di Matteo Zallocco
Evio Hermas Ercoli, direttore artistico di Tuttoingioco, questa prima edizione ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica…
“Ha riscosso un successo ogni oltre aspettativa, il problema è capire perché. C’è una società sia in provincia che nelle Marche cambiata, molto più colta ed inquieta di quanto comunemente crediamo. Pensavamo di soddisfare un elite aristocratica e invece quando uno vende 9.000 libri e ha 120.000 spettatori in silenzio a conferenze di arte, scienza, matematica e filosofia si rende conto che è successo qualcosa di più grande”.
Quindi non vi aspettavate di riuscire a coinvolgere tutta la popolazione…
“Da una parte non credevamo ad una così forte domanda, dall’altra ci siamo attrezzati dalla partenza con gli strumenti della Fondazione e dell’azienda dei teatri di Civitanova a navigare in mare aperto, nel senso che abbiamo messo in piedi una macchina da guerra che fronteggiava tutti i cambiamenti”.
Com’è è nata l’idea?
“E’ nata a Macerata per fiancheggiare la stagione lirica e per promuovere lo Sferisterio laddove le risorse non gli permettevano di arrivare”.
E perché non è stato fatto a Macerata?
“Supponenza”.
E allora Civitanova…
“Qui bisogna che tutti registriamo l’orologio, Civitanova non è un ripiego. Non è la periferia industriale di Macerata, ma è il presente e il futuro della nuova frontiera culturale”.
Ma l’Atene delle Marche resta Macerata…
“Il binomio Macerata-cultura è indissolubile. La prima Università, la prima Accademia, tutti gli istituti scolastici, decine di biblioteche, decine di librerie, centinaia di conferenze, di convegni, mostre, musei, eccellenze artistiche, Sferisterio, Musicultura, il teatro pieno tutte le sere, cinque teatri attivi, tredici sale cinematografiche. Se non lo fosse sarebbe da spararsi”.
Quindi Macerata non è una città in declino?
“Assolutamente no. Ma le critiche sono legittime, io denuncio lo stato del Corso perché lo voglio migliore non per denigrare la mia città. Quelli che la descrivono come una necropoli rappresentano il nemico che ci impedisce di volare”.
La Biennale è nata come una manifestazione itinerante per la provincia di Macerata. Ci sono già idee per la prossima edizione?
“Ci stiamo già lavorando, da Civitanova ci possiamo anche spostare ma solo se si potrà fare meglio. Ormai abbiamo un dovere verso un pubblico regionale e nazionale”.
Dica la verità, Tuttoingioco quanto è costato?
“Mi piace la domanda perché girano leggende metropolitane, in realtà non è costato niente. La delibera della Fondazione è la stessa di Herbaria e non si è speso nulla di più, a dimostrazione che dietro al successo ci deve essere un’idea, non i soldi.”
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Spero davvero che qualcuno riconosca l’errore commesso dalla città.
Ma dalle occasioni perdute possono nascere nuove opportunità: è davvero una bestemmia pensare che la pistacoppa Macerata e la pesciarola Citanò, il centrosinistrese capoluogo e il centrodestrese porto della provincia, la biancorossa Helvia Recina e il rossoblu Polisportivo, il canterino Sferisterio e il danzante Teatro Rossini possano per lo meno tentare di collaborare (forse unirsi è una parola ancora grossa) almeno in nome della cultura?
Cultura che rappresenta uno degli aspetti che fanno di un territorio un ambito di qualità, unica speranza di salvezza…
Le parole di Molinari sono molto sagge….. e forse sarebbe stato meglio non parlare (forse a sproposito) di “supponenza” da parte di Macerata