?
Visto che sarà relatore, consiglierei di seguire attentamente il resoconto stenografico delle sedute del Senato, così potremo leggere, parola per parola, tutto quello che dice e pensa il relatore (insieme agli altri parlamentari marchigiani e maceratesi, anche se eletti altrove).
Considerato che il Sen. Saltamartini e’ stato eletto in Sardegna, prima di tutto dovra’ rispondere ai cittadini di quella Regione, dove le province accorpate sono un’infinita’.
La Sardegna è una Regione a statuto speciale, per cui la definizione del riordino delle province sarde non passa per questo decreto.
E poi non ho capito: ci interessa o non ci interessa che Macerata sia accorpata ad Ascoli?
Cosa, da maceratesi, ci auguriamo? Dai commenti letti non si evince.
A me sembra che sarebbe meglio mantenere la provincia, perchè i cosiddetti “servizi”, se fossimo accorpati con Ascoli, dovrebbero essere diluiti su un territorio ben più grande.
Ma se non ci importa….
Questa del riordino delle province è l’ennesima cosa fatta all’italiana, cioè fatta a metà e male, con la scusa che è un primo passo a cui probabilmente non seguirà il secondo… io per principio sarei per l’abolizione di TUTTE le province ma dato che, come al solito, esistono a questo punto figli e figliastri, tifo per il mantenimento della provincia di Macerata, e non solo per una questione di vicinanza dei servizi ma anche per una questione di principio…
Solo per esprimere totale concordanza con Fabio Quarchioni.
E’ molto probabile che al primo passo non seguirà il secondo, con una conseguente deriva e confusioni su competenze, ambiti teritoriali, contenziosi…..
Senza tener presente che su tutta l’operazione grava un grappolo di una quindicina ricorsi alla Corte Cotituzionale, che si pronuncerà DOPO che il Governo avrà deciso sugli accorpamenti; l’ulteriore rischio è che si metta mano a questo groviglio accorpato ( a metà) , si spendano dei soldi ( pubblici) e si debba poi fare macchina indietro : esattamente come successo per la riforma, voluta dal governo, sulla conciliazione obbligatoria; anche qui grandi proclami, soldi spesi per la formazione di queste nuove figure professioneli, ordini professionali che si sono organizzati, persone che ci hanno creduto e si sono formate…. Poi tutto finito in una bolla di sapone, causa declaratoria di incostituzionalità della norma.
Quindi, anche sulle Province, la situazione è grave, ma non è seria.
Speriamo solo di non essere arrivati tardi. Speriamo di doverci risparmiare strascichi infiniti.
Sulla Questione biogas ha deciso la Regione.Come c’entrano i parlamentari?
Mi auguro che sino lesti, i nostri parlamentari, non tanto per i loro interessi (resteranno parlamentari e prenderanno il vitalizio, comunque vada), quanto per i nostri.
Vedremo.
Le Provincie hanno una funzione importantissima, pensiamo solamente alla formazione, abolirle significa fare un bel passo indietro, infatti la Regione non riuscirebbe a controllare tutto il territorio. Detto questo, provincie come Fermo, che sono nuove, non avevano senso di nascere anche perchè hanno poco personale e sono mal organizzate, però in Italia funziona così: prima facciamo una cosa e spendiamo milioni, poi ci accorgiamo che è una grande c….a e allora altri milioni per chiuderla. In una azienda l’amministratore che sbaglia, nella migliore delle ipotesi viene cacciato, nella peggiore paga civilmente e penalmente in base al danno che ha fatto. I nostri politici con stipendi d’oro mi sembra che non paghino i loro errori, anzi non sono più in Parlamento vanno in altre società magari partecipate del Comune, ecc.. ecc… e magari con i nostri soldi ci giocano al videopoker o ci comprano i centri estetici a ragazze in difficoltà….ma una classe politica seria noi italiani quando ce la meriteremo?
Sono degli scellerati. Un riordino indecente, è dire poco. Fumo negli occhi per darsi immagine di riformatori illuminati, ma sono mezze tacche. Manca una visione olistica nel loro operato. Agiscono da microchirurghi secondo una tipica logica ragioneristica, per una risoluzione di problemi di ordine sistemico . Non mi inoltro a dire come andava fatta una vera riforma istituzionale del territorio che avesse avuto come finalità effettiva una sua razionalizzazione con reali obiettivi di breve-medio periodo di risparmio sostanzioso della spesa pubblica, tanto non serve. Quale sia stato il criterio ispiratore del riordino, nessuno sa; Solo che la parola d’ordine è spending review: ovvero una potatura improvvisata che serve ad alleggerire quanto basta alla vista la chioma , ma non guarda alla salute della pianta e alla sua fruttificazione, con conseguente possibile seccatura di tutto l’albero.
Tagli, tagli, tagli, e sempre tagli, ovunque tagli, ma il Senatore Saltamartini e l’On. Cavallaro, hanno votato anche loro l’aprile scorso ( voto unanime in Parlamento) l’emendamento- ben infilato tra altre leggi in approvazione -sulla cosiddetta “Legge mancia”, che ha portato da € 50.000.000,00 a €150.000.000,00 il benefit relativo alla parte dell’indennità spettante ad ogni singolo parlamentare eletto nel proprio territorio di competenza.
Voglio ricordarlo.
Ma Paoletti, non sei per caso di ascendenza ascolana, piuttosto che maceratese!? Detto questo, che c’entra la provincia di Fermo!? La provincia di Fermo aveva senso che nascesse, invece, ed infatti è stata istituita con legge della Repubblica italiana, unica delle Marche, secondo la procedura dell’art. 133 della Carta costizionale, il rispetto della quale manca nel decreto governativo, con parere favorevole, quasi plebiscitario, della Regione Marche, compresi i consiglieri regionali maceratesi all’unanimità, di quaranta comuni fermani e di quasi tutto il Parlamento, Camera e Senato! Al contrario di quello che dici tu, ha personale sufficiente, senza l’eccesso di dipendenti ascolani, e forse maceratesi, funziona bene ed è ben organizzata, nonostante tre anni appena di vita! Gli unici soldi spesi veramente male sono i miliardi e miliardi di vecchie lire della Cassa per il Mezzogiorno ad Ascoli, per decenni! Mi auguro che nessuna provincia d’Italia venga chiusa, perchè accorpandole si spenderebbe ancora di più, con minor servizi per i cittadini. Se le Provincie hanno una funzione importantissima, l’ha altrettanto anche quella Fermana al pari delle altre. Sono d’accordo con te, basta pensare solamente alla formazione, ed abolirle significa fare un bel passo indietro, infatti la Regione non riuscirebbe a controllare tutto il territorio. Comunque con la provincia di Fermo o senza, la necessità di accorpamento per le province delle Marche del centro sud, oggi sarebbe identica, se non cambia la legge di riforma, ed il capoluogo finirebbe sempre ad Ascoli. Non so se ti piace, se sei davvero maceratese, ma ho qualche dubbio serio in proposito. Fermo è la garanzia per Macerata, e viceversa Macerata per Fermo, che, se dovrà essere per forza alla fine Provincia di Ascoli-Fermo-Macerata, il capoluogo potrà essere scelto democraticamente a maggioranza proprio tra Fermo e Macerata, e non sarà invevitabilmente o necessariamente Ascoli. In ogni caso un accordo tra Fermo e Macerata sarà necessario ed urgente, ed un’intesa vantaggiosa per tutti e due i territori, con convenienza reciproca, e penso soprattutto per Macerata, perchè il Fermano le garantirebbe quei numeri necessari per legge che ora non ha, per sopravvivere.
Ma Paoletti, non sei per caso di ascendenza ascolana, piuttosto che maceratese!? Detto questo, che c’entra la provincia di Fermo!? La provincia di Fermo aveva senso che nascesse, invece, ed infatti è stata istituita con legge della Repubblica italiana, unica delle Marche, secondo la procedura dell’art. 133 della Carta Costituzionale, il rispetto della quale manca nel decreto governativo, con parere favorevole, quasi plebiscitario, della Regione Marche, compresi i consiglieri regionali maceratesi all’unanimità, di quaranta comuni fermani e di quasi tutto il Parlamento, Camera e Senato! Al contrario di quello che dici tu, ha personale sufficiente, senza l’eccesso di dipendenti ascolani, e forse maceratesi, funziona bene ed è ben organizzata, nonostante tre anni appena di vita! Gli unici soldi spesi veramente male sono i miliardi e miliardi di vecchie lire della Cassa per il Mezzogiorno ad Ascoli, per decenni! Mi auguro che nessuna provincia d’Italia venga chiusa, perchè accorpandole si spenderebbe ancora di più, con minor servizi per i cittadini. Se le Provincie hanno una funzione importantissima, l’ha altrettanto anche quella Fermana al pari delle altre. Sono d’accordo con te, basta pensare solamente alla formazione, ed abolirle significa fare un bel passo indietro, infatti la Regione non riuscirebbe a controllare tutto il territorio. Comunque con la provincia di Fermo o senza, la necessità di accorpamento per le province delle Marche del centro sud, oggi sarebbe identica, se non cambia la legge di riforma, ed il capoluogo finirebbe sempre ad Ascoli. Non so se ti piace, se sei davvero maceratese, ma ho qualche dubbio serio in proposito. Fermo è la garanzia per Macerata, e viceversa Macerata per Fermo, che, se dovrà essere per forza alla fine Provincia di Ascoli-Fermo-Macerata, il capoluogo potrà essere scelto democraticamente a maggioranza proprio tra Fermo e Macerata, e non sarà invevitabilmente o necessariamente Ascoli. In ogni caso un accordo tra Fermo e Macerata sarà necessario ed urgente, ed un’intesa vantaggiosa per tutti e due i territori, con convenienza reciproca, e penso soprattutto per Macerata, perchè il Fermano le garantirebbe quei numeri necessari per legge che ora non ha, per sopravvivere.
Fermo, li 15 novembre 2012 Oggetto: A.S. n. 3558/2012 – Conversione in legge del decreto-legge n. 188/2012 “Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane”. Appello urgente sul processo di riforma. Egregi Senatori, quale Cittadino della Repubblica, mi permetto di inviare loro questo deciso e fiducioso appello affinché, nell’ambito dei lavori della I Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica, alla quale le SS.LL. attendono, si operi una rivalutazione profonda sull’opportunità di concedere incondizionato e sistematico avallo al percorso di “riforma” delle Amministrazioni provinciali, posto in essere dall’attuale Governo tecnico pro tempore, attraverso la strada della decretazione d’urgenza. Tale richiesta nasce dalle seguenti constatazioni, senz’altro note alle SS.LL. e che non possono continuare ad essere eluse: 1) sussistono numerosi e gravi dubbi di incostituzionalità su tutto il processo avviato (dalla riserva assoluta espressa nell’articolo 72, comma 4 Cost.; all’uso della decretazione d’urgenza ex articolo 77 Cost.; alla violazione palese dell’articolo 133 Cost. laddove si dispone che la modifica delle circoscrizioni possa avvenire solo “su iniziativa dei comuni” e dopo avere “sentita la regione”; alla violazione di tutti i principi costituzionali di cui agli articoli 3, 5, 114, 117, 118 Cost.); 2) la Carta Europea dell’Autonomia Locale, ratificata integralmente (sebbene fosse stata concessa la possibilità anche di una ratifica parziale della medesima) con Legge della Repubblica n. 439/1989, risulta essere completamente disattesa nello spirito e nelle procedure (si confronti, in particolare, l’articolo 5, rubricato “Tutela dei limiti territoriali delle collettività locali”, che prevede l’obbligo di consultare le collettività locali nel caso di modifica dei limiti locali territoriali, eventualmente mediante la formula del referendum); 3) le leggi regionali di sei Regioni (Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto), pienamente valide, in vigore e mai dichiarate incostituzionali, disciplinanti la modifica dei confini delle circoscrizioni provinciali, sono state totalmente disattese (dalle stesse non si poteva prescindere, per quanto disposto all’articolo 117 Cost., come correttamente evidenziato dal Prof. Avv. Piero Alberto Capotosti, nel suo parere del 17 settembre u.s.); 4) il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione, Dott. Filippo Patroni Griffi, nell’audizione del 3 ottobre scorso, innanzi alla I Commissione Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni della Camera dei Deputati, aveva pubblicamente dichiarato di volere attendere la data del 6 novembre (giorno in cui la Corte Costituzionale avrebbe dovuto decidere sui ricorsi per la declaratoria di incostituzionalità del decreto “salva Italia”, presentati da otto Regioni, sempre in tema di Province), prima di procedere con l’atto legislativo di iniziativa governativa; nonostante ciò, nella seduta del Consiglio dei Ministri n. 52/2012 del 30-31 ottobre 2012, il decreto sul riordino è stato comunque adottato; 5) con riguardo al precedente punto, vieppiù, deve essere rilevato come, per ammissione dello stesso Governo (si confronti la Relazione illustrativa di accompagnamento al D.L. n. 188/2012), con riferimento alle Regioni Calabria e Lazio, che non hanno avanzato alcuna proposta di riordino, “occorrerà chiedere il parere in sede di Conferenza Unificata riguardo al riordino delle relative province”, in ciò denunciando, palesemente, di aver disatteso l’imperativo di cui all’articolo 17, comma 4, del D.L. n. 95/2012, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 135/2012 (fattispecie dall’Esecutivo stessa normata nei casi di mancato ricevimento delle proposte di riordino da parte delle Regioni); 6) sulle funzioni amministrative da trasferire (quale esempio, non si hanno notizie del d.P.C.M. che doveva essere adottato entro il 5 settembre scorso, ex articolo 17, comma 7, della c.d. spending review) e sulla natura del sistema elettivo per le “nuove” Province (il disegno di legge del Governo “Modalità di elezione del Consiglio provinciale e del Presidente della Provincia, a norma dell’articolo 23, commi 16 e 17, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214″, dal 7 giugno, è ancora sedente presso la competente Commissione della Camera dei Deputati – dove continua a subire rinvii) nulla è certo e/o dato sapere. Non ultimo, oltre agli otto ricorsi per i quali, il 6 novembre scorso, la Corte Costituzionale ha deciso di rinviare l’udienza (come sopra accennato), ben altri nove ricorsi (promossi dalle Regioni Molise, Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Piemonte e Calabria) sono tuttora pendenti innanzi alla Consulta, sempre per ottenere la declaratoria di illegittimità costituzionale, in quest’ultima circostanza con riguardo alle norme che disciplinano la “riforma” delle Amministrazioni provinciali, contenute nella c.d. spending review (D.L. n. 95/2012, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 135/2012). Infine, per ciò che attiene il fronte della razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, condizioni scatenanti tutto il processo di “riforma” e, ad ogni piè sospinto, addotte a giustificazione e sostegno del processo, loro ben sanno come, per motivi prudenziali, non sia stato ufficialmente messo a bilancio dal Governo alcun risparmio certo. Sul punto, si rinvia integralmente al parere espresso, in fase di conversione del D.L. n. 95/2012, dal Servizio del Bilancio del Senato della Repubblica (Note di lettura – Dossier A.S. 3396, “Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, pag. 192). Coincidenza “a monito”, il 5 e 6 dicembre prossimi, un’apposita Commissione del Consiglio d’Europa verrà in Italia specificamente per monitorare, tra gli altri, lo stato di attuazione e rispetto della Carta Europea dell’Autonomia Locale. Per quanto sopra esposto, si chiede alle SS.LL. di concedere la possibilità al Parlamento di riappropriarsi di un proprio diritto e dovere inalienabile: il potere legislativo e, nel libero esercizio di questo, laddove condiviso secondo i principi della Carta, procedere ad una revisione costituzionale, unica via legittimamente perseguibile, nel rispetto della storia passata e futura del nostro Paese, per intervenire sulla materia in argomento. La presente riceverà massima diffusione e pubblicità, nonché sarà inviata al Signor Presidente della Repubblica e alle più alte cariche dello Stato. Con deferenza. Fabrizio Leoni
Mi chiedo se davvero sono tutti contrari all’accorpamento come si legge da questi commenti oppure, come spero, ci sono anche persone favorevoli che non scrivono. Non credo di avere le competenze per entrare davvero nel merito della questione, ma così da cittadino non mi cambierebbe molto se la provincia fosse unita con altre. I servizi potrebbero sicuramente rimanere dispersi nel territorio..poi c’è da vedere quali servizi.
“Le Provincie hanno una funzione importantissima, pensiamo solamente alla formazione..” Qui ho qualche dubbio, poi non è immediato che l’unione di due o più province faccia diminuire i servizi.
Se, come penso, si tratta di una lotta puramente ideologica di nome devo dire che non mi interessa molto. Mi cambierebbe qualcosa se sparisse un comune, ma essere sotto la provincia di MC o AP ..o qualsiasi cosa non cambia la mia identità.
E sotto la provincia di FM, no, s6carlo!?
Sono d’accordo con chi propone che è l’ora d’iniziare a parlarsi.
E’ giunto il momento della trattativa, con Fermo prima di tutto, e poi con Ascoli, magari le due città insieme, per avere una posizione di maggior forza in comune, e sfatare così l’ineluttabilità che il capoluogo finisca ad Ascoli, la quale soluzione potrebbe determinare un’ermorragia di comuni maceratesi del nord della provincia verso Ancona.
Ed dico con sincerità, da fermano, ai maceratesi che non è vero che a Fermo interessano poco le proposte provenienti da Macerata, anzi non sono affatto indifferenti!
Peccato invece che finora non ve ne siano state!
La prima interessante è stata quella del consigliere regionale maceratese Francesco Massi.
Non concordo con coloro dei maceratesi che dicono che la partita è tra i due capoluoghi di Provincia, cioè Fermo ed Ascoli.
Semmai il capoluogo della nuova provincia di Ascoli-Fermo-Macerata – questa è la denominazione ufficale data dal decreto legge governativo – potrebbe essere in discussione tra Fermo ed Ascoli.
La prima perché è centrale geograficamente ed in posizione baricentrica, e quindi più conveniente per tutti e tre i territori, e la seconda perchè ha un po’ di popolazione in più nel suo comune.
Con la diferenza importante, e non certo secondaria, che Ascoli si trova però in una posizione geografica infelicissima praticamente all’estremo margine meridionale dell’intera nuova ampia provincia, del tutto decentrata e massimamente eccentrica nel vasto territorio.
E credo proprio che a Macerata convenga decisamente la sede del capoluogo a Fermo e non ad Ascoli, così come a Fermo convenga alttettanto la sede sia a Macerata, in alternativa a sé, e non ad Ascoli, per molti motivi, come la maggiore vicinanza geografica, la superiore affinità culturale delle due popolazioni ed anche la più grande omogeneità economico-produttiva con il maceratese e la zona civitanovese, con le quali condivide il distretto industriale calzaturiero, piuttosto che con Ascoli, con cui non condivide quasi niente, che non sia il retaggio del forzoso passato burocratico ed ammnistrativo in comune, che però la giusta e sacrosanta separazione con l’istituzione della provincia di Fermo, hanno sancito come processo irreversibile.
Ma il discorso è ben diverso riguardo agli uffici periferici dello Stato, dove Macerata non è per nulla tagliata fuori, a maggior ragione in un’alleanza stretta con Fermo, che i Fermani attendono ben volentieri, per impedire lo strapotere di Ascoli.
Sappiano i maceratesi che Fermo in un’allocazione o collocazione privilegiata degli uffici periferici statali, quali le direzioni provinciali, a Macerata, più che ad Ascoli, ha tutto da guadagnare, piuttosto che rimetterci, se l’alternativa secca è il capoluogo piceno.
Ecco perchè è importante l’accordo FM, Fermo-Macerata, e l’intesa sia chiaro a tutti sarebbe vincente, tanto che ad Ascoli la temono come il diavolo l’acqua santa!
A Fermo la pensano così in moltissimi, per cui basta che a Macerata i responsabili politici battano un colpo in tal senso, come ha fatto Massi!
Da un accordo ed un’intesa a tutto campo, nè Macerata nè Fermo saranno sacrificate, con buona pace di tutti e due, e conseguente maggior prudenza ascolana di astenersi dal far l’asso piglia tutto.
E’ ora di cominciare un dialogo proficuo fermano-maceratese!
Sono d’accordo con chi propone che è l’ora d’iniziare a parlarsi.
E’ giunto il momento della trattativa, con Fermo prima di tutto, e poi con Ascoli, magari le due città insieme, per avere una posizione di maggior forza in comune, e sfatare così l’ineluttabilità che il capoluogo finisca ad Ascoli, la quale soluzione potrebbe determinare un’ermorragia di comuni maceratesi del nord della provincia verso Ancona.
E dico con sincerità, da fermano, ai maceratesi che non è vero che a Fermo interessano poco le proposte provenienti da Macerata, anzi non sono affatto indifferenti!
Peccato invece che finora non ve ne siano state!
La prima interessante è stata quella del consigliere regionale maceratese Francesco Massi.
Non concordo con coloro dei maceratesi che dicono che la partita è tra i due capoluoghi di Provincia, cioè Fermo ed Ascoli.
Semmai il capoluogo della nuova provincia di Ascoli-Fermo-Macerata – questa è la denominazione ufficale data dal decreto legge governativo – potrebbe essere in discussione tra Fermo ed Ascoli.
La prima perché è centrale geograficamente ed in posizione baricentrica, e quindi più conveniente per tutti e tre i territori, e la seconda perchè ha un po’ di popolazione in più nel suo comune.
Con la diferenza importante, e non certo secondaria, che Ascoli si trova però in una posizione geografica infelicissima praticamente all’estremo margine meridionale dell’intera nuova ampia provincia, del tutto decentrata e massimamente eccentrica nel vasto territorio.
E credo proprio che a Macerata convenga decisamente la sede del capoluogo a Fermo e non ad Ascoli, così come a Fermo convenga alttettanto la sede sia a Macerata, in alternativa a sé, e non ad Ascoli, per molti motivi, come la maggiore vicinanza geografica, la superiore affinità culturale delle due popolazioni ed anche la più grande omogeneità economico-produttiva con il maceratese e la zona civitanovese, con le quali condivide il distretto industriale calzaturiero, piuttosto che con Ascoli, con cui non condivide quasi niente, che non sia il retaggio del forzoso passato burocratico ed ammnistrativo in comune, che però la giusta e sacrosanta separazione con l’istituzione della provincia di Fermo, hanno sancito come processo irreversibile.
Ma il discorso è ben diverso riguardo agli uffici periferici dello Stato, dove Macerata non è per nulla tagliata fuori, a maggior ragione in un’alleanza stretta con Fermo, che i Fermani attendono ben volentieri, per impedire lo strapotere di Ascoli.
Sappiano i maceratesi che Fermo in un’allocazione o collocazione privilegiata degli uffici periferici statali, quali le direzioni provinciali, a Macerata, più che ad Ascoli, ha tutto da guadagnare, piuttosto che rimetterci, se l’alternativa secca è il capoluogo piceno.
Ecco perchè è importante l’accordo FM, Fermo-Macerata, e l’intesa sia chiaro a tutti sarebbe vincente, tanto che ad Ascoli la temono come il diavolo l’acqua santa!
A Fermo la pensano così in moltissimi, per cui basta che a Macerata i responsabili politici battano un colpo in tal senso, come ha fatto Massi!
Da un accordo ed un’intesa a tutto campo, nè Macerata nè Fermo saranno sacrificate, con buona pace di tutti e due, e conseguente maggior prudenza ascolana di astenersi dal far l’asso piglia tutto.
E’ ora di cominciare un dialogo proficuo fermano-maceratese!