di Mauro Montali
“Mandrelli? Penso che sia il migliore ma per un insieme di motivi mi schiero a favore di Romano Carancini. Poi vediamo se le cose cambiano. Ma a tutt’oggi penso che la candidatura di Carancini sia quella vincente. Il limite di Bruno Mandrelli è che non parla alla pancia della città”.
Il sindaco Giorgio Meschini è in forma, sereno e pare che le polemiche sulla minitematica – ma di questo ne parleremo dopo- non lo abbiano scalfito. Però gli preme dire subito una cosa. Quale, sindaco?
Sono stanco.
Di cosa?
Dello sport nazionale di questo momento.
Vale a dire?
Quello di denigrare la città. Lo fanno tutti.
Ma non Maurizio Mosca…
Ma io mi riferivo all’opposizione, alla minoranza. Maurizio Mosca è parte integrante della maggioranza ed è una persona assolutamente leale.
Alt, fermiamoci un secondo e parliamo di Mosca. Che vuol fare da grande il popolarissimo Momo? Giorgio cosa ci dici? (con Meschini ci diamo del tu da sempre, visto il rapporto reciproco di stima e di affetto)
Non lo so che vorrà fare Mosca. Sento che ha delle aspirazioni che io non posso, al momento, appoggiare.
Sarebbero?
Vorrebbe fare il vicesindaco, per esempio. Ma io tra qualche mese non siederò su questa sedia. E non so chi verrà a sostituirmi. Come posso impegnarmi in questa direzione?
Torniamo alla denigrazione. Parlano di degrado e di speculazione edilizia. Cosa rispondi?
Ma di cosa parlano? Speculazione? Ma dove? Vorrei ricordare che attorno a questa amministrazione non c’è stata neppure l’ombra di un’inchiesta della magistratura. Le due richieste della Corte dei conti ci hanno visto uscire del tutto puliti.
Speculazione forse no, ma fallimento forse sì. Via Trento è rimasta un’incompiuta. Non è così?
Non dire sciocchezze. Quelle abitazioni sono state quasi tutte vendute.
E il mulino Vignati? E il piccolo ecomostro di via Barilatti?
Noi non c’entriamo niente. Sono due emanazioni del Piano regolatore del 1995. Casomai chiedere ad Anna Menghi.
E la decadenza di Macerata? Come la mettiamo?
Anche qui ci troviamo di fronte ad un messaggio sbagliato ed equivoco. Tutti gli indicatori, dal Sole 24 ore a Lega Ambiente, ci parlano di una città vivibile e dinamica.
Siamo al ventisettesimo posto tra i 103 capoluoghi di provincia. Nel corso degli ultimi nove mesi, il periodo più duro della crisi, hanno chiuso solamente 17 attività commerciali. Ma vedo dei piccoli-grandi segnali.
Tipo?
L’apertura, per esempio, della libreria Feltrinelli. Un’altra attività commerciale riapre a giorni in
piazza della Libertà e così via. Segnali ma importanti, lo ripeto.
Non è che la Feltrinelli fagocita altre attività simili? Il rischio è quello, non credi?
Spero di no. Del resto la stessa Inge Feltrinelli mi ha detto che vuole coinvolgere le altre librerie di corso della Repubblica in iniziative comuni. Staremo a vedere. In ogni caso: meglio libri che scarpe.
Dunque città viva e vivace. Eppure il Vescovo ha detto quelle cose… svegliatevi maceratesi..
Io credo che Macerata sia una città riservata più che addormentata. Anche in monsignor Giuliodori c’è stata una specie di contraddizione.
Dove? Quando?
Nel momento stesso in cui il vescovo elogia la vivacità delle associazioni di volontariato.
Sindaco, parliamo della minitematica.
E’ proprio necessario?
Meschini sorride, ma sa bene che su questo tema si è prodotta una frattura tra lui e il Consiglio, anzi della maggioranza. Cosa è successo?
Su alcune questioni ci sono stati interessi trasversali, uffici tecnici e urbanistici per esempio, che hanno fatto sì che io sia stato messo in minoranza. Questione di coerenza che io rivendico. Ma nell’insieme non sarà una cosa che stravolgerà la città. Sono dispiaciuto per alcuni comportamenti personali.
Per esempio?
Lasciamo perdere. Ma non è difficile capire.
Insomma, lei voleva cambiare il volto della città. Son passati dieci anni. La galleria, palazzo Buonaccorsi, Pieve-via Mattei e altro. Sono lavori importanti. Non è che tra vent’anni, magari, si celebrerà l’era Meschini?
Non lo so, ma comunque è già successo. Ci vuol tempo per apprezzare le trasformazioni. In ogni caso spero che chiunque venga al mio posto sia migliore di me. E lo dico proprio per l’amore per Macerata. C’è ancora molto da fare.
E tu, Giorgio, che fine farai? Andrai in Regione?
Tornerò a occuparmi del mio studio professionale. In Regione? No, c’è Angelo Sciapichetti che è in credito con la sua sorte politica. Gli lascio volentieri questa chance.
Ma si è fatto un gran dire che tu voglia sostituire Ciaffi…
Parafrasando Benedetto Croce noi a Macerata non possiamo non definirci ciaffiani. Io devo tutto ad Adriano, ma proprio tutto. Ma come succede in tutte le famiglie i figli, ad un certo punto, vogliono trovare una loro strada.
Candidature: appoggi Carancini, è vero?
Mi pare il candidato migliore, quello in grado di vincere.
Insomma, ami Mandrelli ma ti sposi con Carancini.
Mettiamola così.
(Foto di Guido Picchio)
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Basta coi pelati. Basta coi pupi! Basta coi “Momo”! Fuori da Macerata gli amministratori incapaci! W Munafò!
Sono costretta ad intervenire per precisare che per il piano regolatore del ’95 il Sindaco Meschini chieda a Maulo!
Gli ricordo che la mia amministrazione si è insediata a metà novembre del ’97 ed è durata fino al 12 luglio ’99 ed in ogni caso a lui la responsabilità di aver portato avanti quelle scelte!
Caro Gabor, è vero gli amministratori incapaci a casa. E poi basta coi pelati (adoperiamo i pomodori freschi ), basta coi Momo ( è un cretino,glie lo ripeto sempre. Troppa passione e troppo amore per lo sport maceratese ). Basta anche coi pupi ( come si permettono eminenti studiosi e istituti di restauro di livello mondiale mettere in discussione il parere tranciante e senza replica dell’arch. Bonifazi ? ) E allora basta anche con Gabor che ha trovato il modo di essere sempre presente sulla stampa locale intervenire su tutto, dare lezioni a tutti, invocare un repulisti totale. E allora non esitare, caro Gabor, salta anche tu sul carro delle candidature e vai verso il paese dei balocchi. E se mi rispondi che non lo farai o che non ne hai bisogno, ripensaci perchè Macerata ha bisogno di essere costantemente “sputtanata”. Oggi uno sport di moda praticato da molti, devo dire che tu almeni in questo sei da sempre coerente. Come sempre tra noi rimane reciproco rispetto e sincerità. Un saluto
Non sono mai entrato nel vivo del dibattito politico. Ma è doverosa una precisazione sulle dichiarazioni del Sindaco. Non devo fare il difensore di nessuno ma a proposito di Mosca a me ( non ho partecipato anessuna riunione) è invece giunta voce che la carica di vice sindaco non è stat chiesta ma proposta. Oppure è più probabile che abbiamo capito male entrambi ( sic ! ) e non sia vero niente. In questo momento di grande confusione tutto è possibile. D’altra parte anche fosse vero è una richiesta modesta rispetto alle 10 e oltre candidature a Sindaco. A tutti buona fortuna
Tenendomi ben lontano dalle disquisizioni di Palazzo su domande e offerte (abbastanza tristi, mi si perdoni…), vorrei chiedere invece qualche delucidazione all’amico Giorgio a proposito delle sue risposte:
1) la Feltrinelli è una catena nazionale; che c’entra col dinamismo cittadino?
2) perché “meglio libri che scarpe”? Considerando l’indotto dell’industria calzaturiera nel fermano, sei così sicuro che ci abbiamo guadagnato noi?
p.s.: a Di Geronimo. Davvero ritiene equiparabile una candidatura a sindaco con una richiesta al sindaco di fare il vicesindaco?
Mauro Montali fa la seguente precisazione:
Ha ragione Anna Menghi con la quale mi scuso. Lei non c’entra nulla sulla vicenda degli “ecomostri”. Nel 1995 non era infatti sindaco di Macerata. Di nuovo tante scuse alla Dottoressa Menghi e al sindaco Giorgio Meschini che si riferiva semplicemente alla bacheca del Comitato Menghi in Corso della Repubblica.
due precisazioni e una risposta a Filippo Davoli: la prima precisazione è già stata anche data dallo stesso Mauro rispetto ad Anna Menghi e non la ripeto, la seconda riguarda Mosca che a me non ha chiesto nulla ma mi riferivo solo a chiacchiere che mi sono state riportate ma forse anche non veritiere considerando che non sto partecipando a nessuna attività relativa alle prossime elezioni ma cerco di fare al meglio solo il mio dovere di Sindaco fino alla fine. A Filippo preciso che l’apertura della Feltrinelli proprio perché gruppo nazionale non è stato casuale a Macerata, ma studiato come mi ha riferito la signora Inge e deciso in base alla vivacità culturale della nostra città rispetto al quale è anche il riferimento alla tipologia di negozi che si aprono. Mi meraviglia un po’ che una persona di cultura come lui non apprezzi.
Caro Giorgio,
mi dispiace che tu non afferri il senso della mia perplessità. Figurati se a me dispiace che apra una Feltrinelli a Macerata! Può dispiacermi solo perché viene a mancarmi una buona scusa per farmi un giretto a Bologna…
Non capivo invece la battuta sulle scarpe che hai fatto tu: a me pare, invece, che se ci fossero state anche le scarpe, a Macerata (intendo l’industria calzaturiera), anziché sportelli bancari magari saremmo stati un po’ più ricchi di posti di lavoro. Buttali via, con l’aria che tira…
Sai, a me la filosofia che “a venticinque chilometri c’è il mare e a trenta la montagna” non è che ha mai convinto granché, perché riletta al contrario significa che qui non c’è niente. Sì, c’è una gloriosa Università (che ha però favorito lo spopolamento del centro storico) e una prestigiosa Stagione lirica (che Dio solo sa quanto ci costa – ma che è sacrosanto e giustissimo mantenere e far crescere). Se fossimo stati una città industrializzata (sia pure parcamente, come avvenuto appunto nel fermano) e non prevalentemente impiegatizia, io credo che alla fine anche la cultura se ne sarebbe potuta avvantaggiare.
Questo volevo dire e dirti. Più che “meglio libri che scarpe”, meglio scarpe anche per libri.
Caro Filippo, mi tocca -purtroppo- darti torto.
Lavoro nel comparto calzaturiero, da molto tempo, e ti assicuro che il comparto (salvo i “nomi”) sono almeno 3-4 anni che è in crisi (per via della concorrenza extra Europa) e che, con l’ultima crisi mondiale, ha ricevuto probabilmente il colpo di grazia.
In tutta la regione sono oramai centinaia le piccole fabbriche calzaturiere che sono in crisi o hanno già chiuso i battenti e il futuro non è roseo (a parte i “nomi” che vendono, appunto, il “nome”) e pertanto avere avuto delle industrie manufatturiere intorno alla città avrebbe significato ora qualche centinaio di disoccupati in più e sicuramente non un aumento dell’economia…
Caro Gianfranco,
tocca invece a me darti torto per almeno tre motivi:
1) che il comparto calzaturiero sia in crisi da 3-4 anni – come so pure io, ovviamente – non significa che non sia stato superattivo nei precedenti 30-40 anni… Qui invece da 30-40 anni ci giriamo i pollici per sapere che fare da grandi. Anche tu, che sei maceratese, guarda caso lavori proprio in quel comparto. Significherà qualcosa? In realtà, le centinaia di disoccupati che citi non le abbiamo, secondo te, solo perché nostri concittadini lavorano fuori dei confini comunali?
2) Il mio discorso andava letto, come credevo fosse chiaro…, nell’ottica del reinvestimento degli utili e/o comunque nella circolazione del denaro piuttosto che nel suo accatastamento bancario – ed è vero che ultimamente in città hanno chiuso due sportelli bancari, ma quanti ce ne sono?
3) La crisi prima o poi finirà. Quel giorno noi staremo ancora a parlare del parcheggio di Rampa Zara, della piscina-ina-ina e del sottopassaggio mancato di Collevario? Di questo passo temo di sì.
Un abbraccio
Caro Filippo,
Bisognerebbe fare due o tre passi indietro quando venne scelto di fare di Macerata una città di servizi e non trasformarla in una città-fabbrica come in altre zone della nostra provincia stava avvenendo.
Fu allora una chiara scelta fatta perchè non si poteva scardinare il sistema consociativo democristiano e le fabbriche (con relativi operai, ovviamente “rossi”) avrebbero mutato il rapporto di forza all’interno della società maceratese ed avrebbero privato la DC di quel potere che, per 40 anni, gli ha fatto (spesso male) gestire la città
Purtroppo però non siamo neanche poi diventati una vera città di servizi (al servizio di tutta la Provincia) poichè per fare questo probabilmente sarebbe stato necessario un altro slancio (mentale, culturale, associativo, finanziario, ecc.) che i nostri politici non avevano.
Insomma eravamo già sulla buona strada per essere una città “incompiuta”….
Ricordi: quando eravamo giovani erano gli ultimi sgoccioli delle discussioni (iniziate negli anni ’70) sulla “città dei 100.000” (idealmente il territorio da MC a Civitanova, più o meno) poichè Macerata avrebbe dovuto essere il volano culturale/terziario di questo centro…
Negli ultimi tempi alcuni hanno cominciato a parlare di un nuovo sviluppo per Macerata considerandola il centro di una “città diffusa” (cioè la stessa vecchio progetto della città dei 100.000, ma con un vestito nuovo)
Ciò significa che, sono oramai passati 40 anni, ma che le idee ed i progetti sono sempre gli stessi…
Purtroppo ora, come allora, mancano i politici in grado di vedere al di la del proprio naso
Tra le due recenti interviste rilasciate rispettivamente da Capponi e Meschini, relativamente alle questioni della città, trovo quest’ultima decisamente più chiara -salvo macroscopici errori di datazione-. Intendiamoci, nel merito delle cose dette e/o fatte da Meschini non condivido nulla, ma ciò non cambia il valore semantico delle sue esternazioni.
Condivido, invece, le considerazioni di Filippo Davoli intelligentemente riassunte nella metafora “libri e anche scarpe”, contrapposta a quella di Meschini “meglio libri che scarpe”. E’ straordinario che non si comprenda ancora la forza politico-programmatica e culturale contenuta nella congiunzione coordinante di “anche”. Forse è tutta qui l’origine della confusione che sta caratterizzando l’attuale dibattito sulla città.