In una fase storica piuttosto complessa il consiglio di amministrazione della Banca delle Marche che si è tenuto ieri pomeriggio ha assunto particolare importanza, anche in considerazione del fatto che l’istituto, dopo il divorzio con l’ex direttore generale Massimo Bianconi, sta affrontando una fondamentale fase di cambiamento. Innanzitutto nella seduta di ieri è stata formalizzata la decisione di assumere il nuovo direttore Luciano Goffi (leggi l’articolo): poi, sono stati resi noti i risultati di bilancio del primo semestre 2012, ed il dato è sostanzialmente positivo. Banca delle Marche ha registrato un utile netto di 42.7 milioni di euro – per avere un riferimento, uno dei maggiori istituti di credito del Paese, il Monte dei Paschi, è in rosso per un 1.6 miliardi – ed anche un miglioramento del Tier 1, passato coefficiente che indica la solidità patrimoniale della banca.
“Il nostro istituto – commenta Lauro Costa , presidente di Banca Marche – con questo bilancio si conferma come il principale istituto di credito del territorio, sempre al fianco delle imprese e delle famiglie. Mi piace sottolineare il dato degli impieghi, che sono
aumentati pur in presenza delle crescenti difficoltà che sta vivendo il tessuto economico locale. Questa nostra attenzione verso i clienti, che non abbiamo mai lasciato soli, ci è stata ricambiata nella recente operazione di aumento di capitale chiusa con un grande successo”.
QUESTI I NUMERI DEL BILANCIO SEMESTRALE DELLA BANCA DELLE MARCHE:
– Utile netto: 42,7 milioni di euro
– Impieghi verso la clientela: 17.679 milioni di euro
– Raccolta complessiva: 18.468 milioni di euro
– Rettifiche nette deterioramento crediti: 73 milioni di euro
– Return on equity annualizzato: 6,9%
– Coefficienti patrimoniali: Tier 1 al 9,70 % e Total Capital ratio al 13,22%
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Per la gestione del ragionier Luciano Goffi (e dei suoi compari, molti nel frattempo allontanati con dimissioni spintanee e prepensionamenti), la Capogruppo UBI Banca ha di fatto commissariato la Banca Popolare di Ancona, relegando Goffi, da tre anni a questa parte, ad un ruolo di rappresentanza istituzionale.
Banca Marche ora lo acquista in svendita: Goffi era già nella lista dell’ulteriore personale da accompagnare in quiescenza, per conseguire gli obiettivi di riduzione dei costi, comunicati con l’aggiornamento del piano industriale UBI Banca.
Quale sarebbe stato il suo destino in Banca Popolare di Ancona lo ha ammesso lo stesso Goffi, nel rilasciare il suo comunicato alla stampa, a nomina avvenuta.
Il ragionier Goffi è l’uomo adatto per le Fondazioni e per gli industriali in difficoltà, che hanno entrambi necessità di Continuità e Attenzione al territorio (si vedano le dichiarazioni di Lauro Costa, Presidente Banca Marche, rilasciate fin dal momento di avvio della ricerca del nuovo Direttore Generale e quelle di Confindustria, che fa sapere di aver condiviso il nome di Goffi fin dai primi momenti).
Continuità: nella GESTIONE OPACA (e miope), che mira a sottovalutare i rischi e mantenere così elevato l’utile – fittizio – della banca, atteso come una manna dalle Fondazioni.
Attenzione al territorio: che significa distribuzione di FAVORI agli amici (che per una banca equivalgono a linee di credito concesse, ma che non si dovrebbero accordare guardando alla situazione oggettiva del richiedente; linee di credito che si mantengono, invece di ridurle o azzerarle; garanzie che non si prendono o che si tolgono; concessione di condizioni economiche di favore, che non si meriterebbero; elargizione di sponsorizzazioni inutili; assunzioni familistiche; promozioni interne basate sulle logiche politiche e di appartenenza alla ‘famiglia’).
Favori che maturano per quella conoscenza relazionale e del territorio che viene presentata nei comunicati come una qualità dello stesso jesino ragionier Goffi. Si tratta invece di conoscenza tra appartenenti alle lobbies di potere locale, economico, politico e, non da ultimo, massonico.
Tutti poteri di cui è infarcita Banca delle Marche, che è una Cassa di Risparmio, tradizionalmente soggetta al potere polico.
Banca delle Marche ha molti personaggi di primo piano appartenenti alle logge massoniche: solo per citarne due, espressione del potere jesino che ben conosce Goffi, Federico Tardioli e Tonino Perini.
Di Tardioli Banca d’Italia ha chiesto la sostituzione per mancato rispetto di uno dei requisiti previsti per gli amministratori (la
professionalità, in quanto medico), ma il Consiglio di Amministrazione di Banca delle Marche ha ritenuto di confermarlo nel ruolo di vicepresidente, dopo che lo stesso Tardioli aveva fornito ulteriore documentazione attestante le sue competenze…
Tonino Perini, ex Vicepresidente della Banca, uscito per far posto a Tardioli, ma che si è riaccasato come Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, al posto dello stesso Tardioli. Pochi anni fa, Goffi gli ha fatto un nuovo regalo assumendogli il figlio…
Ma il ragionier Goffi NON è l’uomo adatto per l’Impresa Banca delle Marche, che avrebbe invece necessità di una forte sterzata nella gestione, per ridurre i costi della propria struttura, aumentare la produttività, razionalizzare la rete distribuitiva, fare emergere le posizioni a default finora tenute artificialmente in bonis, far pagare il giusto a tutti.
Goffi, in Banca Popolare di Ancona, ha dimostrato grandi qualità come servo furbo verso i padroni e come capo famigghia con i compagni (molti di scuola) che si è scelto per anni come sottoposti, guardando alla fedeltà come dote richiesta, invece che alla professionalità.
Goffi non è un leader, nè ha le competenze manageriali e l’energia per governare una Banca autonoma e che, per restare tale, deve essere risanata dalle fondamenta.
D’altronde, nel rinfresco di commiato che ha concesso all’élite della sua oramai ex banca, lui stesso ha detto che in Banca Popolare di Ancona ci sarebbe rimasto anche come usciere…
E la stampa locale?
Al momento dell’uscita di Bianconi, non ha scritto una riga di ciò che ne ha veramente motivato l’uscita. Lo ha fatto, invece, la stampa nazionale: si veda ad esempio, l’articolo del Corriere della Sera “Banca Marche, la stretta di Bankitalia sul vertice. Nel mirino gli affari immobiliari di Bianconi”.
Gli articolisti di provincia, evidentemente asserviti al potere e dimentichi del ruolo che dovrebbero svolgere, hanno preferito redigere dei peana, ove si sono inserite le dichiarazioni di stima e ringraziamento a Bianconi da parte degli uomini delle Fondazioni che governano Banca delle Marche e dei vertici istituzionali della Regione Marche.
Ora questa stessa stampa, direi stampetta, celebra questo matrimonio con identica enfasi.
E’ partito, come tradizione, il Corriere Adriatico, con un assurdo e incompetente articolo che paragonava Goffi e Bianconi a Mazzola e Rivera…. quando invece se ne dovrebbe parlare come di Brighella e… Moggi.
Sig. Pasquino merita un plauso per quanto ha scritto.Molti giornalisti locali dovrebbero imparare da Lei.
Aggiungo che i media locali sono quasi tutti (se non tutti) controllati dalla massoneria, come il Corriere Adriatico, Rai 3 Marche, TCM, ecc.