“Il mercato immobiliare è alla stagnazione”. Lancia un segnale di allarme Flaviano Pipponzi, Presidente della Cassa Edile della Provincia di Macerata che denuncia una situazione di grave crisi che negli ultimi anni si è acuita portando alla cessazione di 195 imprese edili dal 2009 ad oggi con una ripercussione occupazionale pari a 1250 operai senza lavoro. Questa l’analisi del presidente della cassa edile che lancia un appello alla politica. “Le conseguenze dello scoppio della bolla speculativa è notizia di tutti i giorni: i massicci investimenti immobiliari hanno messo in difficoltà alcune importanti banche, costrette a loro volta a porre la sfiducia al settore edilizio, bloccando di fatto il credito sia alle piccole e medie imprese che ai possibili acquirenti del mercato immobiliare. L’edilizia privata oggi è ferma. Non va meglio nel settore delle opere pubbliche. Le Amministrazioni alle prese con il patto di stabilità e con la riduzione degli investimenti costringono le imprese che si sono aggiudicate regolarmente l’appalto a condurre a termine le opere senza una previsione di pagamento nei tempi contrattuali, mettendo in difficoltà le stesse nei confronti dei crediti bancari. E’ cronaca di tutti i giorni la scelta di molti imprenditori di soccombere con il suicidio pur di non dichiarare fallita la propria impresa. Il risultato di tale situazione è che dall’ottobre 2009 ad oggi 195 imprese edili iscritte alla Cassa Edile di Macerata hanno cessato l’attività e quasi 1250 operai sono senza lavoro. Peggiore sono i risultati sia della CEDAM, che ha la situazione degli artigiani nella nostra provincia, e della Camera di Commercio alla quale sono iscritti i lavoratori autonomi. Parecchie imprese sono in grave difficoltà nel pagare i contributi degli operai alla Cassa Edile, la quale è stata costretta a ricorrere alle vie legali per il recupero dei crediti per una somma pari a 950.000 Euro. La Cassa Edile, inoltre, sta ricorrendo alla rateizzazione di un importo pari a 500.000 Euro per facilitare quelle Imprese che hanno difficoltà a rispettare le scadenze di pagamento dei contributi a causa della sistematica, quanto irresponsabile, inadempienza delle Pubbliche Amministrazioni a riconoscere le opere eseguite. Questo panorama non promette nulla di buono per il futuro. In questi giorni stiamo assistendo ai disagi della popolazione dell’Emilia Romagna, colpita dagli eventi sismici. A tale proposito faccio notare che dal 1957, con la mia impresa, costruisco fabbricati sia a Civitanova che dintorni ed era noto a tutti gli operatori del settore edile: che la nostra costa, per la sua conformità del sottosuolo era esente da movimenti tellurici di una certa importanza. Ma dopo gli ultimi drammatici terremoti che stanno causando distruzione e morti in Val Padana e fino a Ravenna, zone storicamente definite, sempre per il loro sottosuolo, estranee a eventi sismici catastrofici, dobbiamo ammettere che questo fenomeno non ha un indirizzo preciso. Non voglio fare allarmismo, ma mi appello alla Politica, come lo feci due anni fa. Basta pensare al continuo consumo del territorio, a un occhio meno distratto, vede l’immensa quantità di patrimonio immobiliare vecchio, disabitato o semi utilizzato. La politica lì deve intervenire, trovare finanziamenti per incentivare il recupero e la restaurazione con moderni mezzi secondo i fabbisogni energetici, acustici e soprattutto mettere in sicurezza sismica tutti quei fabbricati costruiti prima dell’entrata in vigore della legge antisismica obbligatoria per tutta la regione. E’ l’unica opportunità che resta per ridare credibilità e forza all’agonizzante attività edilizia, motore importante di tutta l’economia”.
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Analisi cruda ma reale quella di Pipponzi; cura condivisibile : puntare sulla riqualificazione del patrimonio edilizio del boom edilizio degli anni 50-70, un patrimonio del tutto inadeguato rispetto ai minimi requisiti di sicurezza, fabbisogno energetico e tipologia abitativa oggi richiesti dal mercato e necessari. Ma occorre aggiungere una breve diagnosi sull’attuale contingenza del settore edilizio. Abbiamo costruito troppo e male anche negli anni 80 e 90 soprattutto perché sono nate imprese edilizie nuove come funghi, assolutamente impreparate a fornire prodotti di qualità e dal 2000 al 2008 i Comuni hanno continuato ad approvare piani regolatori e varianti oltre ogni più ragionevole fabbisogno reale distruggendo per sempre ampie porzioni di territorio agricolo. Ora la profonda e lunga crisi che stiamo attraversando può e deve convincere tutti che occorre fare un cambiamento radicale e rapido dell’attuale modello di sviluppo, pena il declino irreversibile della nostra stessa società
@rpiccia,
condivido in tutto la sua analisi integrando un punto, è vero che come dice lei dagli anni 90 sono nate imprese edilizie nuove come funghi ma molte di queste avevano fatto un percorso serio e professionale investendo negli anni in specializzazioni e qualificazioni, con la crisi economica sono state spazzate via in egual modo anzi forse per prime, senza valutazione di merito, lasciando sul campo le meno qualificate che possono anche lavorare in nero stroncando i prezzi, oppure quelle finanziate in modo ocuro, rendendo impossibile una concorrenza leale e una ripresa. Dopo questa crisi nel cemento riemergeranno soltanto i peggiori cioè quelli che hanno agganci con la politica o peggio.