(corriere.it)
MESSINA – Non sarà una grande somma, poco più di 35 mila euro, ma fa un certo effetto vedere da dove sono stati prelevati e soprattutto dove sono finiti. Invece di pensare ad evitare il dissesto del territorio, meglio preoccuparsi di tenere buone relazioni e poi magari riparare il tetto di qualche chiesa. Quelle sì che sono cose che portano voti. E questo non uno o due anni fa, ma esattamente 20 giorni prima della strage di Giampilieri. Il provvedimento del sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca porta la data del 18 settembre e preleva quella pur modesta somma dalle spese per il funzionamento dell’ufficio che si dovrebbe occupare appunto della difesa del suolo per destinarne una parte (15mila euro) a «spese per relazioni pubbliche e di rappresentanza e di funzionamento del sindaco», e il resto a «manutenzione e/o attrezzature per edifici serventi al culto» e alla «quota associativa alla lega delle autonomie locali».
Non siamo alla «sagra della salsiccia» di cui parlava il capo della protezione civile Guido Bertolaso, ma poco ci manca. Eppure dopo la frana Buzzanca è stato tra i primi a puntare il dito contro l’abusivismo edilizio e chi devasta il territorio. Ma concretamente questo ufficio difesa del suolo di cosa si occupa? «Ma quale ufficio? — replica sorpreso Carmelo Gioè, unico geologo in forza al comune —, da noi non esiste un ufficio del genere. Magari ci fosse. Forse ci sarà il capitolo di spesa nella speranza di crearlo, ma al momento non c’è alcun ufficio difesa del suolo». Ma allora ha fatto bene il sindaco a togliere quei soldi? «Sono un geologo, questa è una delle aree più a rischio d’Italia. Non aggiungo altro». Che sia necessario lo dice chiaramente il capo del genio civile di Messina Gaetano Sciacca. «Caspita se è importante in un’area ad altissimo rischio sismico e idrogeologico. Ma a Messina non mancano solo uffici e fondi necessari, manca innanzitutto la consapevolezza di quanto sia necessaria la difesa del territorio se realmente si vogliono evitare tragedie come quella di Scaletta e Giampilieri. Sono anni che faccio denunce alla procura: in questa città non si è mosso mai nulla tranne poi fare bei discorsi quando ci sono i morti». La questione indigna persino esponenti dello stesso partito di Buzzanca. «È imbarazzante vedere come vengono utilizzati soldi che dovrebbero essere destinati alla difesa del territorio — attacca il consigliere del Pdl Lello Pergolizzi — tutto ciò dimostra l’assoluta mancanza di sensibilità verso questi temi che accomuna tutte le amministrazioni che hanno governato Messina». E lui, il sindaco, come si difende? «Mi sembrano solo speculazioni basate su argomenti speciosi». Quanto all’ufficio difesa del suolo «ma certo che esiste, si occupa di vigilare sul territorio per evitare la cementificazione abusiva o il controllo di discariche lungo il corso dei torrenti ed altre cose del genere».
Dunque questioni importanti, che attengono proprio alla prevenzione di tragedie come quella di pochi giorni fa. «Si, ma non è che abbiamo ridotto questo tipo di servizio — assicura — anzi abbiamo una vera task-force che vigila sul territorio». Sarà, ma dove sono finiti quei soldi? «Magari per qualche autobus per i bambini disabili». No, spese di rappresentanza. «Sì, ma io non le utilizzo mai queste somme, se non solo per servizi essenziali». Insomma tutto in regola per il sindaco di Messina. Tanto in regola che il governo ha preferito scavalcare sindaco e presidente della provincia di Messina nominando commissario per l’emergenza post-alluvione il governatore Lombardo. Pare che nello staff di Bertolaso non abbiano gradito la disorganizzazione trovata dopo l’alluvione. Eppure Messina ha anche il suo bel piano di protezione civile. L’amministrazione Buzzanca l’ha presentato in pompa magna alcuni mesi fa ma tutti sanno che esiste solo sulla carta: «Di concreto non c’è nulla — denuncia Sciacca — non ci sono punti di raduno, edifici di prima accoglienza e soprattutto vie di fuga. Una questione terribilmente seria che riguarda proprio quelle borgate a monte di Giampilieri come Molino Atolia, che infatti sono rimaste isolate per tre giorni». Anche il prefetto Francesco Alecci conferma: «C’è una sola strada e non c’è nemmeno un punto dove fare atterrare l’elicottero. Vecchi e bambini abbiamo dovuto trasferirli calando il verricello. Si rende conto cosa vuol dire?». Lo stesso piano di protezione civile più che del sindaco è opera del prefetto che lo ha messo giù nel 2008 consegnandolo chiavi in mano a Buzzanca. Ma, appunto, esiste solo sulla carta. Come sulla carta c’è un ufficio tutela del suolo, mentre i soldi (veri) finiscono per spese di rappresentanza.
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