di Giancarlo Liuti
Nei giorni scorsi la questione del parcheggio di Rampa Zara è prepotentemente tornata d’attualità con l’annuncio ufficiale che vi sono tre diversi progetti: uno pubblico, elaborato dalla Sintagma per il Comune, e due privati, dell’Agricola Fontemaggiore e dell’impresa Farroni-Intermesoli (leggi l’articolo). Tutti e tre prevedono un ampio parcheggio a raso sotto viale Leopardi e attracchi meccanizzati fino al viale o, poi, fino alle Monachette o, poi, fino alla Galleria del Commercio. Ovviamente non sono mancate discussioni e polemiche, alcune contro l’invasione del cemento, altre a sostegno di priorità ben più prioritarie di questa, altre per dire che i parcheggi già esistenti bastano e avanzano, altre con suggerimenti a dir poco fantasiosi tipo l’introduzione – udite udite! – di biciclette elettriche. Bene, la varietà delle opinioni è il sale della democrazia.
Il progetto degli imprenditori Intermesoli e Farroni con collegamento aereo dall'ex convento delle Monachette alla Galleria del Commercio
C’è un punto, però, che pretenderebbe maggiore chiarezza soprattutto da parte del Comune e riguarda la vera e unica ragione per cui questo benedetto parcheggio è ritenuto necessario – anzi, indispensabile – allo sviluppo e quindi alla rivitalizzazione del centro storico. Se c’è l’idea che si possa procedere con soluzioni minimali e parziali, o che intanto si cominci e poi si vedrà, o che ci si debba accontentare di ciò che passa il convento, allora è meglio lasciar perdere. Se invece si è convinti che il centro storico ne abbia bisogno – ma solo a certe condizioni – per diventare davvero il nucleo essenziale e il cuore pulsante dell’identità cittadina, allora lo si dica con fermezza e quelle condizioni siano poste, ufficialmente e inderogabilmente, alla base di ogni progetto.
A me insomma pare che anzitutto occorra intendersi su alcuni aspetti che sono, per così dire, la radice del problema. Primo: gli attuali stili di vita pretendono che per dirsi tale qualsiasi luogo urbano sia abitabile, frequentabile e facilmente avvicinabile per mezzo dell’auto. Secondo: è proprio per l’assenza di tale presupposto che da anni i centri storici italiani e non solo italiani, specie quelli arroccati su alture, stanno subendo la fuga di uffici pubblici, attività commerciali e popolazione residente. Terzo: se lasciate a se stesse le isole pedonali contribuiscono ad aggravare le cose. Quarto: aprire i centri storici al traffico motorizzato significa inquinarne e infine distruggerne la bellezza storica, artistica, monumentale e ambientale in senso ampio, vale a dire gli unici motivi per i quali si dovrebbe desiderare di risiedervi, averne una confidenza pressoché abituale e, conseguentemente, impiantarvi uffici e negozi.
Il progetto dell'Agricola Fontemaggiore dell'imprenditore Farroni con attracco all'ascensore di via Leopardi
Si può anche non essere d’accordo, intendiamoci, sul fatto che questi quattro aspetti vadano considerati come fossero uno solo e che la vera, l’unica ragione del parcheggio di Rampa Zara stia nella stretta interdipendenza fra loro. Ma se quest’unica e vera ragione si frammenta e si disperde, allora è giusto che nei programmi comunali si facciano largo priorità di segno diverso, i limiti di bilancio, il raccordo con la superstrada del Chienti, il Centro fiere, il passaggio a livello di via Roma, le piscine e via elencando. Per cui diverrebbe inevitabile rassegnarsi allo status quo, immaginando che il centro storico di Macerata, in fondo, possa cavarsela anche così, con la chiusura al traffico di una via, l’apertura di un’altra, qualche riga blu in più o in meno, qualche spostamento di orario, qualche trattativa per la riapertura dell’ex Upim, qualche festa, qualche concertino. E su questo benedetto parcheggio calerebbe pian piano il silenzio, evitando – ecco un vantaggio – di farne oggetto di stucchevoli screzi politici.
Qual è allora il punto? E’ che l’insieme di quei quattro aspetti esige una soluzione in grado di rispondere con assoluta coerenza alle seguenti esigenze: 1) Consentire ai residenti ed ai non residenti di lasciare l’auto in un’area fruibile in qualunque ora del giorno e della notte, festivi compresi; 2) Consentire ai residenti ed ai non residenti di entrare in Piazza della Libertà e di uscirne mediante attracchi meccanizzati che siano – ripeto: giorno, notte, festivi – diretti, senza l’intoppo di dover attraversare strade di gran traffico e salire rampe di scale; 3) Stabilire una seria isola pedonale. Queste sono le condizioni alle quali non si può rinunciare, altrimenti verrebbe a mancare la vera, unica ragione di un simile parcheggio. E al centro storico di Macerata – al suo cuore: Piazza della Libertà e relative adiacenze – non resterebbe che barcamenarsi per scampare, però male, al destino cinico e baro della modernità.
Soluzioni parziali non ne vedo. Esse, al contrario, rischierebbero di risolversi in lunghi e dispendiosi palliativi incapaci di aggredire la malattia. Io so bene, per vecchia esperienza, quanto forte sia a Macerata l’inclinazione alle mezze misure e alla cautela dei passi secondo la gamba (lo dimostrano la cubatura originaria del palazzetto dello sport, via Mattei che passa per Santa Lucia, il traforo che ancora non sbocca né verso il Chienti né verso il Potenza). Il piccolo è bello, si diceva e si dice. Mica vero. A chi non pensa in grande capita spesso, alla fine, di accorgersi che avrebbe fatto meglio a non pensare.
Capisco, sia chiaro, che un progetto interamente consapevole di quei quattro aspetti e rispettoso di quelle tre esigenze è molto ambizioso e difficile da realizzare. Non a caso alcuni sindaci del passato – Cingolani, la Menghi, Maulo – se ne dichiarano scettici. Ma se questa è la realtà, asteniamoci dal seminare illusioni. Il parcheggio di Rampa Zara ha un senso solo se risponde in pieno – ripeto – alla sua vera, alla sua unica ragione di essere fatto. Se no, ripeto ancora, occupiamoci d’altro.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Le quattro riflessioni dell’autore, circa a metà dell’articolo, mi trovano d’accordo solo in parte, poichè l’ultima di esse non è cosí scontata.
Se infatti, finalmente, sento fare i conti con la realtà, laddove si riconosce che oggi l’auto è necessaria e – piaccia o no – fa parte della vita di tutti noi, e che la crisi dei centri storici risiede nella loro chiusura al traffico (quando a ció non si aggiunge, come pure riconosciuto nell’articolo, la ripidità del cucuzzolo ove hanno sede), si ritorna al dogma ideologico quando si sostiene che a questi concetti si associa necessariamente – cosí da formare un tutt’uno – la necessità di chiudere i centri storici.
Perchè? Quali fondamentali opere d’arte da tutelare affollano il centro maceratese? Siamo a Macerata oppure a Siena? non voglio negare che Macerata possieda qualche bella chiesa, qualche bel palazzo antico, ma è sufficiente tutto ció per blindare una città e limitare una libertà costituzionalmente tutelata, quella di circolazione?
Oppure, in questo atteggiamento, prevale una forma d snobismo ideologico completamente svincolato dalla realtà?
All’epoca delle scellerate decisioni della giunta Maulo si sentiva dire che i cittadini maceratesi dovevano essere ‘educati’ a lasciare l’auto a casa: è questo il retaggio culturale? È questa la ragione del ‘divieto’?
Ben venga il parcheggio, ne vengano altri, certo non faranno male, ma ci si deve rendere conto che la città va aperta, definitivamente, sblindandola da tutte le strisce blu e da tutti i divieti che oggi dissuadono chiunque dal venirci.
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur ……
è dal 1991 che vanno in giro sti progetti, sbrigatevi che tra non molto tempo ci saranno le auto volanti e non ne avremo più bisogno..
Visto che il sig. Golini insiste a proporre la sua visione di città da sblindare non posso fare a meno di intervenire , ripetendomi , per contrastarla visto che , come spesso succede nella vita, la penso in maniera differente, molto differente dalla sua. Mi ripeto quindi affermando che la visione anacronistica oggi è proprio quella di immaginare, come fa lui, un centro storico o una città italiana , ( per non dire europea e anche oltre) per le quali si programma un incremento del traffico veicolare privato . Sia in termini di spazi a disposizione sia in termini di vie di accesso ulteriori. I progetti di amministrazioni locali, nazionali ed europei vanno sempre in direzione contraria. Si pensa a come ridurre l’uso dell’auto , a come favorire soluzioni alternative (mezzi pubblici, uso delle bici, uso dei piedi ebbene si) Se andassimo a Roma o a Bruxells cercando di farci finanziare un progetto per ampliare le strade di accesso a centri storici o per favorire l’uso dell’auto …. beh direi che troveremo qualche difficoltà, mentre esistono progetti e programmi di investimento per spingere le comunità locali ad investire sulla mobilità sostenibile. Questo è il trend e non quello di aprire alle auto ! Ed i motivi sono tanti e ben noti che non vale la pena di ricordarli ancora una volta(ma se volete lo faccio) .Tanto è vero che sono d’accordo con molte considerazioni di Liuti ma non quella che riconosce in maniera indiscussa la preminenza del ruolo giocato dall’auto negli stili di vita della nostra società, O meglio è stato cosi , lo è spesso tutt’ora ma non lo sarà per il futuro per cui sono , sarebbero, molto sbagliati progetti e programmi di investimento oggi che dovessero partire da questo assunto. Guardiamoci attorno è già cosi se andiamo a vedere cosa sta succedendo in paesi che consideriamo più avanzati del nostro (a Berlino solo il 25% dei percorsi giornalieri avviene utilizzando l’auto privata , 25% ! sapete quale è la media di Macerata e di molte altre città italiane ? Superiore all’80%!). E in quale delle due diverse situazioni vorreste vivere ? Certo se poi l’APM riduce le tratte non possiamo prendercela solo con le nostre cattive abitudini. Sig Golini io sono il primo a volere il centro di macerata di nuovo affollato , con gente che ci vive e ci lavora e magari che viene a comprare anche in buoni negozi (ma certo scordiamoci le situazioni pre centri commerciali) . Gente a cui deve essere facile avvicinarsi , se vuole, in auto e poi raggiungere agevolmente le loro destinazione ma questo mi immagino debba avvenire sempre meno utilizzando l’auto privata.
Strano articolo questo.
Comincia subito con un’ammissione di ignoranza: il sig. Liuti non conosce le bici a pedalata assistita. Tanto da etichettarla (con manifestazione di stupore) come fantasiosa. A me sembra molto più fantasioso il ponte di vetro su via Armaroli. Non fosse altro che la bici a pedalata assistita ce l’ho e la uso da 3 anni per andare al lavoro, da un quartiere periferico al centro di Macerata, ed è decisamente più comoda dell’auto!
Poi passa ad un’analisi, sintetizzando in 4 punti i problemi del centro. Potrebbe anche essere condivisibile, però poi fa una bella insalata mista nel passare alla soluzione.
L’errore fondamentale è accomunare i visitatori agli abitanti.
Nelle premesse ha giustamente parlato di abitudini di vita legate all’auto. Ma le esigenze sono appunto diverse se si tratta di “visitare” un luogo, piuttosto che abitarlo.
Le abitazioni di oggi tengono conto dell’uso dell’auto e sono provviste di autorimessa. L’auto deve essere disponibile direttamente nell’edificio della propria abitazione o nelle immediatissime vicinanze. Proprio per questo non ha riscosso successo il fabbricato con le autorimesse realizzato a metà di viale Leopardi: troppo distante dalle abitazioni del centro. Viceversa in molti edifici del centro si è riusciti a realizzare delle autorimesse, spesso riconvertendo allo scopo quelle che erano vecchie botteghe artigiane.
Il visitatore invece riesce meglio ad adattarsi ad una soluzione che lo porti abbastanza vicino alla meta, anche se poi prevede un tragitto a piedi di una certa distanza. Oltre tutto la meta in questo caso è il centro in genere e non un punto preciso.
Pensare che le esigenze automobilistiche del visitatore e dell’abitante siano le stesse, solo perchè entrambi hanno l’auto, è fuorviante e porta conclusioni sbagliate
Mi associo tout court.
l’articolo credo voglia far passare l’idea che questo ennesimo parcheggio sia qualcosa di necessario per Macerata, pero’ ad esempio dimentica di specificare che l’impresa Agricola Fontemaggiore sia in realta’ sempre quel Farroni proprietario dei terreni e che dallo studio commissionato dal Comune sia venuto fuori, non che ci volesse un genio, che il numero di parcheggi esistente sia gia’ in numero sufficiente a Macerata
detto questo fa sorgere qualche sospetto la proposta di chiudere al traffico il centro (allora si’ che diventerebbe veramente una citta’ fantasma), alludendo a bellezze e capolavori da salvare , anzi fa anche ridere se si pensa che persino a Firenze , seppur con dei limiti , gran parte del centro e’ aperto alle automobili,
in ultimo non e’ che la bellezza storica dei nostri borghi sia confinato solo a quello che c’e’ dentro le mura, (che dal punto di vista artistico e’ abbastanza modesto) anzi , dipende soprattutto dall’inserimento armonioso del centro fortificato nel contesto ambientale delle dolci colline marchigiane, per cui dell’idea di un altro parcheggio da supermercato messo li’ a ridosso o a valle delle mura di tramontana non e’ che ci sia proprio da andare fieri
La prossima volta che interverró in un dibattito che mi appassiona solo fintanto che continueró a lavorare nel centro storico di Macerata (ancora per poco) chiederó il permesso preventivo del Sig. Iesari, visto che mi permetto pure di ‘insistere’ su un concetto che oramai lo hanno capito tutti, pure le pietre, ma solo a Macerata non passa.
Prendo spunto dall’auspicio finale di Iesari, che vuole un centro di novo affollato di gente che ci viene per vivere e lavorare. Ebbene, come dovrebbero venirci costoro? Col tram del soviet supremo? Con gli autobus del popolo? Non so dove viva lei, Iesari, ma a Macerata non ci sono i mezzi pubblici – che so – di Parigi (14 linee di metro!!!) o di Londra o di Berlino. A Macerata non c’è neppure un autobus alla stazione che carichi i pendolari all’arrivo dei treni da Fabriano o Civitanova, in genere uno ogni ora!!!
Quindi delle due l’una: o Iesari ama questo luogo desertificato che è il centro di Macerata, oppure ci spieghi come dovrebbe venirci un povero cristo per lavorare.
Attendo fiducioso un’impossibile ‘quadratura del cerchio’.
Ha invece ragione Paolomc che dice che un conto è visitare un luogo, un conto è viverci (e lavorarci, aggiungo io).
Se io ho uno studio in centro, vado in tribunale, poi mi accorgo che ho dimenticato un pezzo di carta in studio e devo tornare a prenderlo, sono fregato!!!
Queste sono problemi che non si risolvono con l’ennesimo parcheggio a casa del diavolo con ascensori/navette e chi piú ne ha piú ne metta: qui ci vuole libertà d’accesso ai luoghi di abitazione e di lavoro.
Nessuno dice di aggiungere strade (sarebbe impossibile, chi l’ha mai detto? Non certo io): basta (ri)aprire quelle esistenti, e riportare la situazione a quella che era a.M. (che vuol dire ‘ante Maulum’, vero discrimine del declino cittadino).
Condivido poi la riflessione di de donati: Macerata, è innegabile, possiede qualche opera architettonica pregevole, ma non facciamo ridere tutto il mondo pensando di essere a Siena, per cortesia!
Non ci sono ragioni per blindare Macerata, mentre tutti oramai, nessuno escluso, possono constatare ictu oculi l’abbandono della città dovuto alla fatica di andarci.
Sig . Golini lei e’ liberissimo di parlare di qualsiasi argomento e ci mancherebbe altro . Abito a Macerata e 9 volte su 10 vado al centro storico prendendo l’auto fino al park dei giardini diaz che non trovo mai occupato dopodiché in 5 minuti di tragitto a piedi con ascensore sono al centro . Un percorso che trovo del tutto ragionevole . So benissimo che il sistema pubblico di trasporto e’ insufficiente e di questo come vedrà se rilegge con attenzione l’intervento precedente mi lamento . Per questo vorrei che tutti coloro che sono interessati al rilancio del centro si impegnino per chiedere alle amministrazioni pubbliche di potenziare i mezzi pubblici e tutte quelle soluzioni che esistono per ridurre l’uso dell’auto che e ‘ meno efficente , più costosa , e più pericolosa per la salute e poi alla fine se proprio vuole anche per l’ambiente . Questo ormai lo hanno capito in molti se proprio non tutti. Un consiglio finale , lasci perdere i riferimenti al soviet o cose del genere . Lascia il tempo che trova , non mi tocca proprio per nulla anche perché se c’è stato un modello economico e di sviluppo che ha provocato i maggior danni all’ambiente e alla salute dell’uomo cavoli e’ stato proprio quello.
@Iesari: se lei va in centro per diporto o per altre ragioni posso capire che faccia quel percorso.
Io invece mi riferisco a chi in centro ci deve andare per lavoro, magari in fretta, magari sotto la pioggia battente, magari con 40 gradi, magari con carichi di documenti o altro, magari con sei buste della spesa e due cassette dell’acqua. Cosa devono fare costoro? Parcheggiare al parksi, poi andare a piedi???
La risposta non gliela do io, ma i tanti professionisti, esercizi commerciali, e uffici che se ne sono andati via.
La risposta gliela do anche io, che da anni oramai devo ricevere la gente alle 14,00 o alle 15,00, cioè negli orari in cui le maglie della blindatura si aprono temporaneamente ed i parcheggi sono gratuiti.
La fuga dal centro storico, un tempo luogo prestigioso (ed all’epoca anche maggiormente accessibile) è l’unica cosa che “hanno capito in molti se proprio non tutti”.
Le ragioni sono evidenti e palesi.
E quanto ai soviet, mi scusi, ma quando uno mi dice che bisogna rilanciare “tutte quelle soluzioni che esistono per ridurre l’uso dell’auto”, dando quindi per scontato e pacifico che l’auto non debba essere utilizzata (e mi creda, parla con uno che quando può – cioè quando glielo consentono orari e servizi – viaggia in treno) come se fosse il male assoluto, di cosa si deve parlare se non di condizionamento ideologico??? Cioè lei mi viene a dire che l’auto è “più costosa”, ed è sicuramente vero che i costi odierni (anche per colpa della politica che usa l’auto e gli automobilisti come bancomat) sono divenuti insostenibili, ma ha provato mai a vedere quanto costa andare in 4 a Milano da Civitanova con il treno o con l’auto? mi dice che l’auto è “più pericolosa per la salute”, ma secondo lei un cardiopatico rischia di più prendendo l’auto e parcheggiandola in Piazza della Libertà oppure facendosi le scalette a piedi con la canicola???
Cioè: come vede lei ha un approccio aprioristico col problema, negativo “contro” l’auto tout court, e non lo considera nella sua realtà effettiva ma solo per come lo concepisce lei.
Lei concepisce la fruizione del centro storico solo come lo fruisce lei quando si fa la sua passeggiata, e non si pone il problema di chi – non ogni tanto, ma tutti i giorni – deve arrancare per raggiungere il cucuzzolo superando ostacoli a destra e manca e non per divertimento (o masochismo) ma per lavoro o altre valide ragioni.
Quanto all’inquinamento, come sempre, a Macerata si perde il senso della misura e si ingigantiscono le cose vittime di un “maceratacentrismo” che non esiste: se mi parla dell’aria di metropoli come Roma, Milano, o altre, possiamo anche parlarne, ma dire che è inquinata l’aria di Macerata mi sembra veramente ridicolo.
@ Golini
vado avanti nel botta e ripsosta che di solito cerco di evitare sperando che la nostra discussione , che ovviamente non ha nulla di personale, possa essere d’interesse per chi ci legge per farsi una migliore opinione su questo argomento di cui molti discutono. Prima di scocciarli (per colpa mia certo) Vado nel centro storico da maceratese, per diporto , per obblighi vari e anche a volte per lavoro. Lo faccio in situazioni diverse dal punto di vista climatico ma evidentemente la percezione di ciò che è pratico o no fra me è lei non è simile e questo è normale che accada. Mi taccia di approccio ideologico per una presunta visione dell’auto come male assoluto. La invito ancora una volta a rileggere con attenzione quanto dico che d’altronde lei riporta . Parlo di “riduzione” dell’uso dell’auto non di eliminazione . Fra il 25% di Berlino (è vero la città ha ben altre strutture ma è anche ben più grande da percorrere) ed il nostro 80% ci sarà pure una via di mezza a cui possiamo ragionevolmente tendere senza grossi sforzi ! ma perchè farlo ? Perchè tutti (mi creda tutti) gli indirizzi di studiosi, istituzioni pubbliche e altri soggetti interessati al problema (in italia e all’estero) riconoscono ormai che l’uso del mezzo privato (o meglio il suo abuso ) specie in ambito cittadino determina tutti quesi costi per la collettività ma anche per il privato cittadino di cui ho brevemente scritto. Quindi nessun approccio ideologico ma solo, al contrario la presa d’atto oggettiva, dei dati che la realtà ci propone. Insomma io concordo con lei che oggi il nostro centro storico può essere difficile da avvicinare in particolare per un certo tipo di situazioni (frequenti spostamenti di lavoro, ricerca di maggiore comodità etc) solo che propongo come soluzione non quella di ritornare al maggior uso di un mezzo che comporta con se tutta una serie di problemi ormai riconosciuti , ma di promuovere un sistema di soluzioni pubbliche e private in grado di essere più efficenti , pulite e salutari . Cordiali saluti
Sono pinemante d’accordo con il Dott. Liuti!
Aggiungerei che Macerata ha bisogno di “collegamenti” e trasporti alternativi alle auto (quindi benvegano anche le bici elettriche nel calderone anche se non del tutto sostitutive ad altri..) e sopratutto è necessario un potenziamento della rete di autobus sia tra il centro e la città che tra la città e le aree periurbane. Oltre a questo: aumentare il numero delle corse e delle tratte di bus e mini-bus anche in notturna e sino a tarda notte (seguiamo l’esempio di Civitanova Marche – Civitanova Alta in estate o dei servizi di bus civitanovesi per il lungomare durante la stagione estiva); favorire l’apertura dei silos, parcheggi, ascensore del centro storico già esistenti anche durante le ore notturne; riqualificazione le aree e gli spazi pubblici della città, non solo del centro storico quindi, ma anche delle aree circostanti e ad esso prossime attraverso il miglioramento dell’arredo urbano e dell’illuminazione per favorire la fruibilità della città ed aumentare la sicurezza e la visibilità di quelle aree che stanno diventando “critiche” o più pericolose di un tempo.
E poi…se ai progetti “fisici” su strutture e infrastrutture non seguono progetti culturali, manifestazioni periodiche e non solo “isolate” (un esempio positivo: Musicultura) ma capillari e continue nel tempo….non c’è parcheggio nè bus che tenga… 🙂
@Iesari: ho letto la sua replica questa mattina dopo essere tornato in studio dal tribunale, dopo – cioè – aver parcheggiato in via Piave in zona disco, dopo aver fatto circa 500 metri o giù di lì in salita ed a piedi con una temperatura di circa 30-32 gradi. Come tutti i giorni. Come oggi pomeriggio. Come ieri, come domani. Anzi, mi è pure andata bene, perchè avendo parcheggiato all’inizio di via Piave, almeno ho evitato le famigerate scalette.
Mi fermo qui. E’ evidente che lei ha una frequentazione, sia pure assidua, pur sempre occasionale del centro storico. Che le permette di prendersela comoda e scegliere percorsi di vario genere.
Io purtroppo devo fare quei percorsi per recarmi sul mio luogo di lavoro, e non è – senza alcuna polemica – la stessa cosa. Non è il massimo arrivare sul proprio luogo di lavoro avendo già sudato le proverbiali sette camicie lungo le scalette.
Anche a mio giudizio sarebbe bellissimo avere dei servizi pubblici capillari e ottimali, ma così non è e non potrà essere, visti anche i sempre più frequenti tagli nel settore dei servizi: non potrei certo pretendere che per ogni mio spostamento sia disponibile un treno, un autobus o altri mezzi. Non sarebbe neppure giusto, in fondo.
Ecco perchè per certi tipi di utenza l’auto privata è una necessità e non può essere demonizzata.
Se poi si vuole dire che avere la presenza di professionisti e altro al centro non è una ricchezza, beh, non c’è problema: se ne vanno tutti, quindi il messaggio è passato al 100%.
Senza alcuna polemica nè – come pure dice lei – senza che ci sia nulla di personale (come potrebbe? non ci conosciamo seppure), prendo atto della divergenza di opinione e ricambio i suoi cordiali saluti.
In effetti vivere al centro storico non è che sia la cosa più comoda del mondo…………………………………….
Il centro storico è solo uno, ma la sua percezione e modalità d’uso non è uguale per tutti; cambia col mutare dei gruppi sociali ed economici che a qualsiasi titolo lo frequentano e lo usano. Se da un lato tale diversità produce domande che (specialmente per il centro storico) risultano spesso contraddittorie e di difficile gestione, dall’altro riproduce quella tensione fatta di intreccio tra interessi, idee e relazioni che, amplificata proprio dall’esistenza del “rigido vaso urbano”, sono alla base di un centro storico vivo e attrattivo. Una sorta di “bio-diversità” certamente da regolare ma assolutamente da conservare.
Se è vero che oggi l’elemento comune è l’uso della’auto privata, dunque la necessità di spazi idonei per la sosta collettiva e/o individuale, è altrettanto vero che, forse prima di questi, occorre risolvere il problema degli attracchi pedonali per la risalità agevolata.
D’altra parte questo problema “logistico” era già noto e in parte affrontato “in antico” quando, prima ancora di deliberare il divieto di accesso al centro ai veicoli a trazione animale, si realizzarono complessi e polifunzionali passaggi sotterranei e, per casi particolari, anche aerei.
Caro Giancarlo, il tuo servizio ma soprattutto i commenti che ne sono seguiti e quelli che già in precedenza ho visto espressi sul progetto, hanno risvegliato in me vecchi ricordi che come una ferita sento ora rivivere negli interventi dei miei concittadini ed anche dello straniero Tex Willer. Io che sono qui nato e qui tenacemente resto aggrappato, condivido ora il suo severo giudizio. Eppure sono anche mie le concrete lamentazioni di Antonio Maria Golini ed anche di quanti a diverso titolo avversano il progetto. Trovo in queste l’eco di quanto a suo tempo polemizzai sul tuo giornale contro il trasferimento a valle del Palazzo di Giustizia, ed in altra occasione scrissi sulla uccisione del vescovo Cassulo schiacciato da un mezzo di trasporto pubblico all’incrocio nell’angolo del Palazzo Marefoschi.
Segnò quel dissennato progetto di rigetto in periferia del vitale e simbolico punto di convergenza della vita cittadina con il corrispondente disegno di dispersione di tutte le istanze del capoluogo e la conseguente incontenibile e disarticolata prolificazione edilizia, il primo sintomo di quella metastasi del territorio e di quella paranoia logistica che affligge Macerata come purtroppo l’intero “Bel Paese”.
L’auto e qualsiasi altro mezzo logistico è certo oggi un accessorio domestico, forse qualcosa di più, addirittura uno strumento personale come l’orologio o il telefonino, per alcuni addirittura un prolungamento della propria stessa persona. L’auto è però nemica dei centri storici, come l’omicidio del proprio vescovo perpetrato dalla Municipalità sta a dimostrare. Il Tribunale di Macerata nell’assolvere il conducente, fece propria la considerazione da me allora avanzata sulla stampa e ripresa dal difensore in giudizio, della fatale inadeguatezza del mezzo impiegato. Ora l’abbandono del residenti attratti dalle più funzionali abitazioni di periferia fornite di garage e l’ostracismo normato e programmato delle attività artigianali dal centro storico ne hanno irrimediabilmente pregiudicato le ragioni di vita ed esponenzialmente aggravato le difficoltà e le tensioni logistiche.
Attuiamo dunque almeno uno di questi progetti allo studio, che consentono alle auto di restare in adiacenza del centro usufruendo di più agili rampe di attracco. Ed è bene a mio giudizio che il progetto sia portato avanti ed attuato da privati, Perché private sono le auto ed onere dei proprietari e dei conducenti è la loro utilizzazione e necessità di custodia. Una condizione comunque a mio avviso andrebbe posta al progetto: che sia studiato non solo in funzione degli ospiti che vogliano entrare in città, ma anche di quanti resistono a viverci. Poi per rivitalizzarlo, questo benedetto centro, è il pendolarismo che bisognerebbe combattere e la buona bottega artigiana che bisognerebbe aiutare a rientrare.
Un caro saluto
Qualche anno fa un mio amico Geometra (diplomatosi nel 1953) mi ha raccontato che subito dopo il diploma fece le prime esperienze facendo i rilievi per i parcheggi di Rampa Zara e Viale Leopardi, dopo 50 anni riparliamo di questi prcheggi.
Purtoppo i tempi per realizzare qualcosa a Macerata sono questi; desidero ricordare ai politici di Macerata che “via Mattei” fu inizialmente progettata nel 1950/51 dall’Ingegnere Arrà.
@Giovanni Domenella: solo per la precisione, io non sono contrario a questo progetto, semplicemente credo che non risolverà niente se l’obiettivo è quello di riportare la gente in centro.
@pierre: e che dire delle fantomatiche scale mobili sotto le c.d. Scalette? sono almeno 30 anni che sento parlare di un’opera che potrebbe essere molto utile, nel frattempo le hanno fatte pure a Camerino, ma da noi …. chiacchiere e basta!