di Alessandra Pierini
E’ la strada dell’incostituzionalità l’unica percorribile per evitare l’accorpamento delle Province di Macerata, Fermo e Ascoli previsto dall’articolo 17 dello Spending Review. Si sta muovendo in questa direzione anche il presidente della Regione Giammario Spacca che alla ripresa delle attività (ieri si è riunita, per la prima volta dopo le ferie la Giunta) si sta attivando per presentare il ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere l’illegittimità dei provvedimenti contenuti nello Spending Review. «La Regione Marche – ha dichiarato Spacca – sta valutando la questione molto attentamente attraverso il lavoro dei nostri esperti in materia costituzionale di cui stiamo attendendo le valutazioni e i pareri richiesti».
E’ questa anche la soluzione indicata dall’Upi Marche, i cui componenti si sono riuniti questa mattina. «L’Upi – scrive il presidente Fabrizio Cesetti- non ha assunto alcuna decisione circa il riordino delle Province e l’orientamento non è quello di ristabilire la situazione originale a quattro province. Se questa fosse l’idea di qualche Presidente non può in alcun modo coinvolgere l’organismo Upi visto che lo stesso sul punto non ha assunto alcuna decisione che, tra l’altro, nel caso di specie compete al Consiglio delle Autonomie Locali il quale dovrà decidere nel rispetto delle vigenti disposizioni legislative che nelle Marche prevedono, senza possibilità di eccezione, oltre ad Ancona e Pesaro Urbino, la terza Provincia che dovrà nascere dal riordino di Ascoli Piceno-Fermo-Macerata. Invece, si è concordato in sede Upi, coerentemente con quanto già sostenuto dal CAL, di insistere sulla incostituzionalità dei provvedimenti che riguardano le Province contenuti sia nel Salva Italia che nella Spending Review. E sarebbe opportuno per tutti concentrare l’attenzione e l’impegno su tale aspetto, piuttosto che far filtrare desiderata che non hanno alcuna possibilità di accoglimento e che contribuiscono a creare ulteriore caos nei territori».
Il termine per la presentazione di un eventuale ricorso è fissato al 15 ottobre prossimo. In ogni caso, è necessario attendere il pronunciamento del CAL (il Consiglio delle Autonomie Locali), a cui lo stesso articolo 17 del decreto sulla Spending review ha assegnato il compito di proporre un’ipotesi.
Riprenderàda lunedì anche l’attività del Consiglio regionale. I consiglieri maceratesi non hanno finora intrapreso azioni concrete per salvare la Provincia di Macerata e dovranno approfittare del pochissimo tempo a disposizione per far sentire la loro autorevole voce prima che sia troppo tardi, come accaduto in Parlamento dove senatori e deputati di altre realtà si sono mossi con decisione e largo anticipo. Tra i consiglieri Angelo Sciapichetti del Pd che punta a ristabilire le quattro province per assicurare il buon governo nelle varie zone e snellire l’amministrazione con un effettivo risparmio di risorse: «Sulla scorta della ingiustificata proliferazione effettuata negli ultimi 15-20 anni di nuove province inutili e senza storia (non è il caso della provincia di Macerata ) è giusto parlare di riduzione e accorpamenti ma è sbagliato, scorretto e illusorio far credere all’opinione pubblica che, si possono abbattere i costi della politica riducendo il numero dei Consigli provinciali o dei Consiglieri comunali, la verità è invece che così facendo si riduce solo il livello di democrazia e di partecipazione dei cittadini.
Sarebbe invece da chiedersi come mai si sia iniziato il taglio dalle istituzioni più virtuose senza guardare a enti,consorzi, ambiti territoriali,organismi di secondo grado ecc la cui chiusura comporterebbe allo Stato un risparmio immediato di oltre 7 miliardi di euro. Sciapichetti chiede anche di evitare provvedimenti che lacerano i territori: «In questa battaglia che, senza enfasi, ritengo la più importante per la Provincia di Macerata dal dopoguerra ad oggi dovremo sforzarci di favorire il dialogo, cercando alleanze politiche e territoriali. Vanno evitate posizioni demagogiche e populiste. Chi, rispetto ad un problema così delicato, pensa di approfittarne per strizzare l’occhio all’antipolitica dilagante dimostra di avere poco coraggio e soprattutto di non fare un buon servizio alla comunità maceratese».
Fanno intanto discutere le dichiarazioni del segretario regionale del Pd Palmiro Ucchielli che propone una maxi provincia con tre città co-capoluogo per evitare, quindi, che la nuova mappa territoriale vada ad incidere sui servizi offerti ai cittadini: «Qualora ci siano i margini – immagina Ucchielli – è possibile pensare ad una maxi provincia con tre città co-capoluogo, perché c’è anche un problema di uffici che non possono essere chiusi tutti e di servizi. L’auspicio è che il dibattito ed il confronto delle prossime settimane non si arrocchi sulla difesa campanilistica ma prevalga il buon senso nell’interesse di tutti». Immediata la risposta di Romano Carancini, sindaco di Macerata che definisce sconcertanti le dichiarazioni del suo segretario regionale: «Il problema da affrontare è quello dei criteri arbitrari utilizzati per il riordino che mancano di uniformità e alla cui applicazione non possiamo rassegnarci. Non c’è stata discussione interna al partito nè ha sentito sindaci e presidenti di Provincia, direttamente interessati dal cambiamento. Chiederò chiarimenti ad Ucchielli che non può decidere per la comunità maceratese nè disinteressarsi del sud delle Marche».
Intanto il comitato per Macerata ed il suo territorio ha raggiunto quota 1.300 adesioni. «Le ragioni della nostra contrarietà all’annessione con Ascoli, più volte evidenziate, – scrivono i suoi componenti – passano ora per le tasche dei cittadini perchè, come annunciato, siamo riusciti ad avere copia integrale del bilancio preventivo di Ascoli riferito al 2011 ( per lungo tempo non era stato possibile consultarlo, perchè il realtivo link sul sito dell’amministrazione provinciale ascolana era stato oscurato); lo ricordiamo, la Provincia di Ascoli è sull’orlo del dissesto, ed un annessione con loro porterebbe Macerata a dover pagare i loro debiti. Proprio ieri abbiamo provveduto a conseganre il bilancio ascolano ad un dottore commercialista revisore di nostra fiducia, che redigerà una relazione dettagliata dello stato dei conti ascolani, sulla scorta di quanto già dichiarato dai revisori dei conti dell’ente.Tale relazione sarà oggetto di una conferenza stampa insieme alla summa delle risultanze degli incontri che stiamo avendo con ciascun consigliere regionale maceratese. Ne abbiamo incontrati due, sono in programma altri incontri nei primi giorni di settembre. Seguendo il filo della società civile in questi giorni il comitato, oltre che contattare i consiglieri regionali ed i membri del CAL, sta contattando, una per una, le realtà maceratesi che sul territorio lavorano: associazioni di categoria, ordini professionali, associazioni culturali per sensibilizzarle sull’argomento e per invitarle a fare un fronte comune su questa battaglia, che ci appare ogni giorno sempre più supportata da ragioni di buon senso e ragionevolezza».
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il capoluogo di ancona a sempre tarpato le ali alla provincia di macerata per gli iteressi politici e finanziari vedi l’accrescere delle università vedi la viabbilità tutto a decadere per prolificare i loro siti
La politica locale si è mossa con grave ritardo. In particolare sottolineerei l’inerzia dei parlamentari marchigiani. Solo poche voci si sono alzate ed a cose ormai praticamente fatte. Adesso venite a chiederci i voti!!
La città di Macerata non ha neanche un parlamentare (politicamente ha già da un pò perso il ruolo di capoluogo). Magari un eletto non avrebbe risolto la questione ma avrebbe potuto portare al centro del dibattito politico la faccenda in anticipo e con maggior forza.
Chiedo scusa…un parlamentare c’è ma è come se non ci fosse…tant’è che lo scordavo!
Pure la corte costituzionale! Che vergogna!
Salvare la provincia è l’ultima cosa che conta.
Ma se Macerata, o Ascoli o Fermo perdono la Provincia cosa succede esattamente???
Perchè qui sembrerebbe che, da quello che scrivono alcuni lettori di CM e molti politiCULi locali, sembrerebbe quasi che, in automatico, chiudano Questure, Prefetture, Motorizzazione, Camere di Commercio, ecc. ecc.
E che, chiudendo, i dipendenti vengano tutti trasferiti….
In pochi invece dicono che, anche con il declassamento, gli uffici e i dipendenti resterebbero… Ma andrebbe a casa tutto il carrozzone inutile di commissioni, tecnici, portaborse, nani e ballerine che campano a spese degli italiani…
Come stanno precisamente le cose???
Cerco di rispondere al Sig. Cerasi.
Finalmente un intervento significativo, di qualcuno che pensa di sapere, ma vuol approfondire l’argomento. Le premetto che le mie sono soltanto deduzioni, che vengono da più approfondite discussioni con altri più eruditi del sottoscritto. Sull’argomento, come la penso, l’ho scritto nell’articolo che riportava il commento dell’On. Ciccanti.
Per quanto riguarda le soluzioni, Le vorrei ricordare che la spesa per le Province (tutte le province nazionali, comprese quelle che rimarranno) è l’ 1,7% del debito pubblico. Su questa spesa gravano sia le spese politiche che quelle per il personale e le varie ed eventuali. Considerato quindi che il personale non verrà toccato (ripeto giustamente) l’importo che rimane è veramente irrisorio. Diciamo che il taglio della politica provinciale darebbe maggior potere all’organismo regionale, che deciderà sui fondi da destinare ai vari territori. In poche parole : se i fondi prima venivano ripartiti in 5 province, in seguito l’accorpamento della Provincia Marche SUd non si approprierà di 3/5 , bensì di 1/3 (quindi maggiori fondi per ANcona, salva perchè capoluogo di regione, e Pesaro, soltanto perchè inglobata tra province di diverse regioni ed Ancona intoccabile).
Problema dipendenti, che a me sta molto a cuore perchè, vorrei ricordare a chi non lo sapesse, quelli della provincia di MC sono nel giusto organico e con una produttività maggiore della media nazionale. Il loro accorpamento ad altre entità significherebbe andare in sovra organico grazie a chi, negli anni passati, ha preferito infischiarsene del giusto operare grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno.
Politicamente potrebbe verificarsi un commissariamento prefettizio per le Province detinate alla soppressione, perchè fin quando la legislatura non avrà termine, non potranno essere accorpate. Rimarranno in carica i consigli provinciali, unica differenza con il Presidente che perderà il suo potere decisionale, ma non penso proprio il proprio compenso. Ed allora, cosa cambierebbe con la chiusura delle Province, al momento attuale? Non lo so; unica cosa sicura sarà il problema degli uffici, perchè sicuramente il prossimo passo sarà quello dell’accorpamento degli uffici. La gente sarà costretta a più km per le proprie pratiche, i dipendenti a far più km per andare al lavoro (pensate a chi ha bimbi piccoli alle scuole materne o a chi finito il lavoro se ne torna a casa con familiari da assistere perchè disabili) e quindi potrebbero vedersi costretti a lasciare il proprio lavoro o ad aumentare le assenze per la Legge 104 o malattie o aspettative.
Se legge attentamente il mio precedente articolo, se queste persone vogliono dimostrare a qualcuno di saper fare tagli alle spese a discapito dei sempre soliti, facciano pure, ma poi alla fine si devono tirare le somme e bisogna iniziare a far pagare chi sbaglia, non che certi politici provano soluzioni e soluzioni e poi, se va bene, sono tutti bravi, ma se va male, è sempre colpa di chi evade le tasse o della crisi.
Anche io faccio parte della politica, ma ci sarebbero tante maniere per vivere meglio e non certo quella di tagliare il minimo per salvaguardare i propri privilegi; sarebbe come tagliarsi le unghie tutti i giorni per voler dimagrire, continuando a fare 5-6 pasti al giorno. Però, purtroppo, gli squali ci sbranano, i media ci tolgono la parola, la gente crede che l’anti-politica sia il bene per il Paese, e così facciamo il loro gioco, cioè di lasciare tutti i nostri patrimoni alle lobby estere. Un tempo ci provarono con l’acqua pubblica e con il referendum gli andò male. Oggi ci provano con energia elettrica ed idrocarburi. anzi che provano con i pannoloni o le calze o i cappelli; questi vogliono le cose di quotidiano uso. spero che un domani ci saranno tanti che inizieranno a pensarla come me: nazionalismo è una parola che nel tempo ha assunto un significato doloroso da ricordare, ma sono sicuro che non guasterebbe mai se fosse in ognuno di noi. Evviva l’Italia, fuori da chi ci vuol svendere alle lobby estere.
Risposta per Cerasi. Lo prevede la legge in questione, 135/2012, precisamente all’art. 10 comma 2 lettera b:
b) mantenimento della circoscrizione provinciale quale ambito territoriale di competenza delle Prefetture – Uffici territoriali del Governo e degli altri uffici periferici delle pubbliche amministrazioni dello Stato, gia’ organizzati su base provinciale, salvo l’adeguamento dello stesso ambito a quello della citta’ metropolitana, laddove costituita, e fatta salva la possibilita’ di individuare, con provvedimento motivato, presidi in specifici ambiti territoriali per eccezionali esigenze connesse alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico, nonche’ alla garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali;
Politicamente parlando, le province sono state già depotenziate dal decreto salva Italia, ma la circoscrizione avrà ancora un ruolo “importante” (e penso che la soppressione definitiva di tutte non sarà dietro l’angolo, visto che lo stato dichiara il suo riferimento a tale circoscrizione). Oso anche pensare che il ruolo dei vecchi e “nuovi” capoluoghi avrà un pelo di importanza in più. I capoluoghi soppressi invece… si dovranno reinventare (se ne hanno le capacità).
Vedo che ci stiamo perdendo, non è con le barricate che si risolvono i problemi ma con un dialogo costruttivo e sereno. Questa dovrebbe essere la politica, trovare la soluzione ragionevolmente migliore senza radicalizzare le posizioni. Nessuno dobbiamo svendere niente ma valorizzare, vedendo le opportunità in un riassetto delle province. Ma quello che vedo è che la politica vola basso, invece di unire sta dividendo, perdendo il suo proprio ruolo nella società.
Sovranita’ monetaria.
Attualmente l’Italia emette la moneta a debito.Con questo sistema tagliare tutte le provincie e abbassare i stipendi dei politici e’ inutile in quanto il debito automaticamente aumentera’.
Quindi il problema va risolto alla radice e cioe’ l’Italia deve nazionalizzare la Banca d’Italia e deve stamparsi la moneta.
Se va in porto la provincia del Sud , mi auguro che si possa promuovere un referendum e che Recanati passi alla provincia di Ancona.
Quello che da fastidio sono i due criteri utilizzati per il riordino (io dico soppressione) delle province (superficie ed abitanti). Neppure nel ventennio si sarebbero prese decisioni così “fasciste” come quelle prese dal governo Monti, in merito alla questione “province”, con il placet di PDL, PD e UDC. Apprezzo di più chi si batte per la soppressione di tutte le provincie (anche se ho qualche dubbio sui reali risparmi). In questo modo ha ragione il Sindaco Carancini che contesta anzitutto i criteri adottati. Speriamo che i cittadini se ne ricordino alle elezioni e diano la giusta “paga” ai partiti che sostengono questo Governo, il peggiore della storia della Repubblica Italiana.
come ho letto in alcuni commenti, non credo che dalla sera alla mattina chiuderanno tutti gli uffici, ci saranno comunque sportelli decentrati è logico, inoltre non potrebbe essere una opportunità, sarebbe la provincia più popolosa e con il territorio più grande con grandi risorse economiche artistiche e culturali, forse tuuti insieme riusciamo a contenere lo strapotere di ancona (che nessun marchigiano considera capoluogo di regione) e poi quando si eleggerà il nuovo consiglio provinciale cmq i maceratesi sarnno la maggioranza!
e poi quando si eleggerà il nuovo consiglio provinciale cmq i maceratesi sarnno la maggioranza!
E questo chi lo dice?
cari politici deludete ancora una volta. Siete lì e siete pagati per decidere (in un senso o nell’altro, purchè ragionevolemente) ed invece … ve ne lavate le mani, affidate la decisone a soggetti terzi e aspettate supinamente la decisone.
quanto al PD locale (ed agli elettori maceratesi)… che dire? per 30 anni avete portato acqua ad ancona e pesaro e pensavate pure che vi fossero riconoscenti? ben vi sta.
Sul piano politico ed economico Macerata aveva già perso il ruolo di capoluogo da almeno il 1994, cioè da quando la Regione stralciò gli attributi infrastrutturarli dal Piano Regolatore.
In quegli anni, mentre Acona poteva permettersi di proseguire la realizzane -per circa 1.800 miliardi di lire- di opere stradali faraoniche, Macerata non riuscì a realizzare nemmeno lo stralcio di 45 miliardi -dei 300 previsti sin dal 1973- per la famigerata strada nord.
In questo modo Ancona divenne più attrattiva e potè passare da circa 70 mila abitanti agli attuali 102 mila, mentre Macerata è rimasta ferma ai 43 mila ab. del 1991 -compresi i 4.500 extracomunitari residenti oggi-.
Dunque, i circa 24 mila abitanti che oggi mancherebbero alla Provincia per rientrare nei parametri stabiliti dal governo Monti, dipendono essenzialmente dalla mancata crescita -demografica, economica, attrattiva ecc.- della città di Macerata, considerato che quasi tutti i comuni limitrofi e costieri sono costantemente cresciuti e il capoluogo è diventato sempre più isolato.
Oggi la Regione dice che la soluzione sta nel ricorso costituzionale e la politica deve attenersi a questa linea. Può darsi che i maceratesi si bevano anche questa storia, ma se conoscono bene la loro storia dovrebbero sapere anche che il ruolo di capoluogo -dal 1400 in poi- non gli è stato regalato da nessuno, ma lo hanno conquistato con la “forza” della politica e delle idee.
A Palmì, perchè non t’ha toccato Pesaro… sennò già t’eri ‘ncatenato alla palla de Pomodoro!
70 mila abitanti agli attuali 102 mila, mentre Macerata è rimasta ferma ai 43 mila ab. del 1991 -compresi i 4.500 extracomunitari residenti oggi-.
Dici che Ancona avrebbe aumentato la popolazione di 32 mila abitanti in 18 anni? Mi sembra un po’ troppo.
Dunque, i circa 24 mila abitanti che oggi mancherebbero alla Provincia per rientrare nei parametri stabiliti dal governo Monti, dipendono essenzialmente dalla mancata crescita -demografica, economica, attrattiva ecc.- della città di Macerata,
Ma questo chi lo prova? Se non sono andati a Macerata, saranno andati ad abitare nei comuni limitrofi che, come dici anche tu, hanno tutti aumentato la popolazione, ma la popolazione provinciale rimane sempre al di sotto dei parametri. Chi può dimostrare che, se Macerata avesse avuto le strade, la popolazione provinciale sarebbe aumentata?
il ruolo di capoluogo -dal 1400 in poi- non gli è stato regalato da nessuno, ma lo hanno conquistato con la “forza” della politica e delle idee.
Non mi pare proprio così. A meno che per “forza della politica e delle idee” tu non voglia intendere arrendersi a Francesco Sforza, dopo la battaglia di Montolmo, e mettersi a 90 gradi davanti al signore di Milano, per non essere distrutta. Bella forza delle idee e della politica!!
Almeno Montolmo si oppose, fu rasa al suolo, ma non si arrese e non si mise mai a pecoroni. E questo sarebbe il capolugo di Provincia?
Per la precisione:
1981 Ancona aveva 106.498 abitanti
1991 101.285
2001 100.507
al 31.12.2010 ne contava 102.997
Come vedi, non sono le strade ad influire sul numero di abitanti che, addirittura, sono diminuiti di circa 4000 in poco più di 30 anni.
La Marca anconitana (chiamata anche Marca anconetana o Marca d’Ancona) fu il nome di una delle quattro province, istituite da Papa Innocenzo III (1198–1216) nel 1210, come ripartizione dello Stato della Chiesa.
La Marca venne costituita dall’accorpamento (già allora si accorpavano i territori) di parte dei territori già compresi nella Pentapoli bizantina con la Marca fermana. Il capoluogo fu fissato a Fermo. Ogni città era retta da un governatore di nomina pontificia.
La Marca anconitana fu confermata nelle Costituzioni egidiane del 1357, emanate dal cardinale Egidio Albornoz (Gil Álvarez Carrillo de Albornoz).
Nel XV secolo, in seguito a furiose rivolte contro il papato, il titolo di capoluogo passò da Fermo a Macerata.
Questo l’ho ripreso da internet. Come si può vedere ci sono corsi e ricorsi storici. Chissà che stavolta la storia non faccia il contrario, trasferendo il capoluogo da Macerata a Fermo???
@ Cerasi
ti rispondo terra terra e quindi come sempre mi prenderanno per antipolitico
NON C’E’ PIU’ TRIPPA PER GATTI CHE VIENE DA ROMA! e i gatti sono quelli che magna magna e rimagna si sono ABBUFFATI a spese anche tue e mie cioè di TUTTI senza averne merito o competenze ma per i motivi che sappiamo tutti….A BUON INTENDITOR…..
@Marco Diomedi
Il Suo intervento, di cui apprezzo i toni misurati, non mi pare persuasivo.
La spesa pubblica corrente è formata da tanti “uno virgola” per cui anche il costo dell’apparato provinciale ha il suo peso.
In questo momento ai più non interessa che un padre/madre di famiglia debba percorrere molti chilometri per un posto di lavoro sicuro e dignitosamente retribuito.
Il fatto che in altre province ci siano esuberi di personale e che quelli in servizio non potranno essere licenziati, non inficia la scelta ma, anzi, la avvalora. Un unico ente, gestito con maggiore virtuosismo, non dovrebbe assumere nuovo personale a fronte dei pensionamenti che via via si succederanno così da riequilibrare il personale alla effettiva necessità (ci vorranno alcuni anni ma se non si comincia!).
Non è vero che la legge imporrà alla Regione di ripartire le risorse con la proporzione 1/3, anzi il termine “riordino” lo dovrebbe scongiurare. In ogni caso, questa Sua preoccupazione merita una riflessione più accurata: ora che i politici sono nella fase della discussione si potrebbe spingere la Giunta Regionale e le varie provinciali (comprese Pesaro e Ancona) ad approvare un ordine del giorno che garantisca in ogni caso (cioè indipendentemente dalla geografia che verrà) un coerente riparto delle provvigioni su tutto il territorio seguendo i criteri storici.
In effetti, la questione di maggior rilievo mi pare quella sui criteri che non tengono conto della realtà e premiano o penalizzano in modo barbaro. Però è anche vero che se dovesse passare il metodo Carancini (criterio del territorio provinciale e non del comune capoluogo), anziché dannarci l’anima ci fregheremo le mani.
Anche in questa occasione, vale la pena sottolineare, l’indecente atteggiamento di alcuni politici locali che parlano a vanvera; non mi stupirei se in campagna elettorale per le prossime politiche promettessero il ripristino delle province e dei piccoli tribunali….yes we can!
Rispondo al sig. Andrea MArchiori, al quale ricambio l’apprezzamento dei toni moderati.
Anche io concordo sul fatto che tanti 1 virgola fanno il loro peso, ma vorrei far capire il senso del mio discorso, sperando che ciò non venga interpretato come una dichiarazione di parte, dato che rivesto la carica di consigliere provinciale.
Come scrivevo, le spese per tutte le Province italiane ricopre l’ 1,7 % della spesa pubblica. Significa quindi che ogni provincia ha uno 0,0ecc. % di incidenza; dal quale dobbiamo detrarre le spese per il personale, che non verrà toccato. Diciamo di arrivare ad un 0,00ecc % della parte politica ? Un gran risparmio. Però vorrei farLe presente che un Parlamentare costa come un intero consiglio provinciale. Eppure, nell’ultimo Decreto Salva Italia i nostri parlamentari hanno pensato bene di votare il Decreto, stralciando però un comma dall’art. 1 che proponeva la riduzione di Deputati e Senatori dal Parlamento. Bella figura, vero?
Poi si propone la chiusura dei Tribunali minori; quello di Camerino ed il distaccamento di Civitanova daranno un risparmio di circa 500mila Euro. Bello ! però per adeguare il Tribunale di Macerata per occupare dipendenti e nuove cause, da un progetto fatto dall’Ordine degli Avvocati, occorreranno circa 16milioni di Euro, spicciolo più, spicciolo meno; quindi occorreranno 32 anni per ammortizzare la spesa, sempre che questa poi, nel tempo, non lieviti (beh, si sa che gli appalti pubblici non hanno mai una spesa ben precisa).
Come scrissi in un altro mio articolo, occorrerebbe una responsabilità diretta di chi prende tali decisioni (come quella della tassa sulle bibite gassate perchè portano all’obesità oppure il divieto di usare i barbecue all’esterno perchè inquinano l’ambiente, cose da pazzi); se si vuol chiudere le Province, lo si faccia per la parte politica, senza dare ulteriori mazzate ai cittadini o ai dipendenti. Però poi se alla fine i conti non portano, allora deve essere tutta la politica a riconoscere di dover , non dico chiudere i battenti, ma ridursi. Fare una unica Camera del Parlamento, come in tanti altri Paesi che si definiscono democratici, istituire un organismo di controllo regionale e demandare poi il tutto ai comuni, ritornando quasi ad un sistema feudale. Però poi non ci si lamenti se ogni comune gestirà il proprio territorio a discapito del vicino, perchè senza una seria programmazione territoriale rischieremo che il comune maggiore spalancherà le proprie fauci verso il vicino minore, e chi ha orecchie per intendere intenda.
Secondo me le Province devono vivere, della politica fatene ciò che volete, fortunatamente io non ho mai campato di politica, avendo un mio lavoro da dipendente, e di certo non saranno queste misere 375 Euro medie mensili che possono cambiarmi la vita. Ma gli uffici DEVONO restare; semmai, diminuite i direttori, dirigenti, sotto dirigenti, capi area, sindacalisti. Chissà, forse si potrà avere meno spesa e più produttività ??
I poltici sono solo “lupi affamati di potere” e molti sono personaggi “falliti nella vita civile”!!!