“Non è l’ennesima struttura ma una sintesi delle idee dei tanti intellettuali e delle associazioni che hanno animato la passata campagna elettorale e che nessuno vuole disperdere”. Con queste parole Fabio Pistarelli, candidato sindaco della coalizione di centrodestra alle scorse elezioni, ha salutato la nascita del “Forum Maceratese delle Idee e delle Associazioni”.
“Il Forum – ha detto Pistarelli al Parco Hotel di Pollenza dove si erano riuniti i trenta invitati dal vicecoordinatore del PDL provinciale –, è una sigla indipendente e non vuole avere né sede fisica né statuto. È un trust fra individui e un forte impegno affinché non sia dilapidato il patrimonio di volontà e di proposte che ho ricevuto e che continuo a ricevere da oltre un anno”.
“Tutte le persone che ho invitato alla cena hanno aderito in maniera spontanea – ha dichiarato Pistarelli al termine della serata -. Si tratta di intellettuali maceratesi che hanno a cuore i medesimi valori e che si impegnano attraverso il Forum a diffondere le idee delle associazioni di cui fanno parte oltre che a promuovere annualmente un tema di riflessione sul quale discutere insieme a personaggi della Cultura nazionale. Durante la serata abbiamo scelto il tema 2010/2011 che sarà “L’unità d’Italia come stimolo al rinnovamento del Paese”. Il primo incontro su questo titolo sarà annunciato nei prossimi giorni.
“È la prima volta – conclude Pistarelli -, che un gruppo formatosi in campagna elettorale, al di là dei partiti, cerca di tenersi unito per la libera circolazione delle idee, per essere politicamente propositivo e per essere pronto alle prossime sfide ideali e amministrative”.
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Amanti e matti – scriveva Shakepeare in “Sogno di una notte di mezza estate” – hanno cervelli così in ebollizione e così fervide fantasie, che scoprono più cose di quante non riesca a coglierne il freddo ragionamento. E mentre qualcuno fantastica sulla presenza di personaggi dell’alto Medioevo ed altri vedono simboli cabalistici viaggiando intorno allo Sferisterio, non posso nascondere di essere stato innamorato perdutamente di un locale garibaldino: il Giardinetto. L’ho frequentato con tanta passione nella seconda metà del secolo scorso, quando ero in perenne ricerca del tempo e della fojetta perduta, affascinato dal vociare degli avventori e incuriosito dai relativi usi e costumi degli ultimi artigiani. Alle pareti erano esposti con una certe dose di orgoglio i ritratti di Garibaldi e Mazzini, lo statuto e l’elenco dei soci, la stampa di Oberdan e le foto degli ultimi garibaldini alla festa del centenario del 1973, mentre in cantina tra le damigiane piene e vuote c’era un baule di documenti che ispezionai pazientemente per cercare di risolvere la leggenda secondo la quale i locali erano stati donati ai reduci garibaldini da Giacomo Costa. Niente di tutto ciò, perché i Costa erano tutt’altro che filantropi. Infatti solo da qualche anno, grazie ad un libro dell’architetto Mauro Compagnucci, ho scoperto che i Costa avevano acquistato, rischiando la scomunica, alcuni beni indemaniati tra cui la chiesa di San Rocco, il convento annesso e l’orto delle suore proprio dove ora giace abbandonato lo storico circolo maceratese. E se i Costa come abbiamo visto erano dei gattopardi, i garibaldini reduci delle patrie battaglie (e bottiglie) iniziarono a festeggiare nel lontano 1873 la battaglia di Porta San Pancrazio del 30 aprile del 1849, che Giuseppe Garibaldi aveva promesso di dedicare ai maceratesi quando lasciò l’Albergo della Pace (condotto e diretto dal Sig. Ulderico Pomponi). Qui egli aveva soggiornato il 10 dicembre 1848, quando arrivò a Macerata in diligenza, e dal 1° al 21 gennaio dell’anno successivo, senza pagare il conto ma lasciando un “chiodo” ed un calzettone. Ecco in breve come nasce il mito di Palazzo ex Cioci, della contigua e laica piazza XXX Aprile (già San Giorgio), via Garibaldi, piazza Annessione (dove il sindaco Meschini e il presidente della Provincia Silenzi hanno incontrato il vescovo Giuliadori), la piazza con la statua bronzea di Garibaldi (opera di Ferrari 1895) e, aggiungiamo noi, via Armaroli, nome di un personaggio locale del Risorgimento, dove fino al 1940 ca. c’era la Cantina Antonio Galassi detto Antò de Froscià. Infatti una leggenda popolare vuole che in questo locale pulito e famoso per il vino cotto, sito in via Armaroli n. 53, sia andato spesso a dissetarsi Giuseppe Garibaldi la seconda volta che soggiornò a Macerata.
Il Giardinetto aveva un ottimo statuto e ogni anno festeggiava il 30 aprile con una corona al monumento dell’eroe dei due mondi e con un pranzo sociale a costo zero, visto che era a carico della Società, e chilometri zero, perché spesso si andava al ristorante Grande Italia in piazza della Libertà. Il pranzo sociale terminava con il classico discorso patriottico del cav. Vinicio Medori, uno degli ultimi monarchici di Macerata.
Ora, dopo lo sfratto e l’inagibilità, il Giardinetto probabilmente diventerà un locale per ricchi. Il locale è stato abbandonato dalle Istituzioni e dai verdi. E’ scomparso da alcuni anni il pergolato secolare costituito da un’unica vite nell’indifferenza degli ambientalisti perennemente verdi. Non ascolteremo più il vociare degli avventori, né il tonfo delle bocce che sbattono sulle sponde, né quella maledetta fisarmonica stonare un valzer fatto di niente. Il valzer della povera gente.
@gabor
bellissimo il tuo commento, ma dove si può reperire una bibliografia pseudo-completa di garibaldi a macerata? con la storie delle tante cantine che oramai non ci sono più?
[email protected]
ottimo! Per una città cui manca un progetto di futuro economico, e che viene amministrata alla giornata come la nostra, quest’iniziativa è lodevole.
A Macerata ce sta l’intellettuali? Mai visti e sentiti, perchè ce sta pure a Macerata? E pò me piaciria sapè cadè l’intellettuali e che persone dovria esse. Adè na laurea? Un titulu? Se diventa intellettuali per concorso? Se poi è quilli che pensa, tutti pensa meno quilli de Macerata, o se pensa lo fa piano piano e de nascostu. A Macerata ce stà quilli che fa li sverdi, ma fori delle mura non adè più nisciù. Me so straccato dell’intellettuali de Macerata e me so straccato de quilli che pare che parla bé, ma poi fa li cavoli sua, io c’ho poco da discorre devo pensà a lavorà per poter magnà.
Bravo, Gabor.
“…un gruppo formatosi in campagna elettorale, al di là dei partiti, cerca di tenersi unito per la libera circolazione delle idee…” Poco credibile, così a naso direi che è la solita associazione a supporto più o men esterno di un partito: niente di nuovo sotto il sole.
@Bonifazi
Sottoscrivo la nota di Luca Crucianelli.
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PS: se devono lanciare un forum delle idee mi vien il sospetto che, di proprie, non ce ne siano molte…
Sarebbe il caso di ricordare a coloro i quali vogliono ridurre Macerata ad un grande museo senza vita, che c’è un museo vero chiuso da tempo immemorabile: Il Museo marchigiano del Risorgimento. Che strano, lo visitai in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia e già sono trascorsi cinquant’anni! Non ricordo niente di particolare al di là che facevo la seconda media nell’ex seminario, quell’edificio dirimpetto al duomo, con la finestra della seconda C al centro del prospetto, proprio sopra al portone, e che la scolaresca fu accompagnata da Catterina Bonservizi, una formidabile insegnante di italiano e latino. Quindi il percorso per arrivare allineati da piazza Strambi a piazza Vittorio Veneto fu estremamente breve e festoso. Nonostante che i vari reperti e documenti esposti nelle sale del Museo del Risorgimento ci venissero illustrati da uno storico insigne quale il buon Dante Cecchi, ricordo che fu una noia pazzesca. Dico questo perché con il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia alle porte, si risparmi almeno la sofferenza ai tanti ragazzi che vedono questo mondo lontanissimo. Penso inoltre che la retorica unitaria non veda in Garibaldi l’unico artefice del Risorgimento, perché mentre si vedono spuntare tanti garibaldini ogni dove, sta sul punto di chiudere definitivamente “Il Giardinetto”. Inoltre ci sono tanti altri personaggi che solo gli storici potranno rivalutare. Penso a Carlo Pisacane, soldato e rivoluzionario di professione: passerà dalla Legione straniera alle barricate di Milano, sino alla difesa della Repubblica Romana. Il panorama risorgimentale – da Mazzini a Cavour, interlocutori e antagonisti del giovane idealista Pisacane ispirato a un socialismo radicale – è settario e malato di un velleitarismo che prefigura stagioni di fermento ben più vicine a noi. Dall’eroismo dei trecento giovani e forti che sbarcarono nel Cilento, alla generosità della Contessa di Castiglione,la vulva d’oro del Risorgimento, fino a Vittorio Emanuele II. Insomma le celebrazioni vanno lasciate agli storici, va riaperto il museo, va recuperato Il Giardinetto e non deve essere rimossa dalla torre civica la lapide di Vittorio Emanuele II, in quanto artefice del Risorgimento.
@luca crucianelli,
La storia delle cantine Maceratesi e non solo la può trovare nell’ultima pubblicazione dell’ architetto Bonifazi ( l’Osteria dei Pettorossi), che ho avuto il piacere di leggere.
@Bonifazi,
è sempre un piacere leggere i suoi commenti pertinenti!