di Alessandra Pierini
Cosa avrebbe detto Giacomo Leopardi se gli avessero chiesto di farsi da parte per lasciare il passo al martire Donato? Forse avrebbe accettato e con fare signorile si sarebbe rifugiato nel suo palazzo ma poi, avrebbe senza dubbio rimuginato sui montefanesi e sulle genti che abitano i “suoi” luoghi e che non l’hanno mai fatto sentire a casa. Non è fantasia ma riflessione sullo spunto offerto dalla decisione della Giunta di Montefano che ha deciso di sostituire via Giacomo Leopardi con via San Donato, patrono della città, al quale è già intitolata la cattedrale. Da una parte i miracoli letterari del poeta le cui odi sono conosciute in tutto il mondo, dall’altra i miracoli devozionali di San Donato martire, il più famoso è quello del calice, per via del quale sarebbe stato condannato al martirio (durante la celebrazione della messa entrarono nel tempio dei pagani che con violenza mandarono in frantumi il calice di vetro, di cui Donato raccolse i cocci e li rimise insieme, ma ne mancava uno. Noncurante di ciò, vi avrebbe versato del vino servendolo ai fedeli senza che ne cadesse dal fondo). Così la fede e la religiosità, hanno avuto la meglio sulla cultura e sulla poesia, quella conosciuta in tutto il mondo. Non è la prima volta, visto che qualche mese fa, il campo dell’Imbrecciata, al termine dei lavori di ristrutturazione, fu intitolato all’Immacolata Concezione. Dopo la querelle tra frati e preti di qualche anno fa (leggi l’articolo), la religione torna ad essere motivo di divisione tra i cittadini montefanesi e d’altronde, nei secoli, architettura e toponomastica sono state utilizzate in maniera scientifica proprio per imporre potere e importanza.
Non tutti hanno gradito la scelta dell’amministrazione, anzi molti la criticano con forza. Tra questi l’ex sindaco Piermarino Simonetti: «Vi scrivo con il dolore nel cuore e, prima del fastidioso dolore somatico, per un moto furioso generato dallo sgomento più assoluto, per la notizia diffusa in questi giorni per il paese, riguardo al subentro di una Via San Donato al posto di Via Giacomo Leopardi. Semplicemente, la secolare intitolazione del tratto di centro storico, denominato nel gergo paesano “For de’ mura”, che la Municipalità di Montefano diede ad uno dei più grandi poeti della cultura mondiale dell’età moderna, lascerà il posto al Santo Patrono, San Donato. La bella epigrafe toponomastica di marmo apposta dagli spiriti civici laici sulla casa parrocchiale, nel 1898 per celebrare il centenario della nascita di Giacomo Leopardi, scomparirà e verrà traslata altrove, per la volontà della Giunta Comunale, guidata dal Sindaco Carlo Carnevali. I motivi della decisione sono oscuri e lasciano perplessi molti montefanesi, per l’opportunità dell’atto, la ignota ragione, l’affetto per la via e per quel poeta, che riempie di orgoglio ogni italiano, senza distinzione di censo e cultura, capace di evocare emozioni anche nel più rude degli uomini. La delibera di Giunta conterrà certo motivazioni tali da giustificare la decisione del Sindaco, contenute forse nella volontà di intitolare al poeta, la piccola e costruenda via a senso unico che collegherà Via Costanzi, il piazzale della nuova Scuola Elementare e, passando sotto la Scuola Media, l’uscita su Via Giacomo Matteotti. Questa via, a senso unico, seppur avrà un valore strategico per la viabilità scolastica e no, sarà una strada defilata che guarda alla collina di Montefiore, al di là del fosso del Daino, su cui insistono abitazioni moderne. La giustificazione che la strada dedicata a Giacomo Leopardi defenestrato, collegherà le scuole, assolverà il bisogno di redenzione della Giunta Comunale, riassunto nella semplice proprietà transitiva: Leopardi, Poesia, Scuola, Studio a memoria, Cultura, prossimità al territorio di Recanati, Vista di sguincio del colle dell’Infinito. Ma come più volte è stato detto, la maggiore conoscenza delle opere di poeti, scrittori, o le passioni culturali, seppure nate a scuola, poi si consolidano e si apprezzano al di fuori dell’apprendimento obbligatorio, diventando una scelta della propria sensibilità emotiva e per alcuni professionale. Nessuna via di Montefano, si è formata e strutturata nell’immaginario dei suoi abitanti, crescendo insieme ai tigli e prima, alle palme intorno alle panchine semi nascoste dalla luce fioca, come via Leopardi: il luogo del desiderio, dell’amore adolescenziale, dei giochi, del passeggio, delle feste, degli incontri ansimanti fra ragazze e ragazzi, degli sguardi maliziosi, degli appuntamenti, delle discussioni animate, dei giochi. Un luogo che ha avuto sempre a che fare con le alterne fortune della vita, un luogo leopardiano. Ora, con una delibera di Giunta, si sottrae alla passione civile, il nome di uno spazio appartenuto alla cultura dei montefanesi, per intitolare cento metri di poesia al Patrono San Donato. Sicuramente, il Sindaco e la Giunta, con più volontà civica e laica, avrebbero trovato un luogo più idoneo, più degno, più importante per celebrare il nostro Santo Patrono, nell’occasione dell’inaugurazione del bel restauro della Collegiata, che rappresenta un indubbio arricchimento del patrimonio storico e architettonico del paese. Fin qui, l’aspetto emotivo della vicenda, poi c’è la questiona pratica che ogni cittadino residente e attività commerciali che insistono attualmente su Via Giacomo Leopardi, dovranno sostenere spese personali per il cambio di via nei documenti d’identità e contabili».
E c’è anche chi ironicamente si domanda: «Si potrà percorrere solo se confessati e comunicati?».
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Va bene il rispetto per i santi…. ma qui mi pare che si stia un po’ esagerando….. Leopardi la sua via se l’è ampiamente meritata, o sbaglio?
Bigotteria senza limite.
I santi lasciamoli celebrare dalla madre chiesa!!
Gioca con i fanti e lascia stare i santi…
Da Via Leopardi a: via Leopardi!
Che fare?
E’ il glocale (nota 1) E il glocale vuol dire anche, come ho riportato in un brevissimo passo in nota, identità culturale che affonda le sue radici nella più remota antichità.
Allora, negli Stati Pontifici, Montefano brillò e torna a brillare, mostrando la sua radicale (sempre nel senso di radice) ed ancestrale identità.
E’ un pò un problema capire piuttosto se questi amministratori non avessero qualcosa di meglio cui pensare prima di cambiar nome alla storia, che, per fortuna nostra e di Giacomo Leopardi, resta pur sempre Magistra Vitae. E la storia ci dice che lo stato laico è in pericolo da vent’anni e non certo per colpa del sindaco di Montefano …
1) Serge Latouche, Università di Parigi – Il concetto di glocale fa la fusione delle due parole : globale e locale. La globalizzazione è infatti come un Giano bifronte. Il secondo lato è il localismo. Chi vede nell’attuale mondializzazione un fenomeno di civilizzazione, il proseguimento dell’occidentalizzazione del mondo non puo’ fare a meno che interessarsi non soltanto alla globalizzazione dei mercati, in una ottica ecomicista ma anche agli effetti culturali. Interrogarsi su i rapporti fra culture locali e cultura globale. Qual’è il ruolo delle culture della “Tradizione” in una società globalizzata e multiculturale? (segue … )