“Avvocati e commercialisti, spazio ai giovani”
L’impatto delle liberalizzazioni nel Maceratese

L'avvocato Serena Sileoni, intervenuta anche a Ballarò, dice la sua sui provvedimenti del governo. "Si poteva fare di più, ma almeno è un primo passo. In Italia c'è un'avversione culturale verso questo tipo di provvedimenti"

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Serena Sileoni durante il suo intervento a Report

di Filippo Ciccarelli

L’Italia si divide sulle liberalizzazioni. Una contrapposizione che non è solo teorica, ma che ha ripercussioni serie in tutto il territorio nazionale, dove da giorni molte categorie, come quella dei tassisti e degli autotrasportatori, sono sul piede di guerra. Serena Sileoni, avvocato dell’istituto Bruno Leoni e responsabile editoriale della Liberilibri di Macerata, è intervenuta su questo tema durante la trasmissione Ballarò, andata in onda ieri sera su Rai 3.

Dottoressa Sileoni, perché le liberalizzazioni sono state fatte in questo momento?
” Sono state fatte adesso perché non si è potuto farlo prima. Sono gli italiani che non le vogliono, secondo me. Qualsiasi governo che abbia una responsabilità politica maggiore a quello attuale non poteva farle. L’esecutivo Monti ha responsabilità nei confronti del Parlamento, non verso gli elettori, ed è stato più libero in questo senso, ma la cultura italiana, secondo me, è contraria alle liberalizzazioni, nel senso che gli italiani sono favorevoli alle liberalizzazioni altrui. Ma poiché ognuno, ini minima parte, guadagna dal fatto che la propria categoria di appartenenza è protetta, si adira quando questa viene toccata”.

Ma il sistema corporativo non è un freno allo sviluppo dell’economia?
“Nel complesso sì, ma siccome tutti prendono una briciola di beneficio personale dal sistema stesso, allora questo viene mantenuto. Benché il risultato netto complessivo di un sistema corporativo sia dannoso, il risultato parziale fa sì che ognuno di noi si spaventi quando viene toccato il suo orticello. E anche per questo i governi non possono cambiare più di tanto le regole”.

 

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Serena Sileoni

Quelle proposte dal governo sono vere liberalizzazioni?
“Alcune sì, altre no, parliamo di misure molto eterogenee. La separazione tra la proprietà e la gestione della rete gas, quella fra Snam ed Eni, è una forma di liberalizzazione, una di quelle che si chiedevano da anni, direi che merita un bell’otto. L’esempio contrario è quello di una regolamentazione aggiuntiva su notai e farmacie: aumentare semplicemente i posti disponibili non vuol dire liberalizzare, ma confermare una pianificazione di stato che ingessa l’Italia”.

Quale sarà l’impatto delle nuove misure sul territorio maceratese? 
“Spero che la realtà maceratese venga favorevolmente colpita dalle liberalizzazioni: ci sono soprattutto due settori in cui queste possono avere effetto nel territorio. Da un lato gli interventi sugli ordini professionali e relativi tariffari, penso specialmente a quelli di avvocati e commercialisti, che abbondano a Macerata e provincia. Mi auguro che i giovani laureati in giurisprudenza possano sfruttare l’occasione e che i senior non li ostacolino, ma sono sicura che tutto andrà per il meglio, visto che l’ordine maceratese degli avvocati è lungimirante. L’altro risvolto che intravedo è quello relativo ai servizi pubblici locali: il governo privilegia le gare rispetto agli  affidamenti diretti e in house. Noi abbiamo una realtà imprenditoriale dinamica in provincia, che è in grado di gestirli. L’esperienza insegna che una gara trasparente è sempre meglio per il cittadino rispetto all’affidamento diretto, e penso che il privato abbia le conoscenze e le capacità per gestirli al meglio”.

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Serena Sileoni a Ballarò

Secondo lei Macerata potrà trarre vantaggio dal decreto?
“Tutta l’Italia beneficerà delle liberalizzazioni. E’ un primo passo che è stato fatto, rispetto ad una scalata che è necessario fare. Si poteva certamente fare di più, ma almeno qualcosa c’è. In più il governo ha mandato un messaggio chiarissimo alle autonomie locali: devono adeguarsi ai principi delle liberalizzazioni, che sono quelli della concorrenza e del libero mercato. Da circa 10 anni le autonomie locali sono, per così dire, più autonome: ma anche le Regioni sono influenzate dalle corporazioni, che fanno pressioni e più di quelle che operano in Parlamento. Faccio un esempio: con Bersani vennero liberalizzati gli orari d’apertura per gli esercizi commerciali, ma nessuna regione ha dato seguito a questa possibilità. Ora l’articolo 4 del decreto Monti è ben preciso: il governo monitorerà il lavoro degli enti locali, e se questi non saranno coerenti con il principio delle liberalizzazione, che è quello della concorrenza e del libero commercio, userà il suo potere di sostituirsi alle Regioni per far rispettare le liberalizzazioni stesse”.



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