Quattro risate all’obitorio

MACERATA - Una commedia surreale in Filarmonica

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Da sinistra: Achille, la portantina, Marlon, l’Angelo e Adolfo

di Walter Cortella

Per il terzo appuntamento della Rassegna «A teatro nel centro storico», organizzata dalla locale Compagnia della Filarmonica, la Bottega dei Rebardò di Roma ha messo in scena «Una volta nella vita» di Gianni Clementi, con la regia di Liviana Gizzi.
L’impatto con lo spettacolo è decisamente «forte». All’apertura del sipario, il pubblico si ritrova a sorpresa all’interno di un obitorio, con quattro salme distese su tavoli di marmo, al buio. Dopo un primo momento di comprensibile sgomento, arriva però un accenno di risata, provocato dall’impercettibile movimento dei piedi nudi che sbucano da sotto i lenzuoli. È una risata liberatoria che rinfranca gli animi, disponendoli ad assistere ad uno spettacolo che non ha nulla di macabro, anzi! E scatta subito una sorta di complicità tra pubblico e attori. I corpi appartengono a persone effettivamente decedute, ma è chiaro che il movimento corporeo sta a significare che d’ora in avanti avremo a che fare con la parte immateriale di esse. Con le loro anime.
Di chi sono quei corpi e come mai si trovano lì? Ognuno di essi ha avuto un «incidente» di percorso che in un battibaleno li ha fatti passare dalla vita alla morte ed ora attendono di essere sottoposti all’autopsia, per gli accertamenti di rito.
Marlon (Enzo Ardone), bullo di borgata e spacciatore, guascone piuttosto pavido, è stato ammazzato con quattro colpi di pistola. Achille (Ciro Siesto), mago napoletano, è rimasto vittima di un suo maldestro aiutante che lo ha involontariamente semi-decapitato durante uno spettacolo. Adolfo (Dino Statella), stimato professionista, è stato avvelenato dalla moglie. C’è anche una donna misteriosa (Liviana Gizzi), della quale non si sa nulla. È frastornata, vaneggia, si guarda intorno disorientata, come se cercasse qualcuno, e non ha ricordi.
I quattro personaggi, che in vita non avrebbero mai avuto alcun rapporto tra loro, in quel tenebroso ambiente iniziano a relazionarsi dando corpo a dialoghi un po’ bislacchi nei quali affiorano vaghi ricordi, perplessità e progetti per un futuro a dir poco improbabile. Architettano, addirittura, di fuggire insieme dopo aver rubato un’automobile. E sì, perché essi non hanno consapevolezza della loro attuale condizione e credono di essere più vivi che mai.
In quell’ambiente tetro e angusto, le diverse e contrastanti personalità emergono prepotenti con le immaginabili conseguenze. Nascono, così, situazioni paradossali, molto divertenti che toccano l’apice nel momento in cui Marlon il «coatto» tira fuori una bustina di cocaina. Tutti sniffano e sotto il suo effetto dicono e fanno cose che scatenano l’ilarità del pubblico. In questa sorta di «girone dantesco» il compassato dottor Achille va fuori di testa e scarica una insospettata energia fisica mentre la donna, colta da un intenso e irrefrenabile desiderio carnale, libera i suoi istinti repressi, pur rimanendo dissociata mentalmente. Sembra cercare intorno a sé una persona che però non trova. Nella sua mente i conti, per una qualche oscura ragione, non tornano. Ella in realtà non è un essere terrestre, bensì un angelo incaricato di traghettare quattro anime nell’aldilà, ma per errore si è incarnato nel corpo di un’estranea.
In quell’ambiente tetro e angusto, le diverse e contrastanti personalità emergono prepotenti con le immaginabili conseguenze. Nascono, così, situazioni paradossali, molto divertenti che toccano l’apice nel momento in cui Marlon il «coatto» tira fuori una bustina di cocaina. Tutti sniffano e sotto il suo effetto dicono e fanno cose che scatenano l’ilarità del pubblico. In questa sorta di «girone dantesco» il compassato dottor Achille va fuori di testa e scarica un’insospettata energia fisica mentre la donna, colta da un intenso e irrefrenabile desiderio carnale, libera i suoi istinti repressi, pur rimanendo dissociata mentalmente. Sembra cercare intorno a sé una persona che però non trova. Nella sua mente i conti, per una qualche oscura ragione, non tornano. Ella in realtà non è un essere terrestre, bensì un angelo incaricato di traghettare quattro anime nell’aldilà, ma incarnatosi per errore nel corpo di un’estranea.
Il mistero si chiarisce quando entra in scena la portantina (Antonella Rebecchi) che, approfittando della favorevole situazione, tenta di rubare i denti d’oro dalla bocca di Marlon. L’inattesa reazione dell’uomo le provoca un infarto. Muore all’istante e l’angelo trova finalmente ciò che cercava. Ora può portare a termine il programma che gli era stato affidato e accompagnare verso la Luce, più volte evocata in una sorte di stato di trance, le anime di quei quattro poveri disgraziati, morti senza avere la possibilità salvifica di pentirsi, almeno in extremis.
La commedia ha una trama fantastica e in verità un po’ esile, ma i singoli protagonisti sono molto bravi. Grazie ad una indubbia vis comica, la rendono divertente e gradevole. Ognuno di essi ha una sua peculiare comicità. In particolare, è da segnalare Liviana Gizzi che ha dato prova di grande capacità interpretativa in due precisi momenti. Convincente la sua trasformazione, sotto l’effetto della coca, da eterea entità angelica a scatenata e assatanata abitante di questo basso mondo. E poi, nel monologo che svela la sua natura angelica e lo scopo della sua missione sulla terra. La sua è una comicità raffinata, surreale, quasi «lunare», che rimanda ad un grande comico del passato, l’indimenticabile Macario, noto per le sue performances garbate ed eleganti.
Infine, una riflessione estetica. Lo spettacolo ha avuto due aspetti antitetici. Nel primo atto, i protagonisti hanno subito l’«effetto Girmi»: dopo tantissime repliche di successo, sono finiti per cause inspiegabili all’interno di in un frullatore in movimento che ha impresso alla loro recitazione un ritmo forsennato, penalizzando in misura sensibile la comprensione del testo. Peccato, perché in tal modo il pubblico non ha potuto cogliere molte battute davvero esilaranti. Nel secondo atto, per fortuna, sono scesi dal diabolico elettrodomestico e allora le cose sono andate decisamente meglio per tutti. Misteri e miracoli del teatro!
Poco da dire sulla scenografia: ridotta e funzionale, proprio quanto basta… per un obitorio!



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