Da Gianni Menghi, coordinatore comunale del Pdl:
“Adriano Ciaffi (nella foto durante la premiazione di ieri al Lauro Rossi) è personalità di valore, chi lo nega, si pensi alla capacità di unire gestione del potere ed elaborazione culturale nella costruzione di una leadership di partito e di territorio che si è dispiegata nella forza e nella durata, resistendo a tutto e arrivando puntuale all’appuntamento con la presidenza del Comitato per le celebrazioni ricciane.
Ricordo, ero ragazzo, quando mio padre mi portava a quei famosi convegni di Ciaffi in cui cultura e politica si rincorrevano e potevi ascoltare Cristini, Baldassarri, Quagliani e i big della sinistra dc, da Galloni a Bodrato… Poi avrei preso la tessera del Pli nella sezione intitolata all’avv. Ferdinando Ciaffi, il papà di Adriano.
Ripensando a quei convegni, in cui si parlava di tutto ma non si diceva tutto, ad uno in particolare nel convento di San Liberato, tutti aspettavano Martinazzoli che non sarebbe mai arrivato, mi viene in mente, chissà perché, il Buzzati del Deserto dei Tartari e lo Sciascia di Todo modo; e mi risuona nelle orecchie il j’accuse a cantilena dello scrittore di Racalmuto contro la sua terra, contro ogni cinismo politico: “La Sicilia non crede nelle idee…”.
Questo premio speciale del presidente della regione Spacca, in occasione della Giornata delle Marche, diviene una consacrazione acritica della politica ciaffiana che invece è questione almeno controversa e meritevole della libera discussione degli osservatori e dei cittadini. La classe dirigente del centrosinistra marchigiano forse ha voluto premiare sé stessa, il suo passato e il suo presente, cercando di proiettare nel futuro quell’intreccio politico-economico attaccato frontalmente tempo fa dal ministro Sacconi e che blocca la regione.
A Macerata, Ciaffi si è fatto regista e garante di un sistema che condiziona tuttora la città e che occorre superare con una alternativa decisa e consapevole. Ciaffi non è il male, guai a negare certi suoi successi a beneficio della comunità; semplicemente rappresenta una visione di Macerata e un metodo di governo del capoluogo che tanti maceratesi ritengono responsabili di errori gravi e ritardi storici e comunque non adeguati a ridare slancio e sviluppo alla città.
Comunque, congratulazioni sincere all’on. Ciaffi per il premio e per come egli giganteggi rispetto ai colleghi della cosiddetta seconda repubblica”.
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Caro Gianni Menghi,Quando tuo padre bravissima persona era Segretario della Sezione Centro della Democrazia Cristiana di Macerata, io avevo l’onore di far parte del suo direttivo.Bei periodi, si raggiungeva quelle “cariche” attraverso regolari elezioni assembleari di iscritti al Partito.Solo una considerazione sul tuo articolo: l’0n. Adriano Ciaffi Figlio di Ferdinando di idea liberale, componente del prestigioso Comitato di Liberazione, ha scelto la D.C. battendosi per dare la terra ha chi la lavora e ci è riuscito. Tu, figlio di Democristiano partito di popolo, hai scelto il Partito Liberale dove la cultura politica era ancora quella che il povero lavoratore della terra doveva andare nella stalla del bestiame a fare i propri bisogni perchè nella casa i proprietari signori non consideravano ancora il bagno. Noi insieme a tuo padre abbiamo lottato per raggiungere questi traguardi che oggi dimenticate. E ancora restiamo li per completare l’opera che non sembra mai finire. Un grande partito deve avere una storia culturale e di lotte sociali raggiunte, il simbolo dove sono rimasto è quello che ha fatto grande l’Italia, lottare all’interno anche nei momenti più difficili significa la continuità di quei ideali irrinunciabili che sempre dall’interno dobbiamo migliorare.
Caro Ivano Tacconi,
mi sorprende che dimentichi che al vostro fianco – al tuo, in particolare – c’era anche l’indimenticato Rodolfo Tambroni; ora, io credo che l’unica cosa che Rodolfo vorrebbe sentirti dire – al di là dei democristianissimi panegirici – è che Adriano Ciaffi avrebbe dovuto candidarsi sindaco lui, già vent’anni fa. Cosa che purtroppo non ha mai fatto: avrebbe invece avuto modo di mettersi a frutto interamente per la sua amata città, riuscendo – è dato credere – ad unificare le infinite anime del centro-sinistra, oltre che portare a compimento quelle molte opere ancora in sospeso che invece la sua pluridecennale esperienza anche parlamentare avrebbe certamente saputo sbrogliare.
Davoli il gruppo udc presente in Comune di Macerata è quello del Sen. Rodolfo Tambroni, gli altri democristiani sono dall’altra parte dove c’è il potere, noi siamo rimasti sempre Tambroniani noi e solo noi, non farmi andare oltre.Ho difeso Ciaffi dallo sterile intervento del responsabile dell’ex Forza Italia solo perchè non mi piace sentire certi discorsi sulla storia democristiana maceratese, Il sottoscritto è rimasto li e continuo a battermi per migliorare la nostra città con quegli ideali. Comunque dopo tanti anni sul palco del Lauro Rossi ho visto solo democristiani: Giammario Spacca (Molto amico di Tambroni attraverso Merloni) Giorgio Meschini, Franco Capponi e l’On. Adriano Ciaffi.Caro Filippo, perchè non vieni anche tu la città ha bisogno di amministratori decisi e combattivi proprio per realizzare quello che tu auspichi da molto tempo.
Caro Ivano,
grazie per la fiducia ma – come dissi all’amico Pizzichini già qualche anno fa – il mio impegno è di un altro tipo: militante, certo, ma attraverso altri canali. Così, trovo buonissimo che ciascuno abbia una sua specifica vocazione. Io ho scoperto in me quella a fianco e a servizio degli extracomunitari, provenendo da una lunga militanza culturale che, peraltro, non ho dismesso. Ce n’è abbastanza per non aggravare il peso della gerla. La cosa opportuna, dunque, ritengo sia quella di una lealtà reciproca – in una sorta di moderna regula socii di francescana memoria -, ma salvaguardando l’identità di ognuno.
Caro Ivano Tacconi, che fai contrapponi padri e figli? Quanto al Partito Liberale Italiano, ricorderai che è stato tante volte alleato della Dc, dai tempi di De Gasperi. L’indifferenza per la condizione dei contadini di un tempo, l’ “albero degli zoccoli” stava non solo nella bergamasca, accomunava gran parte dei padroni possidenti e non tutti votavano liberale… Io comunque ho aderito all’area liberale negli ultimi ’80 e ho preso la tessera del Pli nel ’90, e quel partito sia a livello locale che nazionale non era certo un covo di vecchi reazionari o di cantori dei cupi scenari dickensiani… E in ogni caso, ridurre il dibattito e gli scontri dal secondo dopoguerra in poi sulle riforme agrarie ad una lotta tra il bene e il male è una caricatura.